Nella seconda parte della scorsa udienza è stata trattata la vicenda relativa ai rapporti tra Francesco Domingo, Lilla e Nicola Di Bartolo, soci della comunità alloggio. È stato esaminato anche l’incontro avvenuto tra il capomafia e il sindaco di Castellammare del Golfo, Nicolò Rizzo. Infine, si è concluso il controesame, da parte delle difese, del tenente Cito.
Riprende oggi, presso l’Aula Bunker del tribunale di Trapani, il processo Cutrara, nel quale è imputato Francesco Domingo, considerato attuale reggente di Castellammare del Golfo, insieme ad altri 5 soggetti.
Nel corso dell’esame, tenutosi la scorsa udienza, del tenente dell’Arma dei carabinieri, Vito Cito, da parte del pubblico ministero, la dottoressa Francesca Dessì della DDA di Palermo, è stato approfondito il capitolo dell’indagine relativo al controllo mafioso sulla casa di riposo Madre Teresa. Da un lato, infatti, è stato discusso il rapporto tra Domingo e i fratelli (entrambi imputati) Lilla e Nicola Di Bartolo, proprietari della casa alloggio; dall’altro, quello fra l’esponente della criminalità organizzata e il sindaco di Castellammare, Nicolò Rizzo (coinvolto nell’inchiesta giudiziaria è stato assolto nel processo con rito abbreviato a settembre del 2021). Per l’accusa, Francesco Domingo sarebbe il socio occulto dell’impresa individuale dei fratelli Di Bartolo. Il primo cittadino di Castellammare, invece, si sarebbe interessato alla ricerca di immobili che avrebbero potuto ospitare la casa di riposo.
La vicenda trae origine nel marzo del 2019, quando sarebbero nati alcuni contrasti tra i proprietari della comunità alloggio e gli altri condomini, a causa di svariati decessi avvenuti nell’appartamento che ospitava gli anziani. Infastiditi dalla situazione, i residenti dell’immobile avrebbero fatto installare delle telecamere per documentare la presenza di persone a loro non gradite. Dunque, l’11 marzo del 2019, gli investigatori registravano un primo colloquio tra Lilla Di Bartolo e Francesco Domingo. La Di Bartolo si sarebbe recata in contrada Gagliardetta, presso l’abitazione rurale del reggente castellammarese, lamentandosi di alcuni condomini a lei non graditi. Successivamente sarebbe arrivato sul posto Giovanni Sorrentino, marito di Elena Buscemi, una delle principali artefici delle lamentele, il quale sarebbe stato rimproverato da Francesco Domingo per il comportamento tenuto dai coniugi.
In seguito, l’ufficiale dei carabinieri è stato ascoltato in merito alla questione dell’Ipab Regina Elena, la struttura commissariata dalla Regione Sicilia e considerata dai soggetti coinvolti nella vicenda una valida alternativa per ospitare gli anziani della casa di riposo Madre Teresa, dal momento che i locali di questa sarebbero risultati colmi per accogliere altri pazienti. Per chiedere l’affitto o l’acquisto dell’edifico sarebbe stato però indispensabile l’intervento del sindaco Nicolò Rizzo, come avrebbe riferito la Di Bartolo al Domingo. Del contatto con il primo cittadino se ne sarebbe occupato il reggente di Castellammare del Golfo attraverso il suocero di Rizzo, Francesco Ancona (imputato nel processo in corso, è deceduto). L’incontro, avvenuto a casa dell’Ancona, sarebbe stato documentato il 18 giugno 2019. Il sindaco Rizzo sarebbe dunque arrivato con il suo scooter nell’abitazione e prima di entrare avrebbe posato i suoi due cellulari.
