Da qualche giorno i dipendenti dell’ IRVO (ex istituto viti e vino) sono in sciopero. Per la verità alternano giornate in cui sono presenti nella storica sede di via Trapani in assemblea, ai giorni in cui si astengono dal lavoro. Sui motivi (che peraltro la nostra testata ha illustrato in precedenti articoli) che hanno spinto i dipendenti a prendere questa decisione, ne parliamo con il rappresentante sindacale della RSA Ugl.
Enologo Giacomo Manzo quali sono le rivendicazioni che portate avanti?
“Ci tengo a precisare che noi tutti siamo consapevoli del disagio che causiamo agli operatori del settore. Ma purtroppo a causa dei tanti ritardi accumulati e per colpa della mancanza di risposte alle nostre rivendicazioni, siamo stati costretti a prendere queste decisioni”.
Entriamo nel merito, voi non ricevete stipendi da diversi mesi.
“Per la precisione siamo creditori di 4 mensilità e non essendo facoltosi, i dipendenti dell’Ente utilizzano il frutto del loro lavoro per mantenere la famiglie. Tengo anche a precisare che malgrado le nostre insistenze e l’assenza di risposte fino a questi giorni, abbiamo continuato ad assicurare la nostra presenza nei posti di lavoro. Siamo in oltre settanta dipendenti dislocati in diverse realtà regionali. A Marsala siamo in sette. La qualità del nostro lavoro è certificata dalla storia dell’ente e testimoniata dai riconoscimenti di quanti lavorano nella produzione del vino e dell’olio”.
In un recente documento il sindacato ha affermato che non si tratta soltanto di una protesta per la mancata corresponsione degli stipendi.
“Esattamente. Il quadro generale è più a tinte fosche di quanto possa sembrare. La mancata corresponsione degli emolumenti ai lavoratori è soltanto la conseguenza di quanto accaduto negli anni passati”.
Ci spieghi meglio.
“L”istituto si trova in regime di commissariamento da oltre 6 anni. Noi non abbiamo alcun interlocutore. Manca un Cda che tracci una linea programmatica che miri a sviluppare la politica “aziendale”. Abbiamo chiesto a i vari governi della regione che si sono succeduti di svolgere quello che sono chiamati a fare: nominare il Cda. Invece abbiamo ricevuto solo risposte molto vaghe. E l’Irvo che ha una storia d’eccellenza oggi si trova in condizioni di operare in regime di precarietà. Se non avremo risposte politiche ed economiche, saremo costretti a continuare le nostre azioni di lotta”.
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