“Abbiamo presentato richiesta di riesame del provvedimento del Pubblico Ministero al Tribunale di Trapani”. E’ quanto ci ha dichiarato uno dei legali degli indagati nella vicenda che ha interessato la famiglia di Michele Licata, noto imprenditore del settore ristorazione di Marsala. Lo scorso mese di aprile, Licata, aveva subito il sequestro per frode fiscale e truffa di un patrimonio stimato intorno ai cento milioni di euro, in denaro quote sociali e immobili. Le sue notevoli attività però avevano continuato ad esercitare regolarmente il proprio lavoro. Nelle scorse settimane la Guardia di Finanza che conduce le indagini sotto la direzione della Procura della Repubblica di Marsala, ha sequestrato denaro contante e assegni per circa 1 milione e 200 mila euro. I militari hanno perquisito l’abitazione privata del Licata oltre che le strutture alberghiere a lui riconducibili. Dall’inchiesta, coordinata dal procuratore della Repubblica lilybetano Alberto di Pisa e dal sostituto Antonella Trainito, è emerso che adesso l’imprenditore risulta indagato per evasione fiscale e truffa. “Ogni considerazione è prematura – ha detto alla nostra redazione l’avvocato difensore Paolo Paladino-, tuttavia posso affermare che le somme e i titoli sequestrati hanno tutta una loro tracciabilità e che non sono stati utilizzati per attività illecite”. Entro una decina di giorni si dovrebbe svolgere la prima udienza davanti al Tribunale del riesame.
Nel frattempo torna a farsi sentire sulla vicenda il sindaco di Petrosino Gaspare Giacalone, che come spesso accade, affida i suoi pensieri alla propria pagina Facebook: “Abbiamo un credito di quasi 2 milioni di euro per tributi comunali totalmente evasi da un decennio che nessuno in passato sembrava essersene accorto. In questi anni abbiamo immediatamente attivato tutte le procedure previste dalla legge. Ma non abbiamo ricevuto ancora un centesimo. Abbiamo incontrato, scritto e sollecitato il curatore del sequestro e ancora attendiamo. E tutto questo è un danno enorme per Petrosino oltre che una vergogna che non sono disposto ad accettare. O si applica la legge e si paga, come facciamo tutti i cittadini, o sono pronto a restituire la fascia tricolore”
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