Nel mese di luglio dello stesso anno, invece, l’attività d’indagine della polizia giudiziaria avrebbe documentato l’interessamento dei Di Bartolo ad un’alternativa all’Ipab Regina Elena, ovvero una struttura sita a Balata Di Baida di proprietà dell’imprenditore Giuseppe Blunda: l’ex ospedale. Il progetto del nosocomio sarebbe stato visionato dal primo cittadino in un periodo antecedente alla sua elezione. Nel corso di una conversazione con il fratello Nicola, Lilla Di Bartolo gli avrebbe comunicato di aver incontrato l’imprenditore Blunda, il quale avrebbe richiesto per l’affitto della struttura 40mila euro annui. Sarebbe stato necessario, però, l’aiuto del geometra Antonino Di Felice per potere esaminare la planimetria del vecchio ospedale. Il tecnico, poi, avrebbe espresso la necessità di acquisire alcune carte che avrebbe analizzato il sindaco Rizzo da libero professionista. Il 5 luglio, Domingo e i fratelli Di Bartolo si sarebbero recati quindi dal geometra Di Felice. Poi Lilla Di Bartolo avrebbe mandato un sms a Nicolò Rizzo. In seguito, sarebbe avvenuto l’incontro tra Nicola Di Bartolo e Francesco Domingo nella casa di contrada Gagliardetta. Il reggente avrebbe chiesto al suo interlocutore di non fare menzione del suo coinvolgimento all’imprenditore Blunda. La trattativa per l’acquisito dell’immobile si sarebbe comunque arrestata perché l’edificio sarebbe stato troppo fatiscente, anche se l’interesse verso l’ex ospedale sarebbe ritornato successivamente, nel gennaio 2020, quando lo stabile sarebbe stato ristrutturato. I primi di settembre 2019, invece, sarebbero stati documentati i contatti tra Lilla Di Bartolo, il sindaco Rizzo e il commissario straordinario dell’Ipab, Vito Vanella. La Di Bartolo, durante una conversazione con il fratello, gli avrebbe riferito che il primo cittadino si sarebbe adoperato con il responsabile della struttura in merito alla loro causa. Gli investigatori non avrebbero riscontrato la stessa attenzione da parte del sindaco per questioni medesime che potessero riguardare altre associazioni. L’acquisizione dell’Ipab, tuttavia, non sarebbe andata a buon fine, a causa del suo costo esoso. Tuttavia, il sindaco Rizzo avrebbe continuato ad avere a cuore la vicenda dei fratelli Di Bartolo e, quindi, si sarebbe interessato ad un altro immobile sito a Balata Di Baida. Poi, però, sarebbe ritornato in auge il progetto dell’ex ospedale. L’ultimo contatto tra la Di Bartolo e Domingo, documento dagli investigatori, risalirebbe al 4 marzo 2020. Il 16 marzo dello stesso anno, infatti, è scattata l’operazione antimafia Cutrara. Nei primi mesi del 2020, l’attività d’indagine avrebbe rivelato inoltre l’intervento di Francesco Domingo nei confronti di alcuni condomini della casa di riposo Madre Teresa per farli desistere dalla denuncia sporta nei confronti dell’amministratrice. Quest’ultima avrebbe cercato dapprima un contatto con il Domingo attraverso Barbara Cacciatore, la moglie di Vito Di Benedetto (uomo di fiducia del capomafia). Per ben due volte, nel febbraio del 2020, Francesco Domingo avrebbe chiesto alla Di Bartolo di poterla incontrare per visionare i documenti in suo possesso, ma la stessa avrebbe voluto evitare. Nel corso dell’ultima conversazione sopracitata, però, Lilla Di Bartolo sarebbe apparsa più tranquilla perché la situazione sarebbe stata risolta. Francesco Domingo, nello specifico, avrebbe rimarcato che la soluzione del problema sarebbe arrivata grazie al suo intervento.
Dopo si è svolto il controesame delle difese. Il primo legale a prendere la parola, per rivolgere le domande al tenemte Vito Cito, è stato l’avvocato Calogera Falco, difensore di SalvatoreLabita. Secondo l’accusa, quest’ultimo avrebbe aiutato Francesco Domingo ad eludere le investigazioni, fornendogli uno strumento in grado di rilevare la presenza di dispositivi di intercettazione e favorendo le comunicazioni riservate tra il reggente e gli altri associati mafiosi. L’ufficiale dei carabinieri, quindi, interrogato dall’avvocato Falco, ha dichiarato che Angelo Magaddino e i Burgarella (i soggetti coinvolti in una vicenda estorsiva messa in atto dalla famiglia mafiosa di Trapani) non sono soggetti mafiosi. Inoltre, rispondendo ad un’altra domanda, il tenente Cito ha ribadito che Francesco Domingo avrebbe avuto contezza di essere intercettato, ricordando che lo stesso, in diverse occasioni, avrebbe trovato alcune microspie.
