L’Unità intellettuale

Claudia Marchetti

Apertura

L’Unità intellettuale

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sabato 10 Settembre 2016 - 07:30

In questi giorni di Festa de l’Unità, che terminerà a Catania domani, 11 settembre, tutto si può dire ma di certo non si può parlare del termine che (ri)dà il nome ad una storica manifestazione. A voler esser leziosi e volendo fare un po’ di storia, anche in seguito all’avvio dell’anno scolastico, la Festa de l’Unità nacque nel ’45, dopo la liberazione dell’Italia dal fascismo e con la fine della seconda guerra mondiale, per opera del Partito Comunista Italiano. Con concerti, incontri e spettacoli organizzati in varie città italiane, era un modo per finanziare il giornale L’Unità. Oggi cosa è diventata questa manifestazione? Mangia, bevi e finanzia il Partito Democratico. Insomma, il nome è lo stesso ma la finalità no. Oggi più che mai, la Festa de l’Unità si traduce in polemiche all’interno del PD, principalmente. Sì perché da qualche mese, un D’Alema più fresco che mai, partecipa alle tribune politiche televisive calamitando l’attenzione dei media, con il suo parlare forbito da “sono tornati gli intellettuali”. Quelli come lui che hanno preso il largo nel ventennio berlusconiano che ha prodotto la sotto-cultura di cui stiamo pagando oggi le spese, quelle di un Governo che parla di “Buona Scuola” quando si sta mettendo in atto un disastro tra i banchi e nelle menti di giovani studenti.

D’Alema quindi, lui che si distacca dal movimento per formare i comitati per il No contro la riforma costituzionale, prendendo una netta posizione contro Renzi. Vorrei chiedergli perché, sarei curiosa di domandargli perché proprio adesso che raschiamo il fondo. Che ci sia del vero nella dichiarazione di Renzi: ”Berlusconi e D’Alema si amano”? Sarà vero che D’Alema c’è l’ha con  il premier toscano per “una mancata nomina”? Tutto può essere. Ma regge poco. L’ex Presidente del Consiglio dei Ministri ha scelto di prendere parte ad un percorso – assieme a Cgil, ANPI, Movimento 5 Stelle, ma anche con Berlusconi e Salvini – che condurrà molto probabilmente alle prossime elezioni politiche. E sarebbe anche ora che il popolo italiano esercitasse il suo diritto democratico di voto, che gli è stato negato per molto tempo, anche con una legge elettorale che fa acqua da tutte le parti. E senza che nessun organismo di controllo intervenisse così come da Costituzione. L’ultimo atto della battaglia, di una battaglia, è quello di D’Alema che acquista un libro ad una venditrice ambulante senegalese nel corso di un comizio: “Nel partito è vietato leggere i libri”. E davanti le telecamere dà alla donna un contributo di 50 euro. Così almeno non avrà solo finanziato il suo partito, quello cui dice ancora di appartenere malgrado tutto. “Nel PD è vietato leggere”, mi chiedo: da quando la politica è diventata una questione intellettuale?

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