C’erano una volta i ladri gentiluomini. Il mitico Robin Hood rubava ai ricchi per dare ai poveri, Arsenio Lupen truffava la gente sempre vestito con un look invidiabile. E chi non tifava per Robert Redford e Paul Newman che, ladri, nel film la “Stangata” fregavano colleghi e poliziotti? La storia, a volte, si ripete: in Austria un gruppo di signori ben vestiti entra in un casinò e con l’ausilio di carte truccate fa saltare il banco. Scoperti escono da un’uscita secondaria e, chiedendo scusa, spogliano dei gioielli alcune anziane signore che incontrano per le scale. In Brasile due ladri pagano il biglietto entrano in un famoso museo e, senza usare ne armi ne oggetti pericolosi, rubano alcuni quadri di inestimabile valore (un Monet e un D’Alì tra gli altri) e poi fuggono mischiandosi tra i visitatori. Abbiamo più volte ripensato a questi episodi rivedendo quelli imbroglioni che, chi inquisito, chi in galera, hanno popolato le vicende bancarie di quest’inverno. Che facce e che indecenza di linguaggio. I Billè e i Consorte non solo ci hanno ripulito le tasche, già quasi vuote per conto suo, ma dai teleschermi ci guardavano con aria supponenza; e Fiorani? Il campione della compagnia! Una volta nelle banche la frase di rito era : “Fermi tutti questa è una rapina” ora pare di sentirli questi al Cafone del crimine: “Fermi tutti questa è una scalata, oppure mani in alto questa è un Opa”. Noi vorremmo un mondo senza ladri, che se ci debbono per forza essere, che almeno siano educati.
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