Daniele Nuccio: “Il mio impegno per il cambiamento, in rete con le realtà più valide del territorio”

Vincenzo Figlioli

Daniele Nuccio: “Il mio impegno per il cambiamento, in rete con le realtà più valide del territorio”

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venerdì 02 Febbraio 2018 - 07:34

Trent’anni compiuti a ottobre, dal 2015 consigliere comunale nella coalizione che sostiene il sindaco Alberto Di Girolamo, Daniele Nuccio è l’unico marsalese candidato nel collegio uninominale alla Camera per le prossime elezioni politiche, ma è anche al numero 3 nel listino proporzionale (dietro Erasmo Palazzotto e Ina Pantaleo). Dopo aver dato la propria disponibilità a sostenere il progetto del presidente del Senato Pietro Grasso (che ha firmato la prefazione del suo libro, “Quando i jurnatere erano giganti), nei giorni scorsi ha ufficializzato la propria partecipazione a questa competizione elettorale.

Cosa l’ha spinta a candidarsi con LeU dopo aver sostenuto alle regionali il candidato del Pd Giacomo Tranchida?

Sono convinto da sempre che anche nel nostro territorio dobbiamo fare tutto il possibile per la costruzione di un centrosinistra forte, credibile e di governo. Ritenevo giusto, in quel momento, operare quella scelta perchè andava esattamente nella direzione sopra citata. La storia recente è purtroppo andata verso una mutazione genetica del Pd, che nel nostro territorio è sempre più un partito che non guarda a una base di centrosinistra, ma che di fatto premia la fedeltà incondizionata al capo.

Le era stata proposta anche la candidatura alle ultime regionali. Perchè a novembre ha rifiutato e oggi accetta?

Non c’erano le condizioni. Fermo restando che mi candido da indipendente, in questo caso ha pesato il rapporto personale con il presidente Grasso, oltre che la possibilità di prendere parte alla costruzione di un progetto valido, che vuole cambiare l’agenda politica tornando a riscoprire i valori dell’uguaglianza, del diritto al lavoro, dell’integrazione: tutti aspetti che mi hanno convinto a metterci la faccia, con la mia storia e la determinazione che in questi anni è stato un punto focale dell’impegno profuso al servizio della mia comunità.

Cosa farebbe da parlamentare nazionale per Marsala?

Quello che non è stato fatto negli ultimi 20 anni. Ho sempre pensato che a qualunque livello non si possa prescindere dalla capacità di fare rete in una provincia importante e per troppo tempo dimenticata, mortificata e sacrificata sull’altare dei personalismi o delle logiche d’apparato. La provincia di Trapani e le sue potenzialità devono tornare al centro di un ragionamento che guarda all’intero bacino del Mediterraneo, sotto il profilo dell’integrazione e del rilancio di tutte quelle realtà produttive d’eccellenza che insistono in questo territorio. Le scelte fatte in questi anni sull’aeroporto di Birgi si sono rivelate sbagliate, perchè hanno prodotto incertezze e precarietà: serve una nuova politica di investimenti sulle infrastrutture, una nuova visione sulle politiche comunitarie. In sintesi, servono una nuova visione e una nuova narrazione del territorio, funzionale alla crescita della nostra più grande industria, il turismo.

A proposito di industria: Marsala, un tempo, era considerata la città del vino. Adesso non c’è più nemmeno il Consorzio…

Bisogna scegliere se continuare a lamentarci perchè non c’è più il vecchio Consorzio, il cui primo disciplinare risale agli anni ’60, o se riprendere il ragionamento, consapevoli di ciò che si è sbagliato per ricominciare in una logica capace di contemplare i diritti e gli interessi della grande industria, ma anche e soprattutto la grande moltitudine di agricoltori che rappresentano il nostro patrimonio più importante. Sarebbe anche importante guardare ad altre realtà, in cui i Consorzi hanno messo in campo strategie realmente funzionali alla crescita del territorio.

Sulla lotta alla mafia si è fatto già tutto o il prossimo Parlamento dovrà tornare ad occuparsene?

