“Non una di meno” sulla vicenda del bimbo morto: “Le Istituzioni abbandonano le donne”

redazione

“Non una di meno” sulla vicenda del bimbo morto: “Le Istituzioni abbandonano le donne”

Condividi su:

sabato 07 Novembre 2020 - 14:54

Il Movimento “Non una di meno”, sezione di Palermo, è intervenuto sulla vicenda della minorenne che ieri ha partorito in casa il suo bambino per poi gettarlo dalla finestra. Un discorso più ampio che chiama in causa anche la cultura e l’educazione alle tematiche sessuali, il registro dei bambini mai nati istituto a Marsala creando molte polemiche, nonchè il tema dell’aborto, tutelato da una legge che prevede anche la presenza di medici obiettori. Tanti, forse troppi.

Questo il messaggio di “Non una di meno”:

“Succede che a Trapani una ragazza di 17 anni lancia dal balcone di casa il bambino appena partorito. Ma Trapani è la stessa città che è stata teatro della storia di Maria, la giovane che, nemmeno 2 anni fa, ha rischiato di non poter abortire a causa della presenza dei medici obiettori presenti nella struttura sanitaria, nella struttura pubblica sanitaria. Ma Trapani è la stessa provincia in cui un consiglio comunale, nello specifico quello della città di Marsala, approva una delibera che modifica e sostituisce la dicitura “prodotti abortivi” con “bambini mai nati”; istituendo così l’omonimo Registro nel quale annotare un nome di fantasia per il feto le cui ripercussioni sono chiare e nitide e si traducono con la condanna morale ed etica di tutte quelle donne che decidono di abortire, che decidono di avvalersi di un diritto indiscutibile, quello di scegliere, di interrompere legalmente una gravidanza non voluta. Sì, è vero, ad oggi le informazioni sono alla portata di un click, tuttavia non sempre sono veritiere e mai si può supporre che Google possa sostituire il personale medico sanitario idoneo a queste emergenze. Pensiamo inoltre alla totale assenza di corsi di educazione sessuale nelle scuole e alla mancata distribuzione gratuita dei contraccettivi, step fondamentali per la prevenzione. La storia di questa diciassettenne trapanese si inserisce in questo contesto. Molti hanno stigmatizzato questa giovane ma in realtà da colpevolizzare sono le Istituzioni che ancora una volta abbandonano le donne e le privano dei servizi fondamentali e tutelati da una legge, la 194, che perde sempre più consistenza ad esempio con lo smantellamento dei consultori operato dalle Regioni. La violenza sulle donne è anche questo. Rivendichiamo ancora una volta una contraccezione libera e gratuita per non abortire e un aborto sicuro per non morire”.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta