L’Urlo Gigante di Giovanni Gulino: “Voglio tornare a nutrire la mia anima con i live”

redazione

L’Urlo Gigante di Giovanni Gulino: “Voglio tornare a nutrire la mia anima con i live”

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mercoledì 23 Dicembre 2020 - 08:00

Ha pubblicato un album in un periodo particolarmente difficile per il nostro Paese, il primo da solista per Giovanni Gulino, voce dei Marta sui Tubi, marsalese doc, tornato nella sua Città per realizzare un brano in un luogo sacro e ricco di storia, in vista di tornare a macinare palchi e chilometri.

Con l’ultimo album “Urlo Gigante” ti presenti in veste solista e rinnovata, con testi più maturi. Non è stato registrato in pandemia, ma c’è la sensazione che ci sia tanta quotidianità in questo disco. Quella domestica in primis.

Sì, è una delle chiavi di lettura. L’album infatti è maturato in casa per tanti motivi. Con i Marta sui Tubi l’ispirazione proveniva da un quotidiano diverso, dai viaggi, dai concerti. In questo disco invece, la fonte principale per la scrittura dei testi è stata la dimensione domestica, la vita di tutti i giorni fatta di amici, di mia figlia, della mia compagna.

In “Urlo Gigante” viene fuori la tua anima elettro-pop, con le melodie dei cantautori anni ’90 ma senza scadere in quei suoni finto ’90. Quindi un lavoro egregio anche dal punto di vista della produzione e degli arrangiamenti. Questa veste ti calza a pennello?

Ho sempre preso spunto dal pop; anche con i Marta sui Tubi attingevamo da lì, era un pop storto. Senza di loro non volevo rifare un disco ‘alla Marta’, ho voluto fare cose diverse che prima non riuscivo a fare, quindi sperimentare.

Si evince che non hai perso il bagaglio acquisito con i Marta sui Tubi, difatti hai voluto al tuo fianco il tuo compaesano Carmelo Pipitone. Probabilmente perchè sapevi che poteva apportare quel suono specifico che cercavi?

Conoscendo bene Carmelo e lavorando da tanto tempo con lui, ho voluto che suonasse in 6-7 brani di “Urlo Gigante”. Mi piace il suo sound, il suo stile, è uno dei migliori chitarristi italiani oggi. La struttura del brano era preesistente, poi Carmelo ha registrato la linea di chitarre.

Fuori dal disco hai pubblicato il singolo e videoclip de “Il Teatro è la mia Chiesa”. Possiamo definirlo un “inno alle maestranze” del comparto culturale?

Si può intendere come un omaggio alle maestranze; senza dubbio è un brano dedicato all’amore per questo lavoro e alla voglia di tornare a fare live. C’è un senso generale di frustrazione nell’industria della musica dal vivo. Il brano infatti nasce da una considerazione: nel periodo di emergenza Coronavirus, mi ha colpito il fatto che le Chiese fossero aperte e i club e i teatri chiusi. Penso che ci siano i fedeli della Chiesa, che nutrono la propria anima con la preghiera, e i fedeli della musica, che hanno bisogno di nutrire la propria anima partecipando a un concerto. E questo mi fa rabbia. Se lo Stato italiano è laico dovrebbe consentire alle persone di arricchirsi spiritualmente non solo con la religione. Io, ad esempio, voglio essere libero di nutrire la mia anima con i live, dove c’è un interscambio tra musicisti sul palco e pubblico.

GUARDA IL VIDEO DE “IL TEATRO E’ LA MIA CHIESA”:

“Il Teatro è la mia Chiesa” è nato da una frase pronunciata dal giornalista Andrea Scanzi con la musica del chitarrista petrosileno Gianfranco Marino. Un bel rock all’interno di un tempio ideale. Perchè hai scelto proprio il complesso di Santa Maria della Grotta per girare il videoclip? Cosa ti ha evocato il posto?

Volevo girare il video in una chiesa. Allora ho interpellato l’Amministrazione comunale di Marsala e la Regione siciliana per trovare un luogo ideale dove ambientare la clip. Ho fatto un’esperienza bellissima, ho visitato luoghi della mia Città che non conoscevo, pieni di storia, arte e cultura, siti chiusi al pubblico. Tra i tanti, il complesso di Santa Maria della Grotta l’ho trovato il posto ideale. Ho capito che volevo realizzare il videoclip de “Il Teatro è la mia Chiesa” proprio lì, si respira un’atmosfera incredibile in questo antico e suggestivo luogo. Mi sono affidato poi alla regia di Alessio Piazza che ha fatto un gran lavoro.

Il 1° gennaio pubblichi un live in streaming per la Latteria Molloy. Il futuro della musica lo vedi “via cavo” un po’ come il calcio, o pensi che c’è necessità di tornare sul palco e nei teatri? E’ urgente una riforma del settore?

Non fare musica dal vivo ed affidarti di contro ai live in streaming è come sostituire l’orzo al caffè. Sì buono, ma non avrà mai l’aroma che ti dà il caffè. Metaforicamente è la stessa sensazione. Sono contento di fare il live per Plugged PolaMolloy il giorno di Capodanno, soprattutto in un periodo in cui non si fanno concerti da troppo tempo, ma sono anche felice di suonare con l’amico Gianfranco Marino. Peraltro il live è stato registrato lo stesso giorno delle riprese del videoclip nella chiesa Santa Maria della Grotta, ho messo in scaletta “Il Teatro è la mia Chiesa”, brani miei e pezzi dei Marta sui Tubi. Sento comunque l’esigenza di suonare su un palco. Il Covid non ha fatto altro che mostrare tutte le problematiche del settore musicale che ha bisogno di una riforma; ad esempio manca un sindacato che tuteli il comparto e che faccia delle richieste al Governo. Dobbiamo farci sentire.

Pandemia a parte, nel tuo futuro ci sono sogni nel cassetto? Collaborazioni, un secondo album solista, possibili reunion o… Sanremo?

Sono molto contento che al Festival di Sanremo 2021 ci siano tanti artisti che stimo, tanti amici, come Dimartino e Colapesce. Nel mio futuro non so, sto innanzitutto continuando a scrivere. Ma farò uscire qualcos’altro quando questi tempi lo consentiranno. Non volevo infatti pubblicare altro da “Urlo Gigante”; era giusto fare uscire adesso un brano come “Il Teatro è la mia Chiesa” perchè avevo l’urgenza di esprimere quello che pensavo e sentivo, senza altri fini, senza monetizzare il video.

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