Abbiamo sempre avuto dubbi, fin dai tempi in cui frequentavamo la scuola. Poi abbiamo approfondito e ci siamo fatti una nostra idea. Ci riferiamo al periodo storico denominato Risorgimento e in particolare alla figura di Giuseppe Garibaldi. Quel modo scolastico e insieme retorico di presentarlo come un eroe, dimenticando quello che accade negli anni successivi all’unità, ci dava fastidio. La storia la si scrive spesso con la penna dei vincitori ed è indubbio che Garibaldi lo fu. Uomo audace e di temperamento, per le sue imprese a volte impossibili amava circondarsi da uomini che neppure lontanamente sfioravano la sua tempra. Credeva nell’Italia unita, la sognava libera e repubblicana, la consegnò divisa ad una delle monarchie più “stupide” della sua era (e anche delle epoche successive (non furono i Savoia che fecero la prima guerra mondiale e consegnarono il Paese a Mussolini e ai fascisti?). Oggi nessuno si sogna di metter in dubbio l’unità d’Italia (e ci mancherebbe), ma allora ci fu chi la subì o meglio ci furono i tanti per i quali non cambiò nulla. Prendevano botte dai campieri dei nobili e continuarono a prenderle anche sotto i Savoia. Chiamavano eccellenza il padrone e si toglievano il cappello quando passava. E così accadde anche dopo che “passò” Garibaldi. Ma tutto questo centocinquanta anni dopo che c’entra con il monumento (piccolo, bruttarello e unico) che nella nostra città che ricorda “l’inizio”? Eppure qualche deficiente continua ad imbrattare il busto di Garibaldi, ieri ancora una volta, dopo la prima puntata della scorsa settimana. Non è con la vernice che si riscrive (o si cancella) la storia. La storia la si studia, ma questi evidentemente sono oltre che deficienti anche ignoranti. Quando cadde il comunismo a Mosca nessuno pensò di togliere la salma di Lenin esposta nella piazza rossa. Era la storia di quel popolo e divenne anche una attrattiva turistica. L’Italia è piena di posti intitolati a Vittorio Emanuele o a re Umberto (sempre Savoia erano…), ma la toponomastica non cambia. Quando eravamo piccoli c’era, se non ricordiamo male, una canzoncina che iniziava con le parole “Garibaldi fu ferito…”, ecco appunto l’eroe dei due mondi fu ferito in guerra nell’Aspromonte, voi non avete il diritto di imbrattarlo.
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