Processo Scrigno, sentito un sottoufficiale dell’Arma sull’indagine “Pionica”

Linda Ferrara

Processo Scrigno, sentito un sottoufficiale dell’Arma sull’indagine “Pionica”

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giovedì 15 Luglio 2021 - 18:36

L’udienza tenutasi martedì mattina, nell’aula Bunker del tribunale di Trapani, ha avuto ad oggetto l’inchiesta risalente al 2014, conclusasi con l’operazione nel 2018, in cui rimase inizialmente coinvolto, e poi scagionato, Vito Gucciardi, imputato per associazione mafiosa nel processo in corso.

Davanti al collegio dei giudici, presieduto dalla dottoressa Daniela Troja e a latere i dottori Samuele Corso e Oreste Fabio Marroccoli, è stato sentito martedì mattina il maresciallo dei carabinieri Giuseppe Tranchida che ha condotto le indagini nel 2014 dell’operazione antimafia “Pionica”, poi portata a termine nel 2018. Il sottoufficiale del Nucleo Investigativo provinciale di Trapani è stato dapprima esaminato dal sostituto procuratore Gianluca De Leo della Dda di Palermo. Il teste ha dunque descritto l’inchiesta sopracitata, avente ad oggetto in particolare l’acquisizione e la rivendita di terreni agricoli. Un affare portato avanti da Salvatore Crimi (già condannato per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti nell’ambito del procedimento “Igres” che ha visto coinvolti alcuni personaggi di spicco della criminalità trapanese, quali Matteo Messina Denaro, Mariano Agate, GiuseppeGuttadauro e Salvatore Miceli) e da Michele Gucciardi, pregiudicato mafioso della famiglia di Salemi, attraverso la complicità di imprenditori collusi come VitoNicastri e Ciro Gino Ficarotta.

Nell’ambito dell’indagine “Pionica” sono stati coinvolti anche Vito Gucciardi (oggi imputato nel processo Scrigno), e il fratello Gaspare Salvatore, poi sottoposti a misura custodiale con ordinanza del GIP del Tribunale di Palermo nel 2018 per avere messo a disposizione i propri spazi del Baglio Chinea, che prende il nome da una località della provincia di Trapani distante pochi chilometri dal Comune di Vita, consentendo incontri riservati tra soggetti ritenuti intranei alla organizzazione mafiosa tra cui Michele Gucciardi ( il quale fino al suo arresto avrebbe mantenuto contatti con il latitante MatteoMessina Denaro), Salvatore Crimi e Sergio Giglio. L’ordinanza a carico di Vito Gucciardi e del fratello è stata poi annullata dal tribunale del riesame, anche se il provvedimento non ha messo in discussione la vicenda degli incontri menzionati presso il Baglio Chinea, fatto che per l’accusa del presente processo Scrigno assume evidentemente un significato rilevante. Infatti, è stato contestato a Vito Gucciardi di avere messo a disposizione di Michele Martines e Pietro Virga, figlio del boss Vincenzo, un garage per i loro incontri, nei quali costoro avrebbero stabilito delle strategie per la famiglia mafiosa di Trapani. Proprio nell’ambito dell’indagine c.d. “Pionica”, Vito Gucciardi avrebbe manifestato la disponibilità al primo dei due soggetti appena citati a versare somme per il sostentamento di sodali ristretti carcere e, nello specifico, per le spese legali. Inoltre, gli è stato contestato anche di aver rivelato ad associati il rinvenimento di apparecchiature destinate all’attività investigativa nei confronti del fratello Rosario, rendendosi disponibile anche all’acquisto di strumenti per individuare la presenza di microspie nell’interesse dell’associazione mafiosa e organizzando una bonifica dei locali dove si sarebbero svolti gli incontri riservati tra i sodali.

In particolare, nel corso dell’udienza di martedì è stata trattata l’intercettazione del 5 novembre del 2014 dell’indagine Pionica, concernente una riunione tra Salvatore Crimi e Michele Gucciardi, e altri soggetti, e che sarebbe servita per chiarire alcuni contrasti sorti in merito alla quota in nero che il Crimi avrebbe inteso ricevere dall’imprenditore Figarotta e che sarebbe servita per finanziare la latitanza di Matteo Messina Denaro. Inoltre, sono state riportate le intercettazioni che riguardano il rinvenimento della microspia e la successiva attività di bonifica sull’automezzo di Rosario Gucciardi, in merito alla circostanza sopracitata. Poi, il teste ha specificato che nell’ambito dell’indagine sarebbe emerso anche l’interessamento di Salvatore Crimi per la gestione del ristorante “La Pergola” ubicato a Ummari, formalmente intestato alla moglie, finito anche al centro delle indagini del processo “Scrigno”. Nello specifico, si sarebbe svolto un incontro tra il Crimi e Francesco Todaro, fidato dell’ex onorevole di Paolo Ruggirello, avente ad oggetto la richiesta di sostegno politico al primo soggetto citato. Nel controesame della difesa di Vito Gucciardi, rappresentata dagli avvocati Nino Sugamele e Carlo Ferracane, invece, è stato chiarito che Michele Gucciardi non è parente di Vito Gucciardi e che il Baglio Chimea rappresentava un centro di interesse economico per i cinque fratelli Gucciardi ( tra cui Vito per l’appunto). Inoltre, il maresciallo Tranchida ha precisato che prima dell’indagine Pionica, Vito Gucciardi era un perfetto sconosciuto per gli investigatori. Quindi, l’attenzione verso tale soggetto, inizialmente escluso quale componente dell’organizzazione criminale, sarebbe stata posta a seguito della messa a disposizione dei locali del Baglio di famiglia per le riunioni alle quali avrebbero preso parte anche Francesco e Pietro Virga. I fratelli Gucciardi, pertanto, sarebbero stati considerati dagli investigatori poi contigui a Cosa Nostra per le loro frequentazioni. Rispondendo invece al quesito dell’avvocato Giuseppe De Luca, il sottoufficiale dell’Arma dei carabinieri ha dichiarato che nell’arco dell’indagini, svolte dal 2011 al 2014, non è venuto fuori il nome di Antonino Buzzitta, imputato per associazione mafiosa nel processo in corso. Interpellato nuovamente dal pubblico ministero, il maresciallo Tranchida ha poi letto le sue annotazioni in merito alle presenze di Girolamo Scandariato, Sergio Giglio e Michele Gucciardi nel corso della videosorveglianza avvenuta tra il 2014 e il 2015. Ha inoltre illustrato il profilo di Salvatore Crimi, figlio del defunto boss di Vita Leonardo Crimi detto “Nanà” e cognato di Calogero Musso, perché sposato la sorella di Salvatore, organico alla cosca di Salemi e condannato all’ergastolo per associazione per delinquere di stampo mafioso e omicidio. L’avvocato De Luca è infine intervenuto per affermare che il padre di Salvatore Crimi non è mai stato condannato. La prossima udienza si terrà il 12 ottobre.

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