Tutti condannati, tranne Giambattista Bufardeci. Questo, in sintesi, l’esito del processo per le cosiddette “spese pazze” all’Ars, che dopo un lungo iter e diversi rinvii si è concluso oggi in primo grado con le seguenti condanne per peculato continuato: 3 anni e 8 mesi per Cataldo Fiorenza (Gruppo Misto); 3 anni e 6 mesi per Giulia Adamo (Pdl, gruppo Misto e Udc); 4 anni e 6 mesi per Rudi Maira (Udc e Pid); 3 anni per Livio Marrocco (Pdl e Futuro e libertà); 4 anni e 3 mesi per Salvo Pogliese (Pdl).
L’odierna sentenza potrebbe avere effetti politici importanti, in particolare per Marsala e Catania. Per quanto riguarda la città lilybetana, la condanna di Giulia Adamo potrebbe innescare nuovi scenari politici, alla luce della candidatura dell’ex presidente della Provincia, che è rimasta molto scossa per l’esito giudiziario della vicenda processuale e, al momento, preferisce non rilasciare dichiarazioni.
La condanna del sindaco di Catania Salvo Pogliese potrebbe invece comportare la sospensione dello stesso per effetto della Legge Severino dell’amministrazione comunale etnea.
Sulla sentenza è intervenuto l’avvocato Luigi Cassata difensore della Adamo.
“Sentenza che con tutto il dovuto rispetto non è condividivisibile. Le motivazioni saranno depositate tra 90 gg e solo allora comprenderemo le ragioni che hanno indotto il tribunale ad adottare questa inaspettata decisione avverso la quale sarà proposto appello. Ricordo che la corte d’appello e la corte cassazione hanno già esitato favorevolmente ricorsi per vicende anologhe riguardanti altri capigruppo dell’Ars. Stupisce il fatto che il tribunale oggi, non ne abbia tenuto conto”.
La solita dichiarazione di un legale che perde la causa