Corteggiamento alla siciliana

Vincenzo Figlioli

Marsala

Corteggiamento alla siciliana

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venerdì 18 Novembre 2016 - 06:45

Snobbata, sfruttata, umiliata e offesa: la Sicilia è stata spesso ai margini dell’agenda politica dei governi italiani, che per anni si sono dimostrati molto più interessati alle sorti delle regioni del centro e del nord, utilizzando il meridione come serbatoio di voti per consolidare le proprie posizioni. E’ stato sempre così, dall’Unità d’Italia ad oggi, nonostante le promesse delle campagne elettorali. Recente, ad esempio, è il ricordo del 61 a 0 che il centrodestra di Berlusconi piazzò in Sicilia alle elezioni del 2001: un risultato che si rivelò decisivo per l’esito di quella competizione elettorale. Peccato poi che i 61 parlamentari siciliani eletti con Forza Italia, An e Udc risultarono molto meno decisivi nell’orientare le scelte politiche e la ripartizione delle risorse in direzione di una modernizzazione della loro regione di provenienza, limitandosi a qualche intervento a favore del proprio collegio elettorale. In extremis, a fine legislatura, si arrivò a completare l’autostrada Palermo-Messina, ma ben presto gli automobilisti siciliani ebbero modo di scoprire quanto fosse scadente la qualità dei lavori effettuati.
La memoria risulta quantomai preziosa in questi giorni: evidentemente Renzi e il suo staff si sono resi conto che per avere qualche chance di vittoria al referendum occorre insistere molto sulla Sicilia e i suoi elettori. Non è un caso, dunque, se in queste settimane stiano arrivando frotte di ministri, sottosegretari e parlamentari a spiegare le ragioni del “sì” alla riforma costituzionale e ad illustrare i provvedimenti che il governo sta studiando per modernizzare davvero l’isola. Renzi, ad esempio, non perde occasione di ricordare di aver puntato su Taormina a discapito della sua Firenze per ospitare il G7 del prossimo anno. C’è chi si entusiasma di fronte a questo corteggiamento spinto e chi invita a rimandarlo al mittente. La Sicilia ha senza dubbio bisogno di potenziare i collegamenti stradali, aerei e ferroviari, ma anche l’accesso alla banda larga e alle “autostrade del sapere”. Ma non può continuare ad incassare le promesse della politica nazionale senza prestare attenzione al loro mantenimento. Tocca dunque ai rappresentanti istituzionali vigilare affinchè quanto si sta affermando nei diversi angoli dell’isola in queste settimane non rimanga lettera morta. Viceversa, resterebbe il sospetto che certi slogan vengano alimentati solo per compiacere i propri leader, nella speranza di mantenere (o acquisire) un posto al sole nel loro “cerchio magico”. Un atteggiamento che nel 2016 sarebbe delittuoso continuare a mantenere. Senza contare che i volti che i cittadini ricorderanno a fronte di ogni aspettativa disattesa non saranno quelli dei dirigenti nazionali, ma dei loro omologhi locali.

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