Per tanti della nostra generazione la parola cinquecento era associata ad una piccola vettura della Fiat. Prima era stato il sogno degli italiani negli anni sessanta. Ancora oggi, in versione riveduta e corretta, è in giro per le nostre città. Non c’entra nulla con il discorso che vorremmo sviluppare, me che ci volete fare la prima auto non si scorda mai (o era forse il primo amore?). Mah! Comunque cinquecento euro erano quelli che sono stati promessi dal governo ai neo diciottenni per acquisti che, citiamo testualmente il premier Matteo Renzi, “contribuiranno ad accrescere il tasso di cultura tra le giovani generazioni. Li potranno spendere in libri, cd, concerti, teatro”. Alzino la mano, ci scrivano o ci informino quanti hanno raggiunto la maggiore età e si sono visti recapitare (in qualsiasi modo, telematico, postale o addirittura a mano) i soldi. Il ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini, in una recente intervista (non tanto poi perché è del marzo scorso) ha dichiarato in maniera perentoria: “…entro il mese di maggio i diciottenni avranno il modo di spendere il denaro…) e infatti i giovani non sanno più dove mettere i dvd che hanno acquistato e fanno la fila ogni giorno davanti ai teatri per comprare i biglietti… Questo ministro ha tutta l’aria di essere passata di lì per caso. Da quanto è stata nominata nel dicastero che fu di Benedetto Croce, ha inanellato una serie di cattive figure. Basta andare in una qualsiasi scuola (ripetiamo, qualsiasi) e vedere se non ci sono problemi, grandi o piccoli che siano. Li ha creati tutti l’attuale ministro? No, certamente. Nel dicastero si sono succedute in anni recenti Letizia Moratti e Maria Stella Gelmini, la prima nota per un riforma che durò appena sei mesi e fu subito modificata, mentre della seconda si ricorda il tentativo di introduzione obbligatoria del grembiule con tanto di fiocco nelle elementari. Volete che con predecessori di questo tipo la Giannini possa fare peggio? Intanto però i giovani aspettano i 500 euro promessi. Fossimo malpensanti potremmo sospettare che arriveranno in autunno, alla vigilia del referendum costituzionale. Le elezioni allentano il borsone della spesa come sanno gli insegnanti che ricevettero analoga cifra prima della scorsa competizione europea.
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