Per anni Antonio D’Alì e Nino Papania sono stati i principali leader politici del trapanese. Da fronti opposti, almeno ufficialmente, hanno determinato gran parte delle strategie del territorio durante la Seconda Repubblica. Il destino beffardo, li vede adesso impegnati a rispondere in parallelo di accuse diverse, che potrebbero condizionare pesantemente il loro futuro politico, ma anche riscrivere la Storia recente di questa provincia. Così, mentre D’Alì è alle prese con le prime udienze del processo d’appello che lo vede imputato per associazione mafiosa (dopo la parziale assoluzione ottenuta in primo grado con una formula molto simile a quella del processo Andreotti) l’ex senatore del Pd è stato rinviato a giudizio per voto di scambio in una vicenda che tira in ballo le elezioni amministrative del 2012.
L’ultima novità, per quanto riguarda Papania, è il ritrovamento di alcuni documenti riservati presso gli uffici della cooperativa Futura 2000, riconducibile proprio all’ex parlamentare alcamese. Nel corso di una perquisizione presso i suddetti uffici, il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza ha trovato, in particolare, i faldoni di tre interrogatori eseguiti dalla Procura di Trapani, uno dei quali in versione integrale, priva di omissis. Gli agenti hanno trovato anche un fascicolo dei carabinieri di Alcamo privo della firma del comandante del reparto, un verbale di sommarie informazioni rese da Carmelo Guido, all’epoca direttore della banca Don Rizzo, esposti anonimi indirizzati al prefetto ed al procuratore capo di Trapani e, infine, una lettera privata scritta a mano, utilizzata dagli inquirenti per una perizia calligrafica volta a verificare se l’estensore fosse lo stesso di quello che ne aveva scritta un’altra a Orazio Colimberti, dirigente dell’Aimeri Ambiente.
E qui torna in scena la vicenda che vede Papania indagato a proposito dei suoi rapporti con la società dei fratelli Pizzimbone che si occupa della raccolta dei rifiuti nell’ATO TP1 “Terra dei Fenici”. Un’inchiesta tradottasi in un processo che si sta peraltro già celebrando al Tribunale di Marsala e che vede imputati per corruzione Salvatore Alestra e Orazio Colimberti, rispettivamente ex direttore generale dell’ATO TP 1 e dirigente dell’Area Sud di Aimeri Ambiente. Secondo l’accusa, Colimberti avrebbe favorito l’assunzione presso la società lombarda di alcuni soggetti segnalati da Alestra (tra cui il cognato e la fidanzata del figlio) e dal senatore alcamese Nino Papania (indagato in un altro procedimento). In cambio l’Aimeri avrebbe goduto di una certa benevolenza da parte di Alestra nelle attività di controllo previste dal capitolato d’appalto sottoscritto dalle due società. Quest’inchiesta è stata anche recentemente oggetto di voto parlamentare in merito all’utilizzo di alcune intercettazioni. E, come si ricorderà, il Senato ha autorizzato solo l’utilizzo di una parte minoritaria delle conversazioni e delle comunicazioni citate fino al 1° novembre del 2010. Quelle riguardanti il periodo successivo non potranno essere utilizzate, nonostante il gip del Tribunale di Palermo avesse evidenziato alla commissione parlamentare che le intercettazioni più interessanti ai fini dell’indagine erano quelle successive a quella data.
Ad ogni modo, il ritrovamento di documenti riservati presso la sede di una cooperativa apre scenari a dir poco inquietanti sulle inchieste in questione, ma anche rispetto alla permeabilità degli uffici del Tribunale di Trapani, che già lo scorso anno era stato oggetto di strani episodi, andatisi ad aggiungere a messaggi intimidatori giunti nei confronti del Procuratore Marcello Viola e dei sostituti procuratori Andrea Tarondo e Piero Grillo.
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