Ieri, in tarda mattinata, l’Asp di Trapani ha diffuso un comunicato stampa in cui veniva ufficializzato un evento a suo modo “storico”: l’ospedale “Paolo Borsellino” avrà finalmente un punto di ristoro interno alla struttura. Ad aggiudicarsi la gara è stata la “Vivenda Spa – Nuova cucina siciliana Soc. Coop”, un’associazione temporanea di imprese che per nove anni gestirà il bar del nosocomio marsalese.
A colpirci è stato il commento entusiasta del direttore generale dell’Asp Fabrizio De Nicola: “Abbiamo tenuto fede a un impegno preso con la cittadinanza marsalese, come avevo anticipato al commissario straordinario del comune di Marsala Giovanni Bologna nel corso del nostro incontro di alcuni giorni fa”. Bene, sta a noi adesso ricordare che il nuovo ospedale di Marsala è stato aperto più di cinque anni fa. E che da allora il tema del punto di ristoro ha accompagnato gran parte delle riunioni che De Nicola ha tenuto con gli amministratori di questa città. Non ci sentiamo quindi di esultare per una notizia che sarebbe già dovuta arrivare molto prima e che conferma, piuttosto, la lentezza della nostra burocrazia. Non a caso, l’Italia è al 23esimo posto in Europa (su 28 Paesi) in materia di efficienza amministrativa. E il pensiero va ai tanti nostri connazionali che ogni anno si stancano di aspettare e decidono di emigrare, sperando di trovare maggiore civiltà.
Storie abbastanza comuni di ordinaria esasperazione, tra cui vale la pena citare quella di un edicolante che, qualche tempo fa, presentò un progetto per distribuire i giornali all’interno dell’ospedale “Paolo Borsellino”. Un gran lavoratore,
una persona piena di entusiasmo, uno di quelli che ha sempre pensato che la migliore risposta alla crisi economica non fosse nel piangersi addosso, ma nel farsi venire nuove idee. Passò qualche settimana, ci incontrammo nuovamente e gli chiesi se c’erano novità. “Sono in attesa”, rispose, facendomi capire che la buona notizia poteva arrivare da un momento all’altro. Passarono altri giorni e altri mesi senza nessun aggiornamento positivo. Finchè il mio amico edicolante non si stancò di aspettare. “Ho