Non so se siete a conoscenza dello strapotere che hanno i giornalisti. Io si, per ovvi motivi. Possono, devono e fanno l’opinione della gente, ma fino ad un certo punto. Oltre la sfera dell’opportunità la forza dei giornali viene neutralizzata (le elezioni insegnano). Ma questo è un altro discorso, che non fa per niente ridere. Lui sì, invece.
Robertone nazionale colpisce ancora. Proprio lui che ha costruito 20 anni di monologhi sulle stramberie di Berlusconi. Quello che con Silvio al potere la Costituzione era la più bella del mondo e con Matteo invece “è bella, però”.
Adesso è il protagonista di una vicenda che possiamo così riassumere: dopo il successo de “la vita è bella” (premio Oscar) decide di aprire degli studi cinematografici vicino Terni (dove girò proprio il film campione d’incassi). Investiti negli anni una cifra non chiara, dai 10 ai 16 milioni di euro di soldi PUBBLICI (provenienti dalla comunità europea, stato, regione, comune). E’ chiaro invece che se Benigni vuole fare una cosa i soldi arrivano da tutte le parti (è così semplice anche per voi che leggete, vero?).
L’esperimento va male. 200 lavoratori più tutte le maestranze in mezzo alla strada. Gli Umbria Studios (così si chiamano) venduti a quelle “brave persone” già proprietarie di Cinecittà (che nel frattempo ha 32 milioni di debiti e sta per tornare in mano a noi contribuenti che abbiamo deciso, “liberamente”, di salvare Cinecittà), cioè Abete, De Laurentis e Della Valle (averli scritti in sequenza mi ricorda il trio Aldo, Giovanni e Giacomo e l’ilarità dei primi film).
Come andrà a finire non lo so e non mi interessa (ne abbiamo persi così tanti di soldi pubblici…), ma forse non lo sapremo neanche. Infatti poco se ne parla sui giornali. Solo ilfattoquotidiano sta, anche in questo caso per ovvi motivi, martellando sull’argomento. Un tema servito ai giornalisti del quotidiano diretto da Travaglio e Gomez su un piatto d’argento, perché il caso è stato portato alla luce dalla trasmissione di Rai 3 REPORT. La stessa che è stata diffidata da Benigni. Un giro che evidentemente non interessa molto a giornali come Repubblica o il Corriere.
A scanso di equivoci, nessuno mette in dubbio le capacità artistiche di Robertone. Rimane un grande artista, anzi, forse lo è stato. Non ricordo a memoria l’ultima volta che mi ha fatto ridere davvero (ma sarà un mio problema). Non importa. L’importante è che se ti chiami Benigni puoi fare e disfare come ti pare. Puoi dire quello che ti pare e puoi cambiare idea con la stessa velocità con cui Bolt vinse le olimpiadi (e credo che andasse molto forte). Nel nostro paese è più importante come ti chiami. Dovremmo fare uno sforzo maggiore per capire che al di là c’è ben altro.
Anche se ti chiami Benigni, da essere umano, puoi scivolare su una buccia di banana e se lo fai per colpa di altre persone (come lui vorrebbe farci credere in queste ore) dovresti fare nomi e cognomi, se no sei un po’ come uno dei tuoi ultimi flop, Pinocchio. Sui social ci sono da una parte i sostenitori, secondo i quali può pure commettere una rapina, ma sarà sempre il grande Benigni (un po’ come accadde con Moggi). Dall’altra quelli più lucidi (pochi) e i bigotti, fan del mocassino, che hanno per più di un ventennio votato Forza Italia (ora PD?). Per voi sarà pure una vendetta, per me ci vuole coraggio, se fossi in voi, a fare critica. Tanto coraggio. State sereni che siete come i mocassini che avete ai piedi. Passati di moda, ma non lo sapete.
Ninny Bornice