Il biodigestore domestico, un antidoto contro l’emergenza rifiuti. Mario Ragusa: “Strumento inserito nel Paes di Marsala”

redazione

Il biodigestore domestico, un antidoto contro l’emergenza rifiuti. Mario Ragusa: “Strumento inserito nel Paes di Marsala”

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sabato 28 Luglio 2018 - 07:30

C’è uno strumento che potrebbe avere un notevole impatto sul rapporto dei cittadini con i rifiuti e l’energia, soprattutto per quanto concerne l’organico: si tratta di un impianto ad uso domestico – denominato “Homebiogas 2.0” – che produce energiaattraverso un processo di biodigestione a emissione zero. Di fatto, si tratta di un macchinario poco più piccolo di una tenda da campeggio, che può essere collocato in giardino o in un terrazzo. Dopo una fase preliminare, in cui si inseriscono 1200 litri di acqua e 100 litri di letame fresco, nella parte superiore dell’impianto si accumula gas e, trascorse tre settimane, si possono introdurre i rifiuti organici.

All’interno del biodigestore avviene una fermentazione in assenza di ossigeno della parte organica dei nostri rifiuti, secondo una trasformazione del tutto naturale. Dalla fermentazione si ottiene il biometano (che può essere utilizzabile fino a tre ore al giorno in cucina o come carburante) e un fertilizzante naturale, ideale per la coltivazione delle piantedell’orto di casa. Il biodigestore casalingo fu ideato alcuni anni fa in Israele, dove alcuni ricercatori locali ebbero l’intuizione di uno strumento che si proponesse come una miniatura dei tradizionali impianti di trasformazione di grandi dimensioni. Il progetto prevedeva l’uso dei rifiuti organici provenienti dalle cucine, ma anche l’assorbimento degli scarti tradizionalmente destinati alla fossa Imhoff. Tutto ciò consentirebbe, se applicato da tutti, di azzerare progressivamente il conferimento di organico in discarica, di risparmiare sulle bollette e sulla tassa sui rifiuti nonché di contribuire alla salvaguardia dell’ambiente.

“Con questa macchina abbiamo chiuso l’economia circolare”, sottolinea con soddisfazione Mario Ragusa, funzionario direttivo dell’Istituto regionale Vini e Oli di Sicilia e da anni sostenitore di progetti innovativi in campo energetico. Ragusa aveva già caldeggiato l’inserimento del biodigestore all’interno del Paes adottato dal Comune di Marsala. Ma in quel caso si trattava di un impianto di grandi dimensioni, che avrebbe consentito di lavorare l’organico proveniente da metà provincia di Trapani. Nell’auspicio che si trovino forme e modalità per fare in modo che il biodigestore domestico, ben più avanzato rispetto alle compostiere, possa diventare di uso comune, alcuni privati stanno cominciando a sperimentarlo: come Gianfranco Maltese, che sta dando all’azienda agricola di famiglia un chiaro indirizzo biologico, convinto che dopo anni in cui “abbiamo vissuto sperperando quello che la natura ci donava”, occorra un cambio di mentalità per rilanciare l’agricoltura e salvare l’ambiente.

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