E’ stata la prima a prendere le distanze dalla dirigenza comunale del Pd di Erice e dall’amministrazione guidata da Daniela Toscano dopo aver contribuito alla vittoria elettorale del 2017. Nel tempo, Valentina Villabuona ha continuato a portare avanti i valori progressisti con iniziative e interventi di vario genere, mantenendo un atteggiamento fortemente critico nei confronti della giunta ericina, come dimostrano le posizioni espresse sui social a proposito del recente patto sottoscritto dalla sindaca con l’ex sfidante Luigi Nacci.
L’accordo con Nacci e Augugliaro rafforza davvero la giunta Toscano?
L’accordo con i socialisti è sbagliato nei tempi e nei modi. E’ del tutto evidente che è un accordo che serviva alla sindaca per provare a recuperare qualche consigliere e avere una maggioranza più stabile, ma come succede quando manca la politica, l’accordo ha indebolito l’esigua maggioranza consiliare, basti pensare che Nacci è stato eletto Presidente del Consiglio con 8 voti (6 della Toscano e due socialisti)
Qual è il suo giudizio sulla posizione critica espressa dai consiglieri del Pd Daidone e Agliastro?
Non è semplice esprimere un giudizio sulle critiche dei consiglieri Daidone e Agliastro, sono certamente condivisibili e in continuità con quanto da me detto due anni fa, quando esprimevo forti perplessità sulle scelte politiche e amministrative e sul mancato coinvolgimento dei candidati della lista del Pd e degli iscritti, tuttavia all’epoca e per lungo tempo le mie critiche non sono state ascoltate e anzi tutti insieme hanno fatto squadra. Oggi prendo atto di questa svolta che potrebbe aprire su Erice anche per il Partito Democratico una nuova fase, tuttavia, rimango a guardarne l’evoluzione.
Come valuta, in generale, l’azione amministrativa della giunta Toscano?
La mia valutazione è molto negativa, tanto che mesi fa, dopo l’ennesimo scontro sui social con una sindaca che non utilizza certamente un linguaggio istituzionale, ho anche chiesto scusa agli elettori per aver proposto una candidata non all’altezza del ruolo che doveva ricoprire. Basta camminare per Erice per notare che non è garantita nemmeno l’ordinaria amministrazione, una giornata di pioggia più intesa ha creato disagi a cui non eravamo abituati e a fronte dei proclami sui tanti finanziamenti ottenuti poi non si intravede un miglioramento della città, perché manca un progetto a lungo termine sulla città.
Quanto conta ancora il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida nelle scelte della prima cittadina in carica?
Basta vedere le firme in calce all’accordo con i socialisti per capire l’influenza che ha Giacomo Tranchida ad Erice, una delle firme è la sua come rappresentante di una lista civica. In realtà è la firma di chi dopo dodici anni in cui ha reso impossibile qualsiasi dialogo con i socialisti, oggi concede l’avvio di un percorso che doveva avvenire molto prima, possibilmente con le primarie del 2016 e con la nascita di una coalizione democratica e progressista, certamente più coerente di quella che ha portato all’elezione della Toscano con candidati che facevano riferimento al movimento dell’ex sindaco Fazio che all’epoca era il candidato sindaco di Trapani opposto proprio al candidato del Pd Pietro Savona e tutti ricordiamo poi come è andata, con Trapani che è stata commissariata per un anno.
L’accordo sottoscritto lascia pensare a un bis della Toscano tra due anni e mezzo. In questo caso, come si comporterebbe?
In politica tre anni sono un secolo, quindi, è difficile ipotizzare che questo accordo che ha fatto implodere il Partito Democratico possa reggere tre anni e addirittura possa ipotecare la ricandidatura della Toscano. Io le mie valutazioni le ho sempre fatte in modo chiaro e senza nascondermi, se la Toscano decidesse di ricandidarsi non sarebbe certamente la mia candidata, io ovviamente “Punto Dritto.”
E’ immaginabile un suo approdo a Italia Viva?
No, non rappresenta la mia cultura politica, non penso che serva guardare ai moderati, ma creare un fronte ampio e plurale che sappia raccogliere le istanze dei democratici e progressisti e che soprattutto riesca a coinvolgere i movimenti e le associazioni. Resto nel PD perché credo che oggi è l’unica comunità politica dove tutto questo si potrebbe realizzare se si mettessero da parte i personalismi e si guardasse di più alle esigenze del paese. Certo il momento non è semplice e lo è anche meno in Sicilia con un commissariamento che sta aggravando lo scollamento tra gli iscritti e il Pd, attraverso un regolamento così complicato da disincentivare la stessa iscrizione al partito. Nonostante tutto io resto, perché credo che questo partito possa e debba cambiare e perché quando i partiti sono deboli, qualcuno arriva e chiede i pieni poteri e mi pare che tra un mojito e un djset al Papeete questa estate abbiamo rischiato molto.
In questi anni lei è stata tra le protagoniste di un campo progressista movimentista, particolarmente sensibile al tema dell’immigrazione e dei diritti. Quel popolo, non molto diverso dalle “sardine” di Bologna e Palermo, da tempo chiede spazio nelle istituzioni. Rispetto alle difficoltà del passato, c’è davvero la possibilità di un rinnovamento nella classe dirigente del centrosinistra?
In realtà io insieme ad altri amici sono stata “sardina” prima del tempo e mi sono resa conto in questo anno e mezzo della necessità e dell’importanza di fare rete per essere più forti e condividere idee e informazioni. Basta vedere l’entusiasmo che ha suscitato la “mozione Segre” dove siamo riusciti a mettere insieme tutti i consigli comunali della provincia e a mobilitare tantissima gente, è evidente che se ognuno avesse lavorato autonomamente il messaggio non sarebbe stato così forte. E’ il metodo che è vincente e su questo metodo poi sono nati fenomeni come quello delle “sardine” che entusiasma tanto i politici che evidentemente non si rendono conto che ogni volta che le sardine riempiono una piazza, colmano proprio il vuoto della politica e chiedono un cambio di passo. Io penso che questo centro sinistra fatto di esperienze civiche, di sinistra diffusa, mondo cattolico, associazioni e movimenti, si può mettere insieme sui diritti, ma può e deve pensare a fare il salto di qualità prendendosi cura delle città. C’è un civismo bello, antifascista, attento al clima e consapevole… ecco io gli accordi preferisco farli con loro.