Torna la rassegna Terrazza d’autore: cinque incontri sul filo della memoria

redazione

Torna la rassegna Terrazza d’autore: cinque incontri sul filo della memoria

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mercoledì 16 Giugno 2021 - 10:53

Prende il via il 5 luglio, con l’incontro dedicato a “L’inverno dei Leoni” di Stefania Auci la rassegna letteraria “Terrazza d’Autore. Voci, racconti, suggestioni al calar del sole”, curata da Ornella Fulco e Stefania La Via, che giunge quest’anno alla sua sedicesima edizione. Una conferma importante per l’iniziativa di promozione culturale che mira ad avvicinare i partecipanti al piacere della lettura, del confronto di idee e dell’approfondimento con una formula collaudata e apprezzata dal pubblico.

Ne “L’inverno dei Leoni” Auci torna a raccontare – dopo il fortunatissimo “I Leoni di Sicilia” – la saga della famiglia Florio: sono lontani, ormai, i tempi della misera putìa di Palermo, dei sacchi di spezie, di Paolo e di Ignazio, arrivati lì per sfuggire alla miseria, ricchi solo di determinazione. Adesso i Florio hanno palazzi e fabbriche, navi e tonnare, sete e gioielli. Il giovane Ignazio non teme nessuno. Il destino di Casa Florio è stato il suo destino fin dalla nascita, gli scorre nelle vene, lo spinge ad andare oltre la Sicilia, verso Roma e gli intrighi della politica, verso l’Europa e le sue corti, verso il dominio navale del Mediterraneo, verso l’acquisto dell’arcipelago delle Egadi. Ha paura, invece, suo figlio Ignazziddu che, a poco più di vent’anni, riceve in eredità tutto ciò che suo padre ha costruito. Vincono tutto e poi perdono tutto, i Florio. La parabola esaltante e terribile, gloriosa e tragica di questa famiglia torna nelle pagine di Stefania Auci dove la Storia si intreccia alle storie per continuare a stregare i lettori.

Il 20 luglio con “Dire l’indicibile. Memorie dantesche nella Letteratura del Novecento” Terrazza d’Autore dedica uno dei suoi appuntamenti ai 700 anni dalla morte di Dante. Esploreremo le tracce dell’opera e del genio dantesco nella Letteratura del Novecento, la lezione etica e poetica di Dante come fonte di ispirazione tematica, linguistica, espressiva, da Montale a Luzi, da Ungaretti a Caproni, da Borges a Pound ed Eliot, sino a Primo Levi che, in “Se questo è un uomo”, scende nei gironi dell’Inferno in cui è precipitata l’Umanità.

Il professore Rosario Atria, presidente della Società Dante Alighieri di Castelvetrano, dottore di ricerca in Italianistica e cultore della materia presso l’Università degli Studi di Palermo, guiderà il pubblico in questo viaggio nella memoria letteraria, nel miracolo della Poesia che osa dire l’indicibile e vince anche la morte. Letture di Giovanni Barbera.

Il 27 luglio sarà la volta de “Gli amici di Moïse. Cento e più storie di Ebrei di Sicilia”. Un racconto fatto di cento storie, una raccolta di vite, quelle degli Ebrei di Sicilia nel Novecento, vittime del male assoluto della Shoah e della grigia ferocia di burocrati e funzionari privi di scrupoli. Una storia quasi del tutto sconosciuta, un passato prossimo spesso volutamente occultato. Gli Ebrei di Sicilia, tra il 1938 e il 1945, erano alcune centinaia. Tutti sono stati perseguitati e hanno visto negati i loro diritti fondamentali. Molti sono stati arrestati, alcuni sono fuggiti altrove, altri sono stati deportati e poi uccisi nei campi di sterminio nazisti. Ricordarli uno per uno è un dovere morale e un impegno civile. Con quest’opera poderosa, frutto di lunghe ricerche e racconti privati, Alessandro Hoffmann ci ricorda il valore dellamemoria come atto di resistenza necessario. Quanto sarebbe stata diversa la storia della Sicilia se tanti nomi di rilievo nel mondo accademico e culturale, di cui l’autore ricostruisce con pazienza le storie sospese, non avessero dovuto abbandonarla?

