Il paziente diabetico e il Ramadan, un corso per medici a Mazara del Vallo
Si è svolto nei giorni scorsi a Mazara del Vallo il corso ECM, Il “Paziente Ramadan: un fenotipo emergente nella realtà diabetologica”, che ha visto la partecipazione di diabetologi e MMG dell’ASP di Trapani. Il corso è stato progettato e organizzato dall’UOC di Endocrinologia, Diabetologia e malattie del Ricambio, dell’ospedale “Paolo Borsellino” di Marsala, nella persona della dottoressa Maria Antonietta Scarpitta, in collaborazione con Natalia Visalli dell’UOC Diabetologia e Dietologia del Santo Spirito di Roma, con il patrocinio nazionale dell’AMD (Associazione Medici Diabetologi) e la collaborazione della Scuola Permanente di Formazione Continua AMD.
A completare il “board” scientifico il Prof. Gregorio Caimi, dell’Università di Palermo, i diabetologi Francesca Novara, Giuseppe Giordano e Antonino Lo Presti. L’apertura dei lavori, affidata ai medici Giacomo Angileri e Filippo Maggio, ha sottolineato l’importanza dell’argomento per la gestione di una patologia cronica così diffusa anche nella comunità islamica, presente in maniera molto rappresentativa nel territorio. La religione musulmana non obbliga i pazienti diabetici a rispettare norme vincolanti, quali il digiuno, molti però, lo scelgono spontaneamente esponendosi agli squilibri metabolici. Il Piano Nazionale del Diabete, si è posto l’obiettivo di promuovere l’empowerment del paziente nel proprio contesto sociale attraverso l’impiego appropriato dei mediatori culturali al fine di superare le barriere culturali e linguistiche, con formazione specifica rivolta ai team diabetologici che siano in grado di realizzare percorsi di educazione terapeutica pertinente rivolta ai pazienti e alle loro famiglie.
Da qui l’esigenza di accrescere la formazione transculturale degli operatori sanitari, per essere in grado di fronteggiare un periodo di digiuno prolungato e ripetuto nel tempo senza incorrere nelle complicanze ad esso connesse, e di fornire strumenti conoscitivi relativi alle culture “altre” presenti nel territorio, insieme con metodologie operative di supporto al fine di garantire una corretta educazione interculturale.