La Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione in Appello dell’ex presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo dall’accusa di concorso esterno e corruzione elettorale aggravata, che chiude definitivamente un iter processuale complesso e articolato.
Dimessosi dalla guida dell’esecutivo regionale nel 2012, dopo essere stato rinviato a giudizio per le citate accuse, Lombardo era stato condannato in primo grado (19 febbraio 2014) e in Appello (2017). Nel 2018, tuttavia, la Cassazione annullò la sentenza di secondo grado, disponendo che si celebrasse nuovamente il processo d’Appello, che il 7 gennaio del 2022 ha assolto Lombardo.
Il pg della Cassazione aveva chiesto l’annullamento di tale sentenza di assoluzione con rinvio, ma la Corte ha, infine, deciso di confermarla.
Tra i primi a commentare la decisione della Suprema Corte c’è il presidente Renato Schifani, che ha dichiarato: «La definitiva assoluzione di Raffaele Lombardo dalle accuse di concorso esterno e di corruzione elettorale aggravata dall’avere favorito la mafia è una doppia buona notizia. Da un lato perché la sentenza della Cassazione cancella ogni possibile ombra sul fatto che un ex presidente della Regione possa essere sceso ad accordi con la mafia, dall’altro perché restituisce, a tredici anni dall’avvio dell’inchiesta e dopo un iter molto complesso e travagliato, serenità a una persona perbene e alla sua famiglia».
Interessante, a questo punto, capire come si muoverà Lombardo, che già alle ultime regionali ha rilanciato il suo movimento politico, l’Mpa. Non è esclusa, tra le altre cose, anche una candidatura dello stesso ex governatore alla carica di sindaco di Catania, in occasione delle amministrative che si terranno a fine maggio.