Alessandro Hoffmann, discendente di un’illustre famiglia ebraica palermitana, dopo la carriera universitaria in qualità di professore di Scienze Agrarie presso l’Università di Palermo, ha collaborato con il Giornale di Sicilia e si è dedicato allo studio della storia degli Ebrei di Sicilia nel Novecento.

Il 3 agosto con “Le dimenticate. Scrittrici siciliane del Novecento”, Clelia Lombardo racconta Laura Di Falco e Livia De Stefani. Lo sguardo lucido, impietoso, a tratti visionario di Laura Di Falco ci proietta in un universo narrativo in cui le trasformazioni storiche, sociali, di costume del secolo scorso compaiono, in larga misura, attraverso la vita delle donne. Con un richiamo evidente al Meridione e in particolare alla Sicilia che, in quanto terra tragica e contraddittoria, diviene metafora di forti conflitti interiori. Livia De Stefani, bella, intelligente, elegante, a diciassette anni sposa lo scultore Renato Signorini e si trasferisce a Roma dove entra in contatto con autori di rilievo. La sua produzione letteraria è profondamente legata alla Sicilia, le storie vere o inventate della sua terra natale sono presenza costante della sua opera e del suo immaginario. Nel febbraio 1991, un mese prima della morte della scrittrice, viene pubblicato il suo ultimo libro La mafia alle mie spalle, in cui racconta la sua storia personale nello scontro con la mafia terriera, quando ancora in pochi narravano di Cosa nostra.

Clelia Lombardo, docente, scrittrice e poetessa ha al suo attivo numerose pubblicazioni e monologhi teatrali. Appassionata di scrittura femminile fa parte de Le Ortique, un collettivo di autrici che ridà voce alle artiste dimenticate. Cura il blog Parole periferiche.

L’8 agosto con “La casa di Shara Band Ong. Memorie di una bambina a Tripoli” sarà ospite della rassegna la giornalista e scrittrice Mariza D’Anna. Dopo “Il ricordo che se ne ha”, D’Anna torna con un romanzo in cui ripercorre l’infanzia della piccola Tea che, con i genitori e il fratello, abita al quarto piano del palazzo che si trova a Shara Band Ong al numero 56. Il legame con quella terra, diventata la loro patria, è antico. Francesco, il bisnonno di Tea, è stato il proprietario di un’azienda agricola a cento chilometri dalla capitale, acquistata nella seconda metà degli anni Venti quando l’Italia fascista lanciò l’idea della Quarta sponda da colonizzare. In quel palazzo di quattro piani, tra la Cattedrale e il Palazzo reale, abitano famiglie di diversa origine e provenienza: arabi, ebrei, italiani, inglesi, maltesi. Speranze e aspettative della famiglia di Tea si infrangono con l’avvento al potere di Gheddafi che, nell’ottobre 1970, caccia dalla Libia i ventimila Italiani che vi abitano. Dal romanzo è stato tratto un spettacolo di teatro musicale che sarà messo in scena nei prossimi mesi.

Mariza D’Anna ha vissuto a Tripoli fino all’età di nove anni. Con la famiglia si è trasferita a Roma e poi a Genova. Giornalista professionista dal 1995, lavora al giornale La Sicilia.

Tutti gli appuntamenti inizieranno alle ore 19 e si svolgeranno, ad ingresso gratuito, al Teatro comunale “Nino Croce” di Valderice.

“Per questa edizione – commentano le organizzatrici Ornella Fulco e Stefania La Via – abbiamo allestito un cartellone di incontri il cui filo conduttore è quello della memoria, del ricordo che si fa non solo rievocazione o nostalgia di un tempo ormai trascorso ma anche testimonianza attiva e attuale e, in certi casi, anche monito perché fatti terribili non abbiano più ad accadere. Siamo liete di poter utilizzare anche quest’anno il magnifico teatro all’aperto che ci viene messo a disposizione dall’Amministrazione comunale e che consentirà lo svolgimento degli incontri e la partecipazione del pubblico in tutta sicurezza in base alle attuali norme anti Covid”.

Per informazioni e per la prenotazione (necessaria esclusivamente per garantire l’accesso regolato agli spazi del teatro) inviare una mail a: terrazzadautore@gmail.com.

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