La crisi sembrerebbe non essersi arrestata nella Provincia di Trapani, secondo gli ultimi dati resi pubblici nell’assemblea Cisl Palermo Trapani.
Dati negativi per quanto riguarda la disoccupazione: la media in provincia è del 20,6%, ma per i giovani va oltre il 50%. Alti i dati dello “scoraggiamento” soprattutto per il segmento giovanile , a Trapani il 73,1% a Palermo il 78,1%. In calo anche il dato delle imprese, oltre 38 mila le imprese a Trapani, meno 11,4% nell’ultimo anno, le cessazioni al giugno di quest’anno in tutto il territorio trapanese, sono state ben 2306 e di queste oltre 700 solo nel settore del commercio, quasi 400 nell’agricoltura e ben 300 nell’edilizia. Dati che, confermano, secondo la Cisl Palermo Trapani, la mancanza di una reale “programmazione nel breve e nel lungo periodo, responsabilità della politica e delle istituzioni, per non avere guardato allo sviluppo e alla crescita duratura del territorio, per avere fondato sull’uso clientelare della spesa pubblica il proprio agire quotidiano” ha commentato Daniela De Luca segretario Cisl Palermo Trapani aprendo i lavori dell’assemblea organizzativa del sindacato “verso le periferie” che si svolge all’hotel La Torre.
Un incontro, al quale hanno preso parte circa 300 fra quadri dirigenti, delegati, Rsa ed Rsu, attivisti e operatori a tempo pieno delle due città, che ha l’obiettivo di proseguire e rafforzare il percorso del sindacato mirato all’apertura nei confronti dei giovani, al decentramento, ad una maggiore presenza nei luoghi di lavoro e nelle periferie. “Decentramento e partecipazione sono le parole d’ordine – ha spiegato De Luca – i nostri dirigenti saranno sempre più presenti nei luoghi di lavoro e nelle periferie, nei territori in difficoltà, tutto per avvicinarci sempre di più alle esigenze dei lavoratori, disoccupati, giovani, pensionati”. Cresce il ricorso agli ammortizzatori. La cig a Trapani è scattata per 500 lavoratori, 889 quelli in mobilità. Negli ultimi quattro anni la crisi nera ha colpito i territori con 46 mila posti persi nel capoluogo siciliano e oltre 13 mila a Trapani.
Non gode di buona salute nemmeno il turismo, flussi in calo ben del 10.6% a Trapani. “Il territorio è in sofferenza – ha ribadito nella sua analisi De Luca – la profonda crisi del settore edile, nel quale sono stati persi 6 mila posti di lavoro a Palermo negli ultimi anni, 5 mila a Trapani, l’eterna vicenda dei precari del settore pubblico, il commercio che annaspa, colpito dall’abbattimento dei consumi nel territorio che registra i redditi più bassi del Paese. Nessun settore si può dire al riparo”. Bassa la densità imprenditoriale (quote imprese attive su quota popolazione), a Trapani 1,22% la densità imprenditoriale, 39.255 le imprese, gli occupati sono 113.520 (tasso di occupazione 26,1%).
Timidi segnali di recupero emergono dagli artigiani, il quadro di nati/mortalità delle pmi negli ultimi mesi, riporta per Trapani + 0,03% con un tasso di attività del 37 per cento per le 7 mila imprese registrate, Palermo + 0,28% con un tasso di attività del 38% per le oltre 14 mila imprese registrate. “Abbiamo giù programmato con Cgil e Uil – ha aggiunto De Luca – un percorso comune su temi sociali e la povertà, le partecipate, i cantieri navali, ma riteniamo sia giunto il tempo di una comune mobilitazione, per dare la scossa, la sveglia ad una politica che a tutti i livelli sembra del tutto avviluppata nei propri interessi e negli equilibri interni per rendersi conto che le nostre città sono allo stremo”.
E nonostante le tante pensioni al minimo, (65 mila a Palermo percepiscono un importo medio che si aggira attorno a 503,23 euro, sotto la soglia di povertà, 30 mila a Trapani) , si mantiene bassa la spesa destinata agli interventi sociali e ai servizi, 86 euro procapite a Palermo, 70 a Trapani, rispetto ai 159 di Milano.
A Trapani pressa la crisi dell’agricoltura, della cantieristica dopo la chiusura oltre due anni fa del cantiere navale per il quale si attende la concessione demaniale e il rilancio. La vicenda di Birgi, che fa temere ancora l’abbandono di Ryanair , e del porto ancora in attesa dei lavori per il rilancio e dei fondi statali, per non parlare dell’edilizia con il calo del 50% degli addetti e una riduzione delle imprese con 842 realtà produttive in meno. Sul fronte dei conti pubblici e delle partecipate, aggiunge De Luca “sia a Palermo che a Trapani i sindaci in carica si fanno vanto di un’azione di risanamento dei conti, una messa in trasparenza della gestione pubblica, da ultimo la programmazione dei Piani triennali delle opere pubbliche, 80 milioni per Trapani, oltre 2 mld di euro nel triennio per Palermo, se non fosse che i problemi rimangono sul tappeto, con servizi pubblici tutt’altro che all’altezza degli standard che le nostre città meriterebbero, dai trasporti ai rifiuti, appare evidente il degrado”. De Luca ha concluso il suo intervento ribadendo, “è necessario, rimettere al centro i temi del risanamento, della riqualificazione della spesa, del lavoro e dello sviluppo, con una governance interistituzionale forte e condivisa, che tiri fuori dalle sabbie mobili i livelli locali di governo, e con un concreto, indispensabile confronto con le parti sociali, fuori dalla liturgia e dentro alle questioni, con proposte precise e forti”. Serve una reale svolta da parte del governo regionale, a sollecitarla il segretario Cisl Sicilia Mimmo Milazzo. “La Sicilia attraversa un periodo di grossa difficoltà, il governo regionale ha mostrato incapacità nell’intervenire concretamente orientando la spesa verso il rilancio dell’occupazione , bisogna dare una riposta in termini di coesione sociale, alle esigenze di sviluppo delle aree industriali, ai tanti giovani ormai scoraggiati, alle famiglie che vivono in forte povertà. Bisogna far funzionare la pubblica amministrazione riqualificando la spesa e ammodernando le strutture, la riforma delle ex province può essere un punto di partenza, si recuperi il tempo perso facendo funzionare gli enti di area vasta per avvicinare i servizi ai cittadini, finora con i ritardi sulla riforma con i commissariamenti durati 28 mesi , è stata depotenziata la capacità di spesa degli enti incidendo negativamente sulla viabilità secondaria, sull’edilizia scolastica e sui servizi per i disabili”. A concludere il segretario confederale nazionale Maurizio Bernava , “il Sud ha bisogno di un’unica regia per l’utilizzo delle risorse, una governance fra Unione Europea, governi regionali e nazionale, per programmare i fondi da destinare alle infrastrutture, al dissesto del territorio, al recupero delle aree urbane, alle tecnologia all’innovazione e ricerca, allo sviluppo delle aree industriali depresse come Termini Imerese, Gela e Carini, usando il credito d’imposta. Le riforme come il Jobs act servono ma non bastano per creare lavoro, ciò che bisogna attrarre sono investimenti e investitori, alle Regioni va imposto l’utilizzo delle risorse disponibili per questi obiettivi. A metà ottobre la Cisl sarà a Bari proprio per una grande iniziativa per il Mezzogiorno, con le imprese, con i rappresentanti del governo centrale, perché è ora che il Sud rinasca e bisogna farlo tutti insieme”.