Il dolore rosso come l’amore… Ustica 39 anni dopo

redazione

Il dolore rosso come l’amore… Ustica 39 anni dopo

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venerdì 28 Giugno 2019 - 17:50

Che colore ha il dolore dopo 39 anni? Da una lettura superficiale dei tempi si potrebbe credere che sia sbiadito, che sia sopportabile, che ormai… è passato un sacco e quindi, si va avanti. E invece non è affatto vero. Il dolore dei familiari della strage di Ustica è rosso, esattamente lo stesso colore che aveva nel 1980, non si è mai sbiadito, né assopito, neanche un attimo. Il tempo per chi ama si è fermato e Carlo Parrinello avrà per sempre 43 anni, così come Fausta, sua figlia, avrà per sempre 8 anni e per sempre rimarrà dietro a quella finestra a guardare il cielo e il mare che hanno rapito il suo papà. Da sempre Fausta, sua sorella Katia e la loro bellissima mamma, ma anche il signor Enzo, fratello di Vito Fontana (anche lui mai più tornato da quel maledetto volo dell’Itavia) ogni 27 giugno si recano a capo Boeo, per salutare i loro cari, respirando l’aria del mare che li ha accolti.

Un momento d’eternità, senza tempo, dove per un attimo, ad occhi chiusi, sentirsi ancora insieme e lasciare da parte, con la protezione e la sacralità della preghiera, tutte le bugie, gli intollerabili ritardi, le delusioni di una giustizia non ancora perseguita, e ricongiungersi con l’immenso che solo l’amore, quello vero, conosce. Contestualmente, per doveroso rispetto, i volontari di Libera si recavano al cimitero di Marsala “all’apparecchio”, come dicevano tutti quando si riferivano al mausoleo in memoria delle vittime di Ustica, ma non trovavano mai i familiari. Sei anni fa li hanno cercati e da allora Libera si unisce a loro per ricordare, commemorare, chiedere verità e giustizia per una vicenda che ha ferito l’Italia tutta insieme a chi, questa ferita, la porta per sempre sul suo cuore.

Negli anni il Capo Boeo è diventato la sede naturale del ricordo e vi è stata installata una targa di marmo (in passato anche trafugata, come se non bastasse l’onta di una verità attesa, svilita, incompleta, a distanza di quasi quarant’anni) e per l’edizione 2019 è stato Tonino Passalacqua di Libera a leggere i nomi delle 81 persone mai tornate a casa, accompagnato da un lungo e continuo applauso. Ma stavolta alla commozione e alla legittima e giusta e imperitura richiesta di giustizia si è aggiunta una fresca e intensa fioritura. Sono infatti fiorite gerbere e rose rosse che hanno ornato prima la targa marmorea, sono fiorite le vele degli atleti della Società Canottieri che in ricordo delle vittime hanno calcato le onde innanzi al Capo Boeo realizzando una bianca veleggiata di giovani amanti del mare e soprattutto sono fiorite le tele dei giovanissimi artisti di Schola Arte, il gruppo di pittori nato per iniziativa del maestro Enzo Campisi che hanno dato vita ad un’estemporanea di pittura dal titolo: “Dietro alla finestra”, cercando di immaginarsi al posto di Fausta, accanto a quella tenda, in attesa di papà. Meraviglia dei bambini (questo sono i pittori di Enzo Campisi), tutti, insieme all’aereo, al cielo, al mare hanno immaginato tanti fiori, come paracaduti o forse, meglio, a rappresentare i passeggeri, che sono ancora lì, sospesi nell’azzurrità, e sono belli, nei cuori di chi li ha amati e li ama tuttora.

A giovani canottieri e ai pittori l’associazione dei parenti delle vittime di Ustica, ha consegnato una targa ricordo. Presenti alla cerimonia vigili urbani, guardia costiera e carabinieri, il prefetto ha inviato una lettera per manifestare la vicinanza dello Stato, ma è stato il sindaco Alberto Di Girolamo – intervenuto con gli assessori Clara Ruggieri e Salvatore Accardi – a rappresentare l’istituzione pubblica: “Io ci sono sempre stato e ci sarò sempre, finché non si raggiungerà una verità attesa da troppo tempo”. E al cospetto del Mediterraneo è impossibile non pensare che questo nostro mare è stato troppe volte trasformato in tomba e per questo è necessario vigilare perché la nostra Costituzione sia un faro di civiltà e una carta di umanità. Poche ore per troppe emozioni chiuse da una preghiera di don Giuseppe Inglese che, in conclusione, ha invitato tutti a lasciar fiorire nell’anima, dal dolore, la bellezza della giustizia, pregando per chi è in cielo e per chi, adesso, può fare della legalità uno strumento di verità e di umanità.  E mentre le preghiere dei presenti si levavano verso il cielo, nell’azzurro, e i fiori ornavano le onde, per una strana coincidenza, passavano due aerei, disegnando, sul mare una lunga ed evocativa croce bianca.

Chiara Putaggio

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