Ha preso il via, davanti al Gup di Marsala, il procedimento a carico dell’imprenditore marsalese Michele Licata. Si tratta della questione relativa all’indagine della Procura eseguito dalla sezione di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza. A seguito dell’attività dei militari, lo scorso 21 aprile 2015 c’era stato un primo sequestro, peraltro parziale, a carico dell’imprenditore del settore ristorazione. La richiesta di rinvio a giudizio, riguardò anche le figlie Valentina e Clara Maria. Furono contestati i reati di evasione fiscale, truffa allo Stato e false fatturazioni. Al Giudice per le indagini preliminari, Francesco Parrinello, i difensori del Licata, gli avvocati del Foro di Marsala, Carlo Ferracane, Salvatore Pino e Paolo Paladino hanno richiesto il rinvio per altri tre mesi di tempo per consentire, tramite l’amministratore giudiziario dei beni confiscati, il pagamento delle tasse evase. Per questo motivo, l’amministratore giudiziario ha già chiesto al tribunale di Trapani Prevenzione del Tribunale di Trapani (che su richiesta della Procura di Marsala, lo scorso novembre ha disposto il sequestro di beni e liquidità per 127 milioni di euro) di sbloccare le somme necessarie. La sezione misure di Prevenzione del tribunale del capoluogo come si ricorderà, aveva disposto il sequestro dei beni immobili ma anche di somme per un totale di oltre 127 milioni di euro. Il gup di Marsala ha accolto la richiesta dei difensori, rinviando al 5 maggio l’udienza per decidere sulle richieste di rinvio a giudizio.
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