Si sono svolti oggi nel primo pomeriggio, i funerali del piccolo Andrea Mistretta, morto a soli 3 anni per un incidente domestico. I fatti sono accaduti il 9 aprile scorso, quando il bambino stava giocando in casa ed ha battuto la testa. Sembrava un banale episodio eppure Andrea, poche ore dopo, è arrivato all’Ospedale “Paolo Borsellino” di Marsala in gravissime condizioni e da qui trasportato d’urgenza al nosocomio Villa Sofia di Palermo dove i medici hanno dato sin da subito poche speranze di vita. Abbandonando le polemiche che si sono abbattute sulla vicenda, sulle eventuali responsabilità del personale medico e sugli interventi dei vertici Asp e dell’assessore regionale alla Salute, quello che resta è solo la commozione di un’intera comunità, quella marsalese, sconvolta per la perdita del piccolo concittadino. La Chiesa Madre oggi, era gremita come non mai. Migliaia di persone hanno voluto salutare per l’ultima volta Andrea e abbracciare, anche solo simbolicamente, i genitori Fabrizio e Manuela, i nonni e tutti i familiari. Padre Giuseppe Ponte, che ha celebrato mestamente la messa, ha ricordato in ogni parola, in ogni preghiera, il piccolo, dando più di un conforto alla famiglia sconvolta da questa tragedia. “Andrea è già in Paradiso – ha espresso l’Arciprete nella sua omelia -. Ci eravamo rallegrati del suo dono ed ora dobbiamo pensare che viva felice. Manuela, Fabrizio, vorrei che il Signore in questo momento facesse scendere nel vostro cuore quel conforto che possa alleviare il dolore. Nella natura delle cose è il figlio che seppellisce i genitori, ma adesso ci troviamo di fronte a qualcosa che urta la natura umana e sconvolge gli affetti, gli amori, la vita stessa. Perché Dio, vi chiederete, permette tutto questo? Se l’è chiesto anche Gesù in croce: “Mio Dio perché?”. Ma non ci sono risposte per questo. C’è un disegno che va oltre. A noi non è dato vederlo, noi vediamo solo i doni. Ed Andrea ha avuto una missione: ha donato tante cose belle perché la vita anche se breve è un regalo e lui ha regalato tanto. Il suo compito non è ancora finito”.
Forze dell'Ordine