Un incubo durato due anni per la compagna, che ha denunciato l’uomo per maltrattamenti e lesioni
Una terribile storia di violenze domestiche ripetutesi per circa due anni tra Milano e Marsala, interrotta solo nel momento in cui la vittima ha trovato la forza e il coraggio di denunciare il proprio compagno. A scrivere l’epilogo su questa dolorosa vicenda, la sentenza del giudice Annalisa Amato del Tribunale di Marsala, che ha condannato a un anno, quattro mesi e venti giorni di reclusione (pena sospesa) il 42enne Patrick Rooney, nato in Germania ma da alcuni anni residente in Italia. L’uomo (insegnante madre lingua di inglese in un liceo di Marsala) dovrà corrispondere anche un risarcimento danni all’ex compagna R.S.S. e al Centro Antiviolenza La Casa di Venere (rispettivamente 5 mila e 2 mila euro) che si sono costituiti parte civile, assistiti dall’avvocato Roberta Anselmi. L’imputato, assistito dall’avvocato Salvatore Bilardello, ha scelto il rito abbreviato, che consente di ottenere uno sconto di pena rispetto al rito ordinario. La richiesta di pena del pm Anna Sessa era stata di un anno e otto mesi.
E’ stato comunque confermato il quadro accusatorio, che parte dalla denuncia presentata dalla donna, che ha raccontato i tratti salienti di un rapporto fin dall’inizio tormentato, a causa del carattere irascibile e aggressivo dell’uomo, che si manifestò anche durante la gravidanza della compagna, che oltre ad essere ripetutamente insultata e denigrata nel corso di “discussioni piuttosto animate per motivi futili”, in un’occasione fu spinta violentemente per terra e in un’altra circostanza fu colpita su un dito della mano con il manico di ferro di una cordicella, ricavandone contusioni e la perdita di un’unghia. La situazione, purtroppo, peggiorò dopo la nascita del figlio: la donna racconta che sempre più frequentemente Rooney la aggrediva con spintoni e testate, sbattendole anche la testa contro il muro. In una circostanza, l’uomo lanciò contro il muro di casa anche la carrozzina su cui si trovava il figlio di pochi mesi, non sopportandone il pianto. Il successivo trasferimento, da Milano a Marsala, non migliorò la situazione: in un’occasione, l’uomo colpì con un violento calcio alla pancia la compagna, facendola finire contro un termosifone. Al termine di ognuno di questi episodi, puntualmente Rooney si scusava e la donna lo perdonava. Finchè, non si è verificata un’ulteriore aggressione, durante la quale R.S.S. afferma di aver davvero temuto di morire, dopo che il compagno le aveva messo le mani al collo nel tentativo di strangolarla. “Ho gridato aiuto finchè ho potuto, nel tentativo di farlo demordere pensando che stavolta fosse davvero finita. Di fronte alle mie grida Patrick si staccava dal mio corpo lasciando la stanza dove mi trovavo. Per fortuna avevo il telefono a portata di mano e così ho chiamato i carabinieri, i quali sono immediatamente intervenuti”. A quel punto, la decisione della donna di denunciare l’ormai ex compagno per maltrattamenti e lesioni.
“Purtroppo – afferma l’avvocato Roberta Anselmi – la maggior parte delle donne che sono vittime di violenza di genere non hanno il coraggio di denunciare le violenze subite, prima di tutto perché predomina la paura, poi perché provano vergogna e poi perché, ahimè, spesso, soprattutto quando si manifestano sotto forma di violenza psicologica, hanno difficoltà ad individuarle, credendo erroneamente o per ignoranza che quelle condotte siano “normali”. Nel caso di specie si tratta di una donna che ha deciso di rompere il silenzio e di rivolgersi al Centro Antiviolenza La Casa di Venere e di denunciare i fatti delittuosi di cui è vittima. Devo riconoscere che oggi le donne vittime di violenza sono molto tutelate, non solo dalle leggi che negli ultimi anni sono state promulgate, ma anche grazie al lavoro di rete promosso dai centri antiviolenza esistenti nel nostro territorio in sinergia con le forze dell’ordine, la magistratura e l’Asp. Ritengo, tuttavia, che di fronte ad uno scenario, ove, purtroppo, ancora oggi, nonostante i progressi fatti nel campo legislativo, dominano strascichi di retaggi culturali ancorati al modello della famiglia patriarcale, sia necessario fare prevenzione soprattutto nelle scuole, come già avviene in alcuni istituti della città”.