Un duro colpo alle casse comunali e ai progetti dell’amministrazione comunale per l’anno in corso. Questo, in sintesi, l’impatto che le sentenze della Corte di Cassazione sulle procedure di esproprio relative all’area artigianale di Amabilina hanno avuto sul Comune di Marsala. A spiegare con chiarezza come è andata la vicenda e quali saranno i suoi effetti per la città, sono stati il sindaco Alberto Di Girolamo e il segretario generale Bernardo Triolo, nel corso di una conferenza stampa tenutasi in mattinata in sala giunta (presenti anche gli assessori Rino Passalacqua e Andrea Baiata).
La vicenda si sviluppa tra il 2006 e il 2008: approvato il progetto esecutivo, i progettisti dell’ente Giuseppe Giacalone e Stefano Pipitone e il rup Gianfranco D’Orazio calcolarono le indennità di espropriazione dell’area, considerandola in parte con destinazione pascolo e in parte con destinazione orto irriguo, dichiarando di essersi attenuti “alla giurisprudenza più autorevole”. Tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007, le ditte Bonafede e Morsello hanno presentato opposizione, sostenendo che con l’approvazione della variante urbanistica da parte del Commissario straordinario nel 2005 (il Consiglio comunale a quel tempo non era in carica in seguito all’autoscioglimento) la valutazione dell’esproprio doveva essere riconsiderata. Il mancato accordo tra ente e privati, ognuno rimasto fermo sulle proprie convinzioni, ha portato all’inizio dell’iter processuale, conclusosi lo scorso 30 aprile, con due pronunciamenti definitivi da parte della Cassazione, che ha di fatto accolto la tesi del legale delle famiglie Bonafede e Morsello, facendo riferimento a due sentenze del 2008, secondo cui nel calcolare l’esproprio si sarebbe dovuto tener conto della variante urbanistica approvata, riconoscendo ai privati 40 euro per ogni metro quadro. Alla luce di ciò, il Comune di Marsala deve adesso corrispondere alle due parti interessate una somma pari a circa 3 milioni di euro.
Da dove si prendono questi soldi? Il sindaco Di Girolamo ha spiegato che tale cifra dovrà essere necessariamente recuperata attingendo a parte dell’avanzo di cassa originariamente destinato agli investimenti. Di fatto il Comune di Marsala, che aveva programmato circa 6 milioni di euro per interventi riguardanti strade, scuole, luci, fognature e rotatorie, potrà utilizzare per tale scopo solo la metà di questa cifra e, conseguentemente, dovranno essere ridimensionati gli investimenti previsti. L’amministrazione interesserà della vicenda la Procura e la Corte dei Conti per verificare la correttezza dell’operato degli uffici comunali interessati (“ma non intendiamo cercare un colpevole”, ha sottolineato Di Girolamo). Contestualmente, trasmetterà la delibera con questo nuovo e inatteso debito fuori bilancio al Consiglio comunale per una inevitabile presa d’atto. “Abbiamo a che fare – ha spiegato il segretario Triolo – con regole finanziarie e contabili molto rigide, che ci impongono di riconoscere e contabilizzare tale debito nell’esercizio finanziario in cui è maturato, il 2018”. Tuttavia, sindaco e segretario hanno chiarito come il Comune di Marsala non rischi il fallimento.
C’è poi un’altra questione che tiene in ansia Alberto Di Girolamo e la sua giunta: quella riguardante la raccolta dei rifiuti. Attualmente Marsala produce una quantità giornaliera di rsu pari a 45 tonnellate. Le difficoltà delle discariche siciliane hanno però portato la Regione a rivedere al ribasso le quantità conferibili dai Comuni negli impianti presenti sull’isola. Secondo tale ripartizione, Marsala, che al momento conferisce i rifiuti indifferenziati tra Borranea (per il pretrattamento) e Motta Sant’Anastasia con un costo di 160 euro a tonnellata, dovrà trovare altre soluzioni per le 10 tonnellate eccedenti. “Abbiamo fissato un incontro tra i sindaci dell’SRR e il prefetto per studiare un piano d’azione”, sottolinea Di Girolamo, che però richiama ancora una volta i cittadini a un maggiore sforzo nella differenziazione dei rifiuti, soprattutto per quanto riguarda i condomini del centro storico, il cui dato è sensibilmente inferiore al 55% di differenziata che Marsala nella sua complessità è riuscita a raggiungere. Per evitare di ritrovarsi con i centri storici pieni di rifiuti durante la stagione estiva sono comunque al vaglio altre opzioni, come la riduzione a una sola giornata della raccolta “porta a porta” dell’rsu o l’esportazione delle tonnellate eccedenti il limite previsto dalla Regione in altre zone d’Italia o addirittura all’estero. Un’ipotesi, quest’ultima, che graverebbe in misura ancora maggiore sulle casse pubbliche e che arricchirebbe, come spesso accade, i “professionisti delle emergenze”, che potrebbero trattare sul prezzo in condizioni di forza rispetto agli enti pubblici.
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