Le inchieste dimostrano che ancora oggi il potere di infiltrazione della mafia è ancora alto. Basta vedere la nostra provincia: Castelvetrano è commissariata, a Trapani non si riesce ad eleggere un sindaco e un potenziale candidato, come il senatore D’Alì, ha sulle spalle una sentenza che lo assolve solo in parte dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, dichiarando prescritte le accuse riguardanti i fatti precedenti al 1994. Dobbiamo ricordare che questa è la terra di Matteo Messina Denaro, il cui impero sta continuando a subire sequestri e confische, a testimonianza di quanto Cosa Nostra sia radicata nel tessuto economico di questa provincia. In questo quadro, non servono battaglie di testimonianza. La Commissione Antimafia, in tale ottica, può fare molto, non solo sotto il profilo del controllo, ma soprattutto in termini di azione propulsiva all’elaborazione di provvedimenti di legge che vadano nella giusta direzione. Il faro da seguire, per quanto mi riguarda, resta l’impalcatura della relazione di minoranza che presentò Pio La Torre.

La nostra redazione porta avanti da tempo una campagna di sensibilizzazione sull’emigrazione giovanile, sottolineando come ogni anno scompaia dalla Sicilia l’equivalente di un paese di 20.000 abitanti…

L’emorragia che si registra ogni anno è drammatica. La politica deve impegnarsi a costruire le condizioni affinchè questi ragazzi, acquisite competenze e professionalità, possano tornare qui, se lo vorranno. Va ricordato che i nostri vanno via perchè c’è ancora una politica clientelare, che rappresenta un freno all’occupazione giovanile, danneggiando chi ha talenti. Un Paese che perde le sue risorse migliori, è un Paese senza futuro. Mentre le nostre energie migliori finiscono per arricchire altri Stati che invece premiano il merito.

Si sente un punto di riferimento per la sua generazione?

Non c’è una battaglia tra quelle che ho portato avanti in questi anni che non fosse frutto di una condivisione di valori con le realtà che considero più valide sul territorio. Ho cercato di rivolgermi costantemente ai ragazzi e alle ragazze che hanno a cuore la loro terra e vogliono cambiarla, con una particolare attenzione agli interventi di riqualificazione urbana, all’innovazione, al mondo delle associazioni. Perchè, a prescindere dal mio percorso politico, mettere in rete queste esperienze è la più grande garanzia di cambiamento che questa terra possa avere. Per quanto mi riguarda, mi sforzerò di fare da collante.

La nostra è una terra di partenze, ma anche di approdi. Qual è la sua posizione sull’immigrazione?

Dobbiamo cambiare paradigma sull’immigrazione. Il mio impegno politico è volto a contrastare chi specula sulla paura. Credo che, se ben organizzato, come dimostrano autorevoli studi il fenomeno migratorio può rappresentare un valore aggiunto sotto tutti i profili. Non è più sufficiente commemorare la Shoah quando si sta consumando un genocidio a poche miglia dalle nostre coste. Un giorno la storia ce ne chiederà conto. Nel mio piccolo voglio contribuire a costruire un’Italia che non si rassegna a vivere nella paura, non voglio vivere in una società che regredisce al livello culturale dello scontro razziale. La disinformazione sul fenomeno alimenta questa pericolosa deriva, basterebbe guardare alle analisi statistiche per verificare che questo fenomeno può trovare cittadinanza soltanto sotto un profilo: il dramma umanitario. L’italia e L’Europa sono davanti ad un bivio, dal percorso che intraprenderemo passa il futuro di un’Europa per come i padri fondatori a Ventotene l’hanno immaginata. Voglio credere che la mia città saprà emanciparsi e condividere assieme una battaglia entusiasmante di speranza difficile, ma fondata anche sulla necessità di rivendicare il ruolo di Marsala su scala regionale e nazionale. Sono fiducioso sulla possibilità che le persone libere e indipendenti sapranno raccogliere questa sfida.

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