Il Parco regionale Archeologico Lilibeo di Marsala saluta il suo ultimo direttore che va in pensione: Enrico Caruso.

Già alla guida, negli ultimi anni della sua carriera, del Parco Archeologico di Selinunte, dopo un gran lavoro di immagine, ha vestito i panni di Soprintendente dei Beni Culturali di Trapani per poi finire il suo egregio lavoro a Marsala, la sua città, che, nell’ambito dei beni storico-culturali, ha cambiato volto.

Grazie all’adesione a iniziative come “Le Vie dei Tesori”, ma anche grazie alla “finestra” che ha voluto aprire sul complesso di Santa Maria della Grotta e sulle catacombe dei Niccolini, Caruso ha potuto assistere altresì alla scoperta di una tela raffigurante la Vergine Orante, dipinto del XII secolo, che si celava sotto strati meno pregiati di colori dei secoli successivi, presso la Chiesa dell’Itria. Ma è stato sempre Caruso a riportare luce sulla “Plateia Aelia”, quello che “erroneamente” – come spesso ha “bacchettato” il direttore del Parco regionale Lilibeo – viene chiamato Decumano Massimo.

Lo ha fatto organizzando una serie di eventi estivi e non, sia nell’area adiacente il Teatro Impero, sia all’interno del Museo archeologico e del Baglio Tumbarello che già anni fa contava di riaprire al pubblico. Ha fatto anche questo: dopo anni di lavori fermi a causa della burocrazia (ma anche della trasparenza), il Baglio Tumbarello, vicino all’area archeologica e a ridosso di Capo Boeo, è tornato alla pubblica fruizione.