Arresto Teresi, Tancredi: “Preoccupato per il futuro del Porto di Mazara”

Tiziana Sferruggia

Arresto Teresi, Tancredi: “Preoccupato per il futuro del Porto di Mazara”

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martedì 03 Marzo 2020 - 18:52

Il terremoto giudiziario di oggi che ha fatto scattare le manette ai polsi di 11 persone a Messina, tutte accusate di corruzione e che ha coinvolto anche il Capo del Genio Civile di Trapani, l’ingegnere Giancarlo Teresi, potrebbe avere pesanti ripercussioni su un’opera tanto attesa a Mazara. Il dragaggio del fiume Mazaro, tanto strombazzato da anni da tutti gli amministratori che si sono avvicendati negli anni e che hanno promesso più volte, ad una città in ginocchio, che tutto era lì, a portata di mano, praticamente già realizzato. O quasi. A fine Ottobre dell’anno scorso, in effetti, la conferenza stampa indetta dall’amministrazione comunale, presentata come la “Cerimonia di consegna dei lavori” con un parterre d’eccezione nell’affollatissima saletta della Capitaneria di porto di Mazara del Vallo, sembrò sancire l’inizio di una nuova era per la già provata economia mazarese. Gli ospiti vip, del resto, avallarono l’ottimismo e rivedere finalmente, dopo 41 anni, il Porto Canale nuovamente dragato e fruibile alle imbarcazioni, sembrò più che una realtà tangibile. A presenziare la cerimonia, il presidente della Regione Nello Musumeci, il Prefetto Ricciardi, il Comandante della Capitaneria di Porto, Cascio, il direttore della struttura commissariale per il dissesto idrogeologico, Maurizio Croce, il responsabile del procedimento ingegnere Coppola ed il direttore dei lavori, ingegnere Giancarlo Teresi. Proprio quest’ultimo però, è stato arrestato oggi in quanto accusato di aver intascato una “mazzetta” per aver (per così dire) favorito la ditta di Messina che si era aggiudicata l’appalto del dragaggio mazarese, un “piccolo affare” da 800 mila euro. Questa la somma stabilita e finanziata per iniziare a dragare il fiume Mazaro e liberarlo dai detriti e dai relitti presenti nelle acque fangose. I presenti avevano firmato il verbale di consegna dei lavori alla ditta appaltatrice, ovvero alla ECOL 2000 di Messina, per l’appunto.

Abbiamo chiesto al deputato regionale mazarese Sergio Tancredi, esponente dei cinquestelle di commentare la vicenda giudiziaria che sicuramente avrà ripercussioni sull’inizio dei lavori, forse inficiandone la procedura. Ricordiamo che Tancredi ha seguito in questi anni le varie fasi del lungo iter che avrebbe dovuto portare all’ambito obiettivo di dragaggio in verità, ad oggi, non ancora iniziato.

“Resto basito da quello che accade e sempre più perplesso della incredibile e costante presenza di elementi di illegalità grave come quelli che apprendiamo oggi e che danneggiano intere comunità per gli inevitabili blocchi nella attività amministrative che, da supporto della collettività, diventa peso morto che impedisce sviluppo e danneggia tutti. Questa vicenda colpisce la mia città in una questione fondamentale quale è quella del dragaggio. Sono molto preoccupato e aspetto di capire i risvolti pratici di questa brutta pagina di illegalità. Se tutto il progetto si ferma Mazara ne riceve un ulteriore danno mortale. Dopo anni si era sbloccata una questione come quella del dragaggio del porto di Mazara ed era normale manifestare soddisfazione. Ovviamente ci si aspetta che tutto sia stato fatto a regola d’arte nell’assegnazione dei lavori. Purtroppo l’elemento corruttivo negli appalti pubblici, in assenza di una normativa inattaccabile, è troppo spesso presente. Se ci fosse un sistema di aggiudicazione oggettivamente inattaccabile quale era la mia norma, la 14 del 2015, tutte queste vicende sarebbero stoppate a monte. Purtroppo il codice degli appalti presenta ancora delle falle che devono essere sanate”. Tanta amarezza dunque. Non si era ancora partiti e ci è dovuti fermare forse per colpa di “una cenetta con amici, un piccolo contributo di 700 euro per acquistare un’auto d’epoca (passione conosciuta dell’ingegnere Giancarlo Teresi) e i conti di un albergo pagati e a carico della ditta messinese”. Per un pugno di euro, insomma.

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