I muri

Claudia Marchetti

Marsala

I muri

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mercoledì 16 Novembre 2016 - 07:30

La vittoria di Trump alle presidenziali americane, ha riaperto una questione annosa. Perché in verità il ben noto miliardario, ha trovato il piatto pronto. Il “muro della vergogna” eretto in Messico, è figlio di una politica attuata da Bill Clinton già nel 1994, per tutelare e far sentire protetti gli americani dall’ondata migratoria illegale, senza però abbandonare la possibilità di avere manodopera a bosso costo. Nelle aule parlamentari l’iter infine è stato approvato: il muro verrà costruito, fronteggerà la muraglia cinese se necessario. Anche l’Ungheria mesi fa ha costruito una barriera fortificata anti-migranti lungo i suoi confini meridionali. Lo ha fatto al primo allarme, al primo pericolo. Penso al muro di Berlino, alla separazione del blocco occidentale da quello sovietico, penso che la storia si ripeta sistematicamente, semplicemente perchè gli uomini che governano non riescono a correggere gli errori. Non riescono a risolvere i problemi o non vogliono o non conviene. Qualche giorno fa, assistendo alla presentazione delle Pantere Lilybetane, una squadra di hockey in carrozzina, l’amico Emiliano Zerilli ha detto una cosa profondamente vera: “Le barriere sono nelle menti delle persone”.

Nessun governo, dall’America all’Italia, ha saputo fronteggiare le ondate migratorie, lecite o meno che siano, attraverso un piano di polizia internazionale per segnalare i soggetti pericolosi, creando le possibilità attraverso l’apertura dei mercati, realizzando condizioni di stabilità nazionale, diminuendo le sperequazioni con politiche sociali non fine a sé stesse ma partendo dalle scuole, dalle strade, che possano fornire occasioni di lavoro, seppur con un minimo “bonus”, permettendo ai popoli svantaggiati di essere autonomi. L’Italia invece, sembra la risacca di tutto. Gli stati membri dell’Unione Europea fissano regole e mettono paletti; l’Italia no, sembra contare veramente poco in Europa e si trova ad accogliere e farne un business. Una macchina in cui oggi lavorano anche molti ex precari di enti locali che devono mantenere le proprie famiglie. Quindi non è vero che non vogliamo i migranti se all’America forniscono manodopera a basso costo e se per l’Italia sono fonte di posti di lavoro. Allora sarebbe bene adoperare una volta e per tutte una politica internazionale ed univoca, con regole che devono essere rispettate da tutti e sanzioni per chi le viola. D’altronde una delle prime regole che insegnano a scuola ad un bambino è che se porterà tutti i libri nello zaino, la sua schiena si curverà e non avrà la forza di sopportarne il peso; se dividerà col suo compagno di banco i libri, il peso sarà minore e potranno anche socializzare. Dovremmo abbattere muri, dividere i pesi, creare programmi. Iniziare dall’Abc.

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