La Libera Orchestra Popolare di Sappusi: da Marsala la vera risposta all’intolleranza dilagante. Il 28 luglio si esibirà a Trappeto

redazione

La Libera Orchestra Popolare di Sappusi: da Marsala la vera risposta all’intolleranza dilagante. Il 28 luglio si esibirà a Trappeto

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sabato 28 Luglio 2018 - 07:30

“Vade retro Salvini” titolava Famiglia Cristiana, con un titolo addirittura più rock rispetto a quello di qualche settimana fa della rivista Rolling Stones che, su uno sfondo arcobaleno, recitava: “Noi non stiamo con Salvini”. “Uomini e no” in prima pagina su L’Espresso con i due volti dell’Italia: da un lato le minoranze, proletariato odierno che difende i diritti civili e il profilo di Aboubakar Soumahoro, e dall’altro “l’uomo nero” narrato dalle fiabe con il profilo dell’attuale Ministro dell’Interno Salvini. E poi l’invito dello scrittore Roberto Saviano a prendere posizione contro le politiche dello stesso ministro, da lui ribattezzato “Il Ministro della Mala Vita”.

Sempre più l’Italia solidale, l’Italia laica, l’Italia liberale ed europeista, l’Italia dei diritti civili si sta domandando come sia possibile arginare il “buonsenso” pornografico Salviniano che vuole “prima gli italiani”, i porti chiusi, le croci in riva al mare, la schedatura raziale dei Rom, la liberalizzazione delle armi, l’antieuropeismo, la gogna per gli intellettuali e i giornalisti che si oppongono alle politiche del suo governo.

La risposta si trova a Marsala, in mezzo alle case popolari di Sappusi, quartiere periferico della quinta città della Sicilia. Proprio qui, dove appena tre anni fa, il 13 maggio 2015, Salvini, la sua felpa posticcia col nome della città e le sue dirette Facebook, furono fatte risalire in auto blu senza poter tenere il comizio. Le sue idee furono ritenute irricevibili già allora dai marsalesi.

Qui, a Marsala, in un centro sociale comunale, la sera si riunisce “La Libera Orchestra Popolare di Sappusi”. “Un’orchestra – mi dice uno degli artefici, Salvatore Inguì, responsabile provinciale di Libera e Assistente Sociale responsabile dell’Ufficio Servizio Sociale per i Minori del Dipartimento Giustizia Minorile che nel centro ha sede – che varia dai 40 ai 70 elementi, a seconda delle giornate”. L’orchestra è composta da: gente del quartiere (prevalentemente bambini), richiedenti asilo provenienti dagli SPRAR, richiedenti asilo minori non accompagnati provenienti dai centri d’accoglienza, ragazzi dell’area penale minorile, cioè ragazzi sottoposti a processo penale che sono sotto osservazione da parte dell’Ufficio Servizio Sociale per i Minori del Dipartimento Giustizia Minorile.

“Per fare parte dell’orchestra basta sapere il giro di do – mi dice Salvatore con gli occhi che gli ridono – e se non lo sai fare non fa niente, intanto ti siedi con noi, noi ti diamo una chitarra o una percussione e cominciamo. Si può presentare chiunque, noi non chiediamo religione, credo politico, etnia, pendenze penali. Orchestra “libera” vuol dire proprio questo: libera dai pregiudizi e dalle ingerenze illecite del territorio, libera all’accesso di chiunque”. Prima dell’Orchestra è nata la Libera Palestra Popolare: “L’anno scorso l’associazione Libera, l’associazione Amici del Terzo Mondo e l’associazione Archè hanno lanciato l’idea di creare proprio dentro il centro sociale di Sappusi, una struttura comunale data in comodato d’uso gratuito alle associazioni attraverso la parrocchia del quartiere, una palestra a disposizione di tutti, residenti del quartiere e non. Abbiamo organizzato un cineforum per finanziare l’iniziativa e invitato gli amici a donare attrezzature. Nel giro di qualche settimana la palestra era fruibile e frequentata da gente del quartiere, ragazzi richiedenti asilo e ragazzi dell’area penale”. “All’inizio c’era un vero e proprio rifiuto da parte dei residenti ad allenarsi con quelli che chiamavano “i nivuri”” – ci dice Enzo Zerilli, presidente dell’Associazione Amici del Terzo Mondo, associazione attiva da 35 anni sul territorio proprio sui temi dell’integrazione – “Ma dopo la prima diffidenza hanno iniziato a socializzare: ora si chiamano per nome, conoscono le storie gli uni degli altri e si frequentano anche fuori dal centro”.

