Ignazio Benito, principe della destra dei due forni

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

Ignazio Benito, principe della destra dei due forni

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venerdì 14 Ottobre 2022 - 06:45

Ignazio Benito Maria La Russa è stato eletto alla presidenza del Senato. Non era mai accaduto che un esponente politico così vicino all’eredità fascista occupasse la seconda carica dello Stato. Uno scenario, del resto, ampiamente annunciato alla luce della netta vittoria conseguita dal centrodestra (e da Fratelli d’Italia, in particolare) alle ultime elezioni. Originario di Paternò, La Russa si è fatto notare negli anni ’70 per essere stato tra i leader della destra movimentista, che non disdegnava i tumulti di piazza per accreditarsi politicamente. Non è un caso che proprio La Russa compaia mentre arringa i manifestanti milanesi in uno dei film simbolo di quella stagione, “Sbatti il mostro in prima pagina”, di Marco Bellocchio. Parlamentare dal 1992, ha inanellato nove legislature consecutive, assumendo ruoli politici e istituzionali (tra cui la guida del Ministero della Difesa) e risultando tra i parlamentari più presenti in tv senza mai nascondere la propria idiosincrasia verso il 25 aprile, la Resistenza, l’antifascismo, i movimenti studenteschi e le battaglie sui diritti civili.

In Francia o in Germania, difficilmente un nostalgico del regime di Petain o del nazismo potrebbero occupare un ruolo così elevato. In Italia, però, la destra continua a perseguire la politica dei due forni: da un lato prova ad assumere un aplomb istituzionale, dicendo di aver fatto i conti con il passato, dall’altro tiene buoni i nostalgici del Duce e i neofascisti con i loro simboli e loro liturgie fuori dal tempo. Spiace che quest’area non riesca a percorrere ancora in maniera coerente e lineare la via della modernizzazione, che pure era stata indicata da Gianfranco Fini nel momento in cui definì il fascismo “male assoluto”, prima che il sistema lo mettesse brutalmente ai margini della scena politica, senza troppi complimenti. Spiace anche che, nel momento in cui c’è da scegliere un siciliano per ricoprire una tra le più alte cariche dello Stato, il centrodestra abbia scelto profili come quelli di La Russa (adesso) e Schifani (nel 2008) mostrando un evidente deficit di coraggio pur potendo pescare in un ampio bacino di eletti.

Se il buongiorno si vede dal mattino, il governo Meloni non sarà altro che una riedizione degli esecutivi berlusconiani dei decenni scorsi, ben lontano dalle istanze di cambiamento su cui tanti italiani hanno scommesso.

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