Da poco ha celebrato i suoi 50 anni dal ritrovamento la Nave Punica di Marsala e già emerge una prima preoccupazione dall’analisi in corso. Secondo quanto è emerso dai risultati del progetto di studi sullo stato di conservazione della Nave Punica promosso nel 2018 dall’archeologa Rossella Giglio, per conto della Soprintendenza di Trapani, e finanziato dalla Honor Frost Foundation, c’è una distorsione del legno di 176 millimetri rispetto alle analisi originarie che comporta l’esigenza di una nuova struttura portante in acciaio per sorreggere i resti del prezioso reperto.
Lo studio è stato realizzato nel 2018-2019 dal Centre Camille Jullian, Aix-Marseille Université, Cnrs, Ministère de la Culture et de la Communication, il Laboratorio Arc-Nucléart di Grenoble, con il Museo Lilibeo e la Soprintendenza di Trapani e i cui risultati sono stati resi pubblici solo adesso. L’ultima indagine sulla nave punica fu realizzata nel 1999 dall’Istituto Nazionale Danese, allora diretto da Ole Crumlin Pedersen e Paul Jansen incaricati dalla Giglio in relazione alla stabilizzazione dei legni antichi in rapporto alla nuova climatizzazione.
“Grazie all’impegno della Fondazione Frost, oggi guidata da Alison Cathie, ci siamo potuti confrontare per ampliare la conoscenza sullo stato di conservazione dei legni della nave punica e riflettere sui problemi della tutela, conservazione ed esposizione dello scafo”, ha detto Rossella Giglio. Per la Fondazione britannica si tratta un ulteriore passo nel percorso d’interesse verso la nave punica. Fu l’archeologa britannica Honor Frost, infatti, a guidare lo scavo, il restauro e la musealizzazione della nave. Dopo la sua morte, avvenuta nel 2010, la sala che accoglie la nave punica è stata dedicata proprio alla Frost.