La scorsa primavera la Regione ha dichiarato estinte 9 Ipab in tutta la Sicilia. Tra queste, anche l’Opera Pia “Istituto Assistenza all’Infanzia Femminile Rubino” di Marsala. Una struttura storica, che in tanti anni da dato supporto e sostegno a tante giovani che vivevano le difficoltà di contesti sociali e familiari particolarmente critici. Una storia innegabilmente nobile, dunque, che recentemente però si è ritrovata a fare i conti anche con la cronaca giudiziaria, in seguito alla denuncia di abusi sessuali nei confronti di una minore che ha portato sul banco degli imputati la direttrice dell’istituto Giuseppa Signorelli e il bidello Vincenzo Galfano. Un processo conclusosi in primo grado il 18 febbraio del 2015 con le condanne, rispettivamente a 10 e 9 anni di reclusione, emesse nei confronti della donna e del suo complice, per i quali è stata inoltre disposta l’interdizione dai pubblici uffici.
Tuttavia, a scolpire la parola “fine” sulla storia dell’istituto è stato il decreto della Presidenza della Regione dello scorso 23 marzo che ha disposto l’estinzione dell’Ipab nella forma in cui la comunità lilybetana lo ha conosciuto finora. Il decreto cede infatti al Comune di Marsala la titolarità della struttura: un “regalo” che non sarà a costo zero per l’amministrazione Di Girolamo, chiamata a farsi carico della gestione economica e patrimoniale dell’istituto. Una storia che si inserisce in un quadro più ampio: il futuro delle Ipab ha infatti suscitato grande preoccupazione a livello regionale in questi mesi e sull’argomento erano intervenuti anche i rappresentanti di Anci Sicilia: “Considerata la già drammatica situazione finanziaria degli enti locali della Sicilia, non è concepibile che, in attesa della legge di riordino, vengano accollati ai comuni i costi delle passività degli istituti e le conseguenze derivanti dall’assunzione del personale”.
Dell’argomento il sindaco Alberto Di Girolamo ha parlato con i vertici della Regione anche nel corso di alcuni suoi incontri palermitani, cercando di scongiurare il rischio che i debiti pregressi debbano pesare interamente sull’amministrazione municipale. Tuttavia – volente o nolente – il Comune di Marsala dovrà occuparsi del “Rubino” e, la scorsa settimana, la giunta comunale ha approvato una delibera che prende atto della situazione venuta a determinarsi. L’atto prevede che l’ente assorba nel suo organico solo uno dei tre ex dipendenti dell’Ipab, il segretario contabile Gaspare Signorelli, in quanto si tratta dell’unico che, dalla documentazione prodotta dal commissario straordinario Milione, risulta vincitore di concorso pubblico. Condizione che, al di là dell’attuale sospensione legata alla sentenza sopra citata, non si riscontra nel curriculum della direttrice e di Galfano, che stando così le cose non dovrebbero in nessun caso essere assorbiti dal Comune.
Da quanto si legge nella delibera, l’amministrazione sarebbe chiamata coprire un debito monstre, pari a 480.127,16 €, contratti dall’Ipab nei confronti di Giuseppa e Gaspare Signorelli e Vincenzo Galfano, tutti inquadrati finora come dipendenti regionali. Una somma, inserita nella relazione del commissario straordinario Francesco Milione, che non ha convinto gli uffici comunali e il vicesindaco Agostino Licari, che hanno messo nero su bianco le proprie contestazioni e contano di poter ridimensionare in maniera sostanziosa l’esborso economico richiesto alle casse dell’ente. “Riteniamo che alla fine la somma dovrebbe scendere al di sotto dei 200.000 € – spiega Licari – a fronte comunque dell’acquisizione di un’immobile al patrimonio comunale il cui valore è di oltre un milione di euro”.
Resta infine da capire come l’amministrazione Di Girolamo deciderà di utilizzare il “Rubino” nei prossimi anni. “Si presta a tante soluzioni – spiega l’assessore Clara Ruggieri – in ogni caso occorre un intervento economico sulla struttura e bisognerà trovare il modo per attingere a grandi finanziamenti. Magari riuscissimo a trovare i soldi per ristrutturarla…”.
Allo stato attuale sono in fase di studio due possibilità: il trasferimento nei locali dell’ex Ipab di una parte degli uffici comunali o la realizzazione di un centro destinato a mense, alloggi e servizi di assistenza a beneficio delle fasce più disagiate della popolazione. Un’ipotesi, quest’ultima, che assicurerebbe un’evidente continuità alla mission che il “Rubino” ha avuto finora.