Dopo la palestra è nata l’idea dell’Orchestra: “Simba, una capo scout nostra amica ci ha chiesto se, nel centro, oltre a doposcuola per richiedenti asilo e ragazzini disagiati, facevamo anche lezioni di chitarra – continua Salvatore Inguì – e lì abbiamo fatto come per la palestra: siamo andati su Ebay e abbiamo comprato le prime 5 chitarre e le abbiamo esposte nel centro. Nel giro di poco tempo c’erano già 10 iscritti! Allora abbiamo fatto un appello sui social chiedendo di donare strumenti. Sono iniziati ad arrivare strumenti come se piovesse. Oggi abbiamo una trentina di chitarre, una batteria, tre tastiere, una decina di percussioni! Man mano che arrivavano gli strumenti li esponevamo e invitavamo le persone a partecipare”. “A quel punto, dopo aver raccolto decine di strumenti ed iscritti, si è posto un problema: chi doveva tenere le lezioni?” – ci dice ridendo Enzo Zerilli – “Per fortuna non siamo tipi che si perdono d’animo e infatti nel giro di poco abbiamo trovato quattro musicisti che si sono “immolati” per la causa: Salvo Casano cura la parte ritmica e fa lezioni di batteria e percussioni, Luca Scavone e Marco Saladino tengono le lezioni di chitarra, Daniele Nuccio insegna a suonare la tastiera”.

Oggi, quando è al completo, l’Orchestra conta 70 persone. Ad aprile le prime prove, il 17 giugno facevano già il primo concerto in piazza durante la Giornata del Rifugiato. Il 28 luglio prossimo saranno addirittura ospiti a Trappeto, presso il Borgo di Dio Centro di Formazione Danilo Dolci, all’interno dei 5 giorni di Campo Nazionale Giovani di Libera. “Nell’orchestra siedono uno accanto all’altro ragazzi dei quartieri popolari con pendenze penali e storie familiari complicate e maestri di musica, ragazzi di Sappusi e ragazzi di colore. Dopo le prove si scherza e si mangia insieme, tenendo conto delle diverse esigenze alimentari. Ma le diversità non sono più uno scandalo. Da 35 anni mi occupo di questi temi e non conosco altro modo di fare integrazione che quella tramite il contatto diretto e il passare del tempo insieme” ci dice Enzo Zerilli, uno che, quando gli sbarchi c’erano ma non erano ancora un’emergenza e l’accoglienza non era organizzata (non c’erano ONG, cooperative e centri d’accoglienza) veniva chiamato di notte dai Carabinieri per portare le prime coperte e i primi generi di conforto ai profughi, i quali venivano fatti accampare negli spogliatoi dello Stadio Comunale della città. E poi chiosa: “In quattro mesi si è scatenato qualcosa di magico”.

E magica è veramente l’atmosfera che si respira qui a Sappusi, Marsala, in una calda sera di luglio siciliano, dove delle associazioni (Libera, Amici del Terzo Mondo, Archè), il Comune, La Parrocchia, Lo stato (Ufficio Servizio Sociale per i Minori del Dipartimento Giustizia Minorile) si sono uniti in un’alchimia unica dimostrando che è possibile fare comunità. Da Marsala, dalle città di provincia del sud d’Italia, dai loro quartieri popolari può partire la resistenza culturale e politica alle politiche di Salvini e di tutti quelli che dicono “facile parlare di immigrazione, di accoglienza e di frontiere aperte quando non si abita nei quartieri popolari”. Appunto, facile. Facile dire fesserie come queste quando in quei quartieri si passa in auto blu solo per lanciare messaggi di odio. Sappusi ci dice che è possibile creare nuovi spazi d’incontro. Creare spazi d’amore ai tempi di Salvini.

Renato Polizzi

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