Dopo alcune settimane di riflessione, l’associazione antimafie e antiracket “Paolo Borsellino” onlus ha deciso di rispondere alle dichiarazioni del figlio del magistrato ucciso dalla mafia. “Diffido l’associazione antimafia e antiracket di Marsala, che sembra particolarmente impegnata sul fronte delle costituzioni di parte civile nei processi contro la criminalità organizzata, a utilizzare il nome di mio padre”: queste le parole di Manfredi Borsellino, riportate dall’Ansa e successivamente riprese da vari organi di informazione. Dichiarazioni molto dure, che ancora una volta hanno fatto molto discutere il mondo dell’antimafia.
“Non intendiamo in alcun modo sottrarci – scrive il presidente dell’associazione Antonino Chirco – alla richiesta di trasparenza che in particolare arriva dal dottor Manfredi Borsellino, le cui parole meritano il più profondo rispetto e però certamente non sono quelle diffuse ad arte da alcuni organi di informazione. Certamente, e questo vogliamo subito dirlo con le parole, “non vi è stata da parte nostra una indebita strumentale appropriazione del nome del compianto dottor Paolo Borsellino”, cosa questa che riteniamo dimostrare con i fatti, con la storia della nostra associazione che è solo e soltanto palestra di impegno sociale e civile”.
Lo stesso presidente Chirco afferma adesso che “non risponde al vero che l’Associazione è stata diffidata ad utilizzare il nome del Magistrato Paolo Borsellino”, la cui eredità morale “costituisce patrimonio dell’intera comunità siciliana e nazionale”. Nella nota di replica inviata adesso agli organi di stampa viene ripercorsa la storia dell’associazione Antiracket di Marsala onlus, costituita il 7 maggio 2001 e nel 2014 trasformata di associazione Antimafie e Antiracket “Paolo Borsellino” onlus.
“Il passo in avanti compiuto – si legge ancora nella nota – non è stato solo quello di scegliere nel 2014 di intestare l’associazione al compianto procuratore, ma è stato quello di trasferire l’impegno per la legalità e contro la mafia dalle aule dei Tribunali dentro le istituzioni pubbliche e soprattutto nelle scuole. Noi la pensiamo e continueremo a pensarla in questo modo: non ha senso costituirsi come società civile, attraverso gli enti locali o le associazioni, nei processi se poi i dati processuali non vengono materialmente trasferiti verso la pubblica conoscenza. Noi il nostro lavoro lo conduciamo in questo modo, grazie al volontario impegno di tanti nostri associati: portando nelle scuole, in mezzo alla società civile, ad ogni utile occasione tutto quello che avviene nei Palazzi di Giustizia, volendo far scorrere la conoscenza dei fatti lungo tutto il nostro Paese. E’ proseguendo in questo cammino che si è costruita la rete in diverse regioni italiane”. Chirco, a nome dell’associazione, accusa “alcuni organi di stampa” di aver voluto cavalcare le parole di Manfredi Borsellino, ribadendo che non sarebbero mai state pronunciate.
Infine, il presidente ripercorre le tappe del carteggio che comunque c’è stato con la famiglia del magistrato: “Nella fase di trasformazione anche statutaria dell’Associazione Antiracket onlus di Marsala, nel momento in cui i soci hanno condiviso la proposta di intestarla al dottor Paolo Borsellino, sono stati contattati alcuni familiari per la preventiva autorizzazione, giungendo ad una corrispondenza con il dottor Manfredi Borsellino che, in una sua mail di risposta delle ore 23,16 del 18 maggio 2014 apprezzava il nostro garbo d’aver chiesto l’autorizzazione ad utilizzare il nome del padre, garbo che in passato altre associazioni o premi non avevano avuto. In quella circostanza lo stesso ci augurava il raggiungimento di risultati importanti. Qualche giorno dopo (21 maggio 2014) comunicammo il cambio di denominazione e non seguì altra corrispondenza. Con ogni probabilità il nostro errore è stato quello ritenere, la mail di risposta sopra ricordata, come un “avallo” alla nostra attività, avallo che, evidentemente, non c’è mai stato; ne prendiamo atto, anche a fronte della notizia ANSA dei giorni scorsi, rivalutando la predetta mail come un’espressione di generico interessamento all’iniziativa e non come un avallo. E’ stato, evidentemente, un errore di valutazione dettato dall’entusiasmo di cui ci scusiamo sinceramente. Al dottor Manfredi Borsellino e a tutti coloro i quali si sono più o meno interessati alla vicenda, anche a coloro i quali l’hanno fatto con lo spregevole obiettivo di distruggere un’associazione fatta di storia e d’impegno, desideriamo dire che le costituzioni di parte civile nei processi penali sono state fatte intanto per conto e nell’interesse di molte vittime delle mafie; non ci siamo mai permessi anche per un solo istante di sfruttare l’intoccabile e inviolabile nome del dottor Paolo Borsellino. Infine, assicuriamo e ribadiamo: la nostra attività è priva di ogni tipo di venalità, non mira alla cattura di guadagni o consensi. La nostra attività è anche di assistenza giudiziaria che spesso alle vittime è impedita per diverse ragioni. La nostra attività è costantemente al vaglio degli organi istituzionali preposti ai controlli, e al vaglio di questi organi oggi come ogni giorno”.
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