Mafia, altro sequestro milionario per il re degli pneumatici di Palermo

redazione

Mafia, altro sequestro milionario per il re degli pneumatici di Palermo

Condividi su:

venerdì 08 Maggio 2020 - 09:40

Nel novembre dell’anno scorso, era scattato un sequestro da 17 milioni di euro per Enzo Gammicchia, il “re” degli pneumatici di Palermo: Adesso il Gico del nucleo di polizia economico finanziaria ha messo i sigilli anche al Consorzio per la revisione dei veicoli, un altro tesoretto che vale 2 milioni. “Tutte le imprese oggetto del sequestro proseguono comunque la loro attività – dice una nota del comando provinciale della Guardia di finanza, diretto dal generale Antonio Quintavalle Cecere – le aziende sono affidate a un amministratore giudiziario, che le gestisce nell’interesse della collettività”.

Già nel 1989, il pentito italo americano Joe Cuffaro aveva parlato di Gammicchia al giudice Giovanni Falcone: “All’Acquasanta ho visto i mafiosi Galatolo assieme a quello delle gomme”. Ma poi Falcone andò via dalla Sicilia e quelle dichiarazioni restarono chiuse chissà in quale armadio del palazzo di giustizia. Intanto, negli ultimi trent’anni, il “re” degli pneumatici è cresciuto sempre di più.

Le indagini della sezione Misure di prevenzione del Gico, coordinate dai procuratori aggiunti Marzia Sabella e Sergio Demontis, sono ripartite dalle recenti dichiarazioni di Vito Galatolo, il rampollo del boss dell’Acquasanta: “All’inizio degli anni Ottanta – ha messo a verbale – mio padre Vincenzo e mio zio Giuseppe avevano investito 100 o 200 milioni delle vecchie lire per farlo iniziare”.

Un investimento che fruttava ai boss venti milioni di lire ogni mese. Un altro pentito, Angelo Fontana, ha rivelato che nell’officina di Gammicchia, in via Ruggero Marturano, si tenevano anche summit di Cosa nostra: il 30 novembre 1982, alcuni mafiosi avrebbero addirittura atteso il via libera per un duplice omicidio negli scantinati dell’imprenditore. “Madonia rispose al telefono e il commando partì”.

Gammicchia, dunque, vicino ai boss. Eppure, nel 2015, aveva denunciato un’intimidazione del racket. Ma l’incendio non sarebbe stato finalizzato a una richiesta di pizzo, questo dicono le indagini, piuttosto era una punizione, Gammicchia si era permesso di comprare all’asta il bene di un mafioso.

Dice il colonnello Gianluca Angelini, il comandante del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo: “Il tribunale ha ritenuto ricorrenti gli elementi per ritenere il proposto, pur incensurato, un soggetto socialmente pericoloso, in quanto appartenente, anche se non partecipe, al sodalizio mafioso. In considerazione dei fattivi contributi forniti nel tempo, Gammicchia è stato ricondotto nella categoria dell’imprenditore colluso con la mafia”.

Con il provvedimento di novembre era stato disposto il sequestro dei cinque punti vendita dell’imprenditore e di alcune quote societarie del Consorzio. Le indagini successive hanno accertato che l’azienda era tutta riconducibile a Gammicchia, ecco perché il nuovo sequestro.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta