Oggi la cultura in diverse città italiane è scesa in piazza per manifestare il malcontento sulla chiusura di teatri, cinema e Auditorium, sugli aiuti non garantiti al settore, sui diritti calpestati, probabilmente da molti anni. Le sigle sindacali – Cgil, Cisl e Uil – hanno rivolto al Governo un documento unitario per chiedere la regolamentazione dei molteplici aspetti della cultura, la tutela dei tecnici, dei precari, dei dipendenti di Fondazioni, degli atipici, di chi ha Partita Iva, delle aziende che operano nel comparto. A Marsala si è svolto un incontro online che ha visto l’attore Francesco Torre fare alcune considerazioni assieme al segretario generale UilCom Trapani Francesco Silvano.
“Bisogna stare attenti, prendere le dovute precauzioni. Una recente indagine, ha dimostrato che dal 15 Giugno al 10 ottobre, in 2500 spettacoli, con una presenza di oltre 370 mila spettatori, c’è stato solo un caso di contagio – afferma Silvano -. Dunque stiamo parlando di luoghi tra i più sicuri. Gli esercenti, gli imprenditori, hanno speso soldi per adeguarsi. Tutto questo per tutela e garanzia di lavoratori e spettatori. Eppure, hanno chiuso tutto. Chiediamo l’istituzione di un tavolo permanente con sindacati, ministero della cultura e del lavoro. Rivendicheremo, ai fini previdenziali, tutto il periodo emergenziale. Il governo deve riconoscere a tutti lavoratori del mondo dello spettacolo la NASPI”.
“A piccolo passi ci stiamo facendo sentire – ci dice Francesco Torre -. Il Governo dice che ci aiuterà, che ci farà avere delle indennità tramite l’Agenzia delle Entrate. Ma come? A chi? In che modo? Non lo dice. Il Ministro Franceschini ci offende quando ci dice che non comprendiamo l’emergenza. Perché a Milano, i teatri hanno garantito le misure di sicurezza, addirittura al Piccolo c’era una distanza di 4 metri, non accendevano l’aria condizionata. Gli attori sul palco o sul set, se si toccano vengono sottoposti a tamponi. Eppure è tutto chiuso. Ora Musumeci dice che vuole riaprire tutto, scaricando la colpa al Governo nazionale. Mi chiedo: lo fa perché aveva già destinato i fondi ai teatri pubblici e privati? Inoltre, alle case di produzione, lo Stato chiede, ai fini della partecipazione a un bando per finanziamenti statali, 40 borderò per il 2021, quindi 40 spettacoli. Ma li faremo? Lo Stato oggi più che mai deve tutelare i lavoratori professionisti – ci dice Torre -, chi fa questo come primo lavoro. Perché mangiano di questo. Ed è necessario un fondo per sostenere gli artisti Under 35. Non siamo tutti Claudio Baglioni, ma facciamo sacrifici e spendiamo soldi per studiare”.