Successivamente è intervenuto l’avvocato Alessandro Pergolizzi, legale dei fratelli Di Bartolo. Il tenente Cito ha chiarito, rispondendo ai suoi quesiti, che non sono state ipotizzate dagli investigatori altre intestazioni fittizie, oltre a quella relativa all’impresa della comunità alloggio summenzionata. Inoltre, il teste ha precisato che non sono stati documentati apporti economici all’impresa da parte di Francesco Domingo, ma una condivisione riguardo al ricovero di alcuni anziani. Nella conversazione del 2 giugno del 2019, ha ricordato comunque il teste, quando il Domingo avrebbe comunicato a Lilla Di Bartolo di avere trovato due nuovi ospiti, la sua interlocutrice gli avrebbe risposto che gli sarebbe spettato l’eventuale guadagno. Il legale ha poi chiesto all’ufficiale dei carabinieri se la polizia giudiziaria avesse riscontrato delle istanze, per altre strutture, rivolte al vicesindaco Giuseppe Cruciata. L’ufficiale ha riferito che nello specifico sarebbe stato Nicola Di Bartolo a contattarlo. Per quanto concerne i rapporti fra i fratelli Di Bartolo, inoltre, sarebbero stati notati degli elementi di astio rispetto alla gestione della casa di riposo. Lilla Di Bartolo sia sarebbe lamentata di un parziale disinteresse del fratello in questo affare, in quanto sarebbe stato spesso occupato con la propria attività nella banda della città. Anche il geometra Di Felice, nel corso di un dialogo captato, avrebbe detto alla Di Bartolo che sarebbe stato meglio escludere il fratello dalla partecipazione ad alcuni incontri per via di alcune precedenti situazioni. L’attività d’indagine, comunque, avrebbe accertato che Nicola Di Bartolo si sarebbe concordato con la sorella per detenere il 25% dell’impresa. Per quanto riguarda, invece, la denuncia sporta dai condomini della casa di riposo Madre Teresa nei confronti di Lilla Di Bartolo, il teste ha detto di non avere certezze se detto documento fosse alla fine pervenuto al Domingo, in quanto in una prima fase la stessa non glielo avrebbe voluto consegnare. Nell’ultima conversazione intercettata tra i due, però, Domingo avrebbe affermato che la soluzione ai summenzionati dissidi sarebbe arrivata grazie al loro intervento e non alla volontà di Dio.
Il controesame si è concluso con i quesiti dell’avvocato Giuseppina Cataldo, legale di Francesco Domingo. Rispondendo alle sue domande, il tenente Vito Cito ha precisato che l’indagine Cutrara è stata principalmente seguita dal maggiore Giuseppe Del Sole. L’incontro tra Francesco Virga e Francesco Domingo, del 3 maggio 2017, per gli investigatori sarebbe stato un evento a sorpresa. Infatti, dopo il secondo incontro, i carabinieri si sarebbero attrezzati per fare un sopralluogo. Così il 27 settembre dello stesso anno, la polizia giudiziaria si sarebbe fatta trovare pronta per captare l’incontro, durato circa 20 minuti, tra i due boss, microfonando il casolare di contrada Scanza e le sue pertinenze. In merito all’acquisto dell’immobile Ipab, il difensore di Domingo ha chiesto al teste se l’istanza dei Di Bartolo fosse stata accolta dal sindaco Rizzo. Il teste ha risposto negativamente, precisando che la trattativa non sarebbe andata a buon fine per cause a loro esterne. È stato anche chiarito il numero di volte che Francesco Domingo si sarebbe recato presso l’abitazione di Francesco Ancona: solo il 18 giugno, cioè in occasione dell’incontro con il sindaco Nicolò Rizzo. Al contrario, il suocero del primo cittadino avrebbe raggiunto la casa rurale di Domingo in contrada Gagliardetta diverse volte durante l’indagine. È stato anche menzionato l’appuntamento del 5 luglio 2017, tra il Domingo e il geometra Di Felice, organizzato dai fratelli Di Bartolo per l’ex ospedale. Infine, l’avvocato Cataldo ha chiesto al teste se nei colloqui intercettati tra Nicola Di Bartolo e Francesco Domingo è stato mai fatto espresso riferimento al sindaco Rizzo. L’ufficiale ha dichiarato che il cognome Rizzo non è mai stato pronunciato.
Un chiarimento al teste, a fine udienza, è stato rivolto dal presidente del collegio dei giudici, il dottore Enzo Agate sulla questione della tentata estorsione da parte dei soggetti mafiosi Trapanesi per l’acquisizione dei terreni in comodato d’uso ad Angelo Magaddino, ovvero i necessari contatti con esponenti di Castellammare Del Golfo dal momento che si trovano nel territorio di Marsala. Il marsalese Diego Angileri, ha spiegato il tenente Cito, avrebbe una conoscenza ventennale con la famiglia di Trapani. L’Angileri avrebbe accompagnato il padre di Francesco Virga, Vincenzo, in alcuni spostamenti anche durante la sua latitanza. Le due famiglie, quella di Trapani e Marsala, avrebbero poi forti convergenze che interessano il resto provincia.