Processo per voto di scambio ad Alcamo: domani la sentenza

redazione

Processo per voto di scambio ad Alcamo: domani la sentenza

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mercoledì 20 Aprile 2016 - 07:35

È giunto ormai al termine il processo per voto di scambio ad Alcamo, relativo alle amministrative del 2012. L’ex senatore del Pd, Nino Papania, rischia una condanna di due anni e quattro mesi. Per il consigliere comunale Antonio Nicolosi, il giudice dovrà stabile o meno il rinvio a giudizio.

Sono sette i coimputati nel processo per voto di scambio, presso il tribunale di Trapani, che domani arriverà al suo capolinea. Il rito abbreviato è stato chiesto dall’ex senatore Nino Papania, il suo braccio destro, Massimiliano Ciccia, Giuseppe Bambina, Giuseppe Galbo e Filippo Renda, accusati rispettivamente dai PM Belvisi e Trinchillo di associazione a delinquere semplice. Il consigliere comunale Antonio Nicolosi e Giuseppe Milana, invece, hanno optato per il rito ordinario.

L’azione svolta da Nicolosi, nel periodo pre-elettorale delle amministrative del maggio 2012, rappresenta il fulcro centrale dell’inchiesta portata avanti dai pubblici ministeri della Procura di Trapani. L’ex brigadiere dei carabinieri, eletto nel 2012 nella lista dell’Italia dei Valori, poi passato all’UCD, insieme agli amici Bambina, Galbo, Renda e Milana, avrebbe messo in atto una vera e propria macchina di accaparramento dei voti con l’aiuto di 3 associazioni, tra le quali AIDA e Il Senso della Vita, oltre ad un patronato INPAS. Tali attività avrebbero consentito al consigliere Antonio Nicolosi, mediante il sistema di accreditamento presso il Banco delle Opere di Carità Sicilia, di ottenere derrate alimentari da consegnare ai suoi potenziali elettori, la maggior parte dei quali con difficoltà economiche, per ricevere in cambio, per l’appunto, il voto. Il via libera all’accreditamento, però, è avvenuto in un periodo antecedente la data di accoglimento della richiesta, prevista per gennaio 2012, per mezzo dell’intercessione di Massimiliano Ciccia, fedelissimo dell’ex senatore Papania, che esercitando delle pressioni su un referente del “Banco alimentare”, tale Ciulla, riuscì nell’impresa, consentendo alle associazioni di Nicolosi di rientrare nell’accreditamento già nel mese di dicembre 2011. La corsa ai voti durante la campagna elettorale, secondo la ricostruzione dei PM, sembra diventare per Nicolosi una vera e propria ossessione, il quale temeva di non potere migliorare il risultato della sua candidatura del 2008, circa 100 voti e, quindi, conquistare un seggio in consiglio comunale. Nel maggio 2012 Antonio Nicolosi verrà eletto quadruplicando le sue preferenze: 410. Così, il consigliere Nicolosi, intercettato dai suoi “ex colleghi” spiegava ad un tale Vito i propri calcoli matematici per conseguire l’ottimo risultato “Rimangono 200 voti…Nel fatto del mangiare ho raccolto 200 voti; quattro anni fa da solo ho preso 100 voti, 97…; sono capace di confermare questi 97 voti? E sono 300 voti. In questi 4 anni niente sono cresciuto? Saverio (Manno) non ha votato per me, Gaspare (Martucci) non ha votato per me, tu non hai votato per me; altri 100 voti non li raccolgo? E sono 400 voti…E sono dentro”.

In questo passaggio delle trascrizioni, tratte dalle intercettazioni, Nicolosi faceva riferimento all’aiuto che avrebbe ricevuto da una parte dell’imprenditoria alcamese e, cioè, da quel Martucci del “movimento terra”, che nel 2008 era stato coinvolto nell’operazione “cemento libero”. Dunque, a supportare la candidatura del consigliere Nicolosi non sono stati, secondo l’inchiesta dei PM, solamente i soggetti deboli, ma anche esponenti del mondo imprenditoriale, i quali pensavano, forse, che un’eventuale ascesa del Nicolosi gli avrebbe garantito il lavoro, in quanto si paventava l’ipotesi che l’ex brigadiere potesse persino ricoprire cariche di governo della città. Inoltre, la candidatura di Nicolosi, era stata in seguito sostenuta apertamente dall’ex senatore del PD, Nino Papania, il quale durante un comizio “ristretto” agli elettori del futuro consigliere, spiegava il bisogno delle persone umili di assoggettarsi al potere politico con queste parole “Io sono figlio di muratore e mi ricordo quando mio padre mi ci portava andavo dal politico di turno per potermi sistemare…Chi non conosce il bisogno, di non avere la preoccupazione di non avere cosa portare a casa… chi queste cose non le ha vissute non le capisce…”Aggiungendo “E allora io dico con tutta la forza di cui sono capace che se Antonio Nicolosi prende questi impegni, questi impegni li prendo io personalmente…Noi siamo qui per questo”. Al comizio ripreso da un video erano presenti anche Francesco Sciacca, allora coordinatore comunale dell’Italia dei Valori ed oggi consigliere del Pd, e il candidato sindaco Sebastiano Bonventre. Bonventre, supportato da una larga coalizione comprendente il Pd, sconfiggerà il suo avversario Niclo Solina di ABC, unica lista, al ballottaggio del 2012 per soli 39 voti. E, dunque, con uno scarto risicatissimo. Se la sentenza di domani avallerà le ipotesi di reato contestate dai PM, sarà affermata anche la circostanza del voto condizionato ed indirizzato degli elettori a vantaggio di Nicolosi, resa possibile da una vera e propria macchina criminale, agevolata da Papania e Ciccia, che avrebbe favorito di riflesso il candidato sindaco Bonventre. A pagare le conseguenze del sistema costruito da Nicolosi, sarebbero gli elettori alcamesi ammessi, per la prima volta nella storia d’Italia, parte civile in un processo.

Dunque, il giudice Fontana dovrà stabilire se accogliere o meno le richieste di condanna della Procura: 2 anni e quattro mesi per Nino Papania, la reclusione di 1 anno e sei mesi per Massimiliano Ciccia; 2 anni e sei mesi di carcere per Giuseppe Bambina, 1 anno e otto mesi di detenzione per Giuseppe Galbo e Filippo Renda. Per Antonio Nicolosi e Giuseppe Milana, i quali hanno optato per il rito ordinario, i PM hanno chiesto il rinvio a giudizio.

Detto filone d’inchiesta, termina prima dell’altro processo che si sta svolgendo al tribunale di Trapani, nel quale sono sempre coimputati Nino Papania e Massimiliano Ciccia. Nei giorni scorsi, vi avevamo descritto l’udienza nella quale era stato sentito come teste l’ex comandante del Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia dei Carabinieri di Alcamo, l’allora tenente, oggi capitano, Danilo Ferella. Oltre a confermare l’identità dei soggetti coinvolti nelle intercettazioni, il capitano Ferella ha ribadito la circostanza del verbale della denuncia sporta dall’avvocato Niclo Solina il 29 ottobre del 2013, concernente il danneggiamento della sua vettura (l’unico in trent’anni della sua attività professionale), avvenuto il giorno dopo aver rilasciato all’allora tenente Ferella delle dichiarazioni sulle diverse anomalie riscontrate nel corso delle operazioni di voto, e del successivo spoglio, al turno del ballottaggio. Detta copia del verbale verrà ritrovata, senza firma, presso la sede della Società Cooperativa Futura 2000, nella disponibilità di Nino Papania, durante una perquisizione delle fiamme gialle nel maggio 2015. Inoltre, altri atti di assoluta segretezza sono stati ritrovati, inspiegabilmente, durante la stessa operazione della polizia tributaria. Tra questi anche due verbali, sempre senza firma, della dottoressa Penna, il PM che si era inizialmente occupata delle indagini del processo per voto di scambio, poi, abbandonate a fine 2015, lasciando ad altri colleghi della Procura il suo ruolo.

Qualcuno, dunque, deve avere sottratto questi documenti senza averne la titolarità. Ci si interroga sul perché dette copie si trovavano nelle mani dell’ex parlamentare. È una domanda che attende risposta e che presagisce una storia di intrighi e spionaggio, degna di un giallo di Lucarelli. Ma come direbbe l’autore di Blu notte, questa è un’altra storia.

Linda Ferrara

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