Venticinque anni senza Rita Atria: domani don Ciotti a Partanna

redazione

Venticinque anni senza Rita Atria: domani don Ciotti a Partanna

Condividi su:

martedì 25 Luglio 2017 - 12:53

Ricorre domani il 25° anniversario della morte di Rita Atria, la giovane testimone di giustizia partannese che decise di togliersi la vita sei giorni dopo la strage di via d’Amelio. Come ogni anno, la comunità di Partanna e il mondo dell’associazionismo antimafia torna a rendere omaggio alla sua memoria nella giornata del 26 luglio: alle 17 è previsto il ritrovo dei partecipanti presso lo spiazzale antistante l’ingresso principale del cimitero comunale; alle 17.30 comincerà la commemorazione di Rita Atria, con la lettura di brani e momenti di riflessione. Alle 18 è invece previsto l’intervento conclusivo di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, che ogni anno non fa mancare la sua presenza a quest’iniziativa. Alle 19 ci si sposterà verso la tomba di Rita Atria per un momento di preghiera.

A ricordare la “siciliana ribelle” nell’anniversario della sua morte è anche il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti umani, che ha inviato una nota agli organi di stampa a firma del professore Romano Pesavento, che sottolinea “l’alto senso civico e la grande forza morale con cui questa coraggiosa e giovane donna ha affrontato il mondo malavitoso che la circondava e l’omertà cieca di cui era succube il territorio di Partanna”.

locandina anniversario Rita Atria

locandina anniversario Rita Atria

“Rita – scrive Pesavento – con grande lucidità aveva colto gli aspetti più significativi e difficili di un’autentica lotta alla mafia. A pensarci bene tutto ciò che non rientra tra i “diritti” di un cittadino, ma è afferente a quel mondo oscuro e limaccioso dei “favori”, costituisce l’anticamera della mafia. Eppure scavalcare gli altri nella ricerca di un posto di lavoro senza qualifiche o ricevere privilegi particolari affascina ancora troppe persone. Mentalità mafiosa è pretendere quello che gli altri cercano di ottenere legalmente. Si dovrebbe riflettere su tutto questo. A nostro avviso, occorre sensibilizzare i giovani, in quanto la legalità assume una sua funzione quando si estrinseca in consapevolezza dei principi che determinano la coesistenza tra comunità d’individui sempre più ampie, articolate nonché correlate e implica anche l’interiorizzazione di norme compartecipate, che non rappresentano un obbligo, bensì l’anima della nostra democrazia. Per tanto è doveroso salvaguardare, fin dalla più tenera età, i cardini della legalità e dei diritti umani, in modo che possano radicarsi nella coscienza collettiva e diventare automaticamente il viatico per una scelta di vita responsabile e dignitosa. Riteniamo fondamentale, inoltre, promuovere quanto previsto dall’art. 1, comma 7 della legge n. 107/2015, che sottolinea tra gli obiettivi formativi prioritari alla lettera d) i seguenti aspetti: “sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze e il dialogo tra le culture, il sostegno dell’assunzione di responsabilità nonché della solidarietà e della cura dei beni comuni e della consapevolezza dei diritti e dei doveri, potenziamento delle conoscenze in materia giuridica ed economico-finanziaria e di educazione all’imprenditorialità”. Consideriamo ancora prioritaria l’iniziativa portata avanti dal MIUR in merito al Piano di educazione alla legalità, in vista degli obiettivi dell’Agenda 2030 e ci auguriamo che l’insegnamento del Diritto, come canale privilegiato di divulgazione dei valori della legalità, trovi ampio spazio in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Parliamo della storia di Rita e della sua voglia di cambiamento nelle scuole; accendiamo la luce dell’onestà nelle menti dei futuri cittadini”.

Condividi su: