Nel corso dell’udienza sono stati trattati i rapporti tra il reggente di Castellammare del Golfo, Francesco Domingo, e Cosa nostra americana, ricostruiti grazie alla collaborazione della polizia giudiziaria con l’FBI di New York. L’escussione del teste si è conclusa invece sul ruolo di Felice Buccellato: è ritenuto il collegamento con la famiglia mafiosa dei Gallina di Carini.
Presso l’Aula Bunker del tribunale di Trapani si è svolto, lunedì mattina, il processo a carico di Francesco Domingo (detto Tempesta), Felice Buccellato, Antonino Di Stefano, Lilla Di Bartolo, Nicolò Di Bartolo e Salvatore Labita, scaturito dall’operazione antimafia “Cutrara” del 2020.
Nello specifico, il sostituto procuratore della DDA di Palermo, la dottoressa Francesca Dessì, ha terminato l’esame del maggiore Giuseppe Del Sole dell’Arma dei carabinieri che si è occupato delle indagini. Dopo avere analizzato varie vicende relative ad alcuni furti commissionati dal reggente di Castellammare, Francesco Domingo per l’appunto, sono stati trattati i rapporti tra questi e le famiglie mafiose americane, ricostruiti grazie alla collaborazione della polizia giudiziaria con l’FBI di New York. Il teste ha spiegato che sarebbero stati accertati degli incontri tra il capomafia della località marina e soggetti, originari della città, appartenenti a Cosa nostra americana. È stato ricordato che il Domingo avrebbe dei rapporti di parentela con Salvatore Maranzano, considerato il primo capomafia italo-americano, il quale venne ucciso a New York negli anni ’30. Il legame familiare con il boss d’oltreoceano sarebbe costituito dalla zia del reggente di Castellammare, Angela Domingo, moglie di Mariano Maranzano, figlio di Salvatore per l’appunto. Al capomafia Maranzano sarebbe poi succeduto Joseph Bonanno, da cui discende la famiglia mafiosa newyorkese. Francesco Domingo sarebbe inoltre figlioccio di Antonino Giuseppe Montagna, padre di Sal (Salvatore) Montagna, ucciso in Canada nel 2011. Per l’accusa, Domingo sarebbe il punto di riferimento per gli affiliati degli Usa nel territorio di Castellammare del Golfo. Il 17 novembre del 2016, sarebbe venuta fuori la sua capacità di avere contatti con gli Usa. Nel corso della conversazione con Daniele La Sala, Francesco Domingo gli avrebbe detto “Ma tu vuoi andare in America? Ti ci mando io in America”. Espressione alla quale La Sala avrebbe risposto “Qua che minchia dobbiamo fare?”. In un ulteriore dialogo con Vito Di Benedetto, invece, sarebbe stato registrato il momento in cui il reggente di Castellammare gli avrebbe consegnato 100 dollari, fatto che dimostrerebbe la disponibilità di tale moneta. Dalle intercettazioni effettuate dalla polizia giudiziaria sarebbero emersi diversi incontri con alcuni soggetti appartenenti a Cosa nostra americana in Sicilia. Nell’estate del 2016, si sarebbero già verificati gli incontri con i soggetti della criminalità organizzata statunitense. Il primo è stato quello fra il capomafia castellammarese e Antonino Mistretta (detto Bucaneve), affiliato alla famiglia Bonanno di New York, vicino a Baldassare Amato, condannato negli Usa per avere ucciso Carmine Galante. Nel corso della conversazione, soltanto in parte captata, si sarebbe appreso che Mistretta avrebbe lasciato appositamente il cellulare a casa per evitare di poter essere intercettato verosimilmente. Del contenuto di questo appuntamento, comunque, gli investigatori sarebbero venuti a conoscenza grazie ad un’altra conversazione tra Francesco Domingo e il Di Benedetto. Sostanzialmente, Antonino Mistretta si sarebbe recato dal reggente di Castellammare del Golfo per chiedergli informazioni sui rapporti con Gaetano Camarda, con il quale il Domingo avrebbe avuto dei dissidi, nonché la sua autorizzazione a frequentarlo, riconoscendogli, pertanto, una posizione verticistica all’interno della famiglia mafiosa. Di tale richiesta, Francesco Domingo avrebbe poi informato il fratello Michele, rientrato anch’egli dagli Usa. Il 9 settembre 2016 quest’ultimo gli avrebbe riferito che sarebbe stato un tale “Jo”, personaggio di spicco della famiglia mafiosa americana, ad indicare al Mistretta di rivolgersi proprio al boss di Castellammare. I primi di ottobre del 2016, un nuovo incontro sarebbe avvenuto tra il Domingo e il Mistretta, questa volta accompagnato da Giovanni Carollo (detto Jo il meccanico) affiliato ai Bonanno, per chiedere il suo intervento in merito al rilascio di un’autorizzazione edilizia necessaria alla realizzazione di una piscina. Francesco Domingo avrebbe contattato successivamente l’ex dirigente Michele Agrusa del Comune di Castellammare del Golfo per facilitare suddetta concessione. Nell’ambito della sopracitata conversazione, Antonino Mistretta avrebbe inoltre informato Domingo che un conoscente “Si fici surci” (aveva iniziato a collaborare con la giustizia, ndr). Per la polizia giudiziaria si tratterebbe di Antonino Pipitone, originario di Carini, che effettivamente avrebbe cominciato il percorso per la collaborazione con la magistratura. Così si sarebbe espresso in merito il capomafia castellammarese “Lui che sapeva tutte le cose dei palermitani…minchia ma…pezzi di cose inutili”.
Altro soggetto sempre appartenente alla famiglia mafiosa dei Bonanno, con il quale si sarebbe incontrato Francesco Domingo, è Giuseppe Vultaggio, di origine alcamese. Nello specifico, sono stati esaminati dal pubblico Ministero Francesca Dessì due incontri rilevanti, quello del 18 e 19 agosto 2016, tra i due soggetti citati, avvenuti alla presenza di Benedetto Di Benedetto (anch’egli legato a contesti mafiosi statunitensi). Il maggiore Del Sole ha dunque raccontato che il Vultaggio si sarebbe rivolto al reggente di Castellammare per intervenire su soggetti alcamesi in merito all’assunzione di un “picciutteddu”(ragazzo, ndr). Francesco Domingo, però, avrebbe preferito declinare a tale richiesta per la paura di essere coinvolto in indagini che in quel momento toccavano il reggente del mandamento di Alcamo, Ignazio Melodia “u dutturi”, figlio di Nicolò Melodia (zu Cola). Nel febbraio del 2017, infatti, il capomafia di Alcamo verrà arrestato nell’ambito dell’operazione Freezer. Pertanto, gli avrebbe suggerito di recarsi presso “Lallà”, soggetto che gli investigatori avrebbero identificato nell’imprenditore alcamese del settore dei rifiuti, Vincenzo D’Angelo. Vultaggio avrebbe detto nel corso della menzionata conversazione “Ad Alcamo gli piace cantare” e il Domingo avrebbe aggiunto “Non c’è cosa di avere fiducia”. Giuseppe Vultaggio comunque gli avrebbe riferito che avrebbe dovuto parlare con il Melodia, riconoscendo, però, nel reggente di Castellammare il soggetto legittimato ad interloquire con il boss alcamese. “Se tu lo vedi, gli dici che sei venuto e gli porti i saluti”, avrebbe affermato Francesco Domingo. Durante il dialogo, poi, i due avrebbero ribadito la propria adesione ai principi mafiosi ed espresso la condanna nei confronti dei collaboratori di giustizia e, in particolare, di Giuseppe Ferro. “È nato rapinatore e fagli fare il rapinatore, sbaglierà sempre”, avrebbe dichiarato il boss di Castellammare.
L’escussione del teste si è conclusa sul ruolo di Felice Buccellato. È ritenuto infatti il collegamento con la famiglia mafiosa dei Gallina di Carini. Felice è nipote di Nicola (Cola) Buccellato, ex responsabile di Cosa nostra nella provincia di Trapani, estradato in America negli ’60 e coinvolto negli anni ‘80 in diverse indagini. Sarebbe stato Salvatore Ferranti a svolgere, invece, un ruolo di mediazione per conto di Salvatore Gallina con la famiglia di Castellammare. Nello specifico, è statà trattata la riunione avvenuta il 23 dicembre del 2016 tra Antonio Puma, Felice Buccellato ed appartenenti alla consorteria mafiosa di Carini. Il 29 dicembre dello stesso anno, Buccellato avrebbe riferito a Francesco Domingo che Salvatore Ferranti e tale Nino, un soggetto non identificato, sarebbero rimasti soddisfatti dell’incontro summenzionato, in cui sarebbero stati presenti anche personaggi mafiosi di rilievo. Il 9 gennaio del 2017, Felice Buccellato gli avrebbe riportato inoltre il contenuto del dialogo con il Ferranti avvenuto presso il bar la Sorgente di Castellammare del Golfo, tra cui il deterioramento delle condizioni di salute di Salvatore Gallina a seguito dell’arresto del figlio Ferdinando.
La prossima udienza sarà dedicata al controesame del maggiore Del Sole da parte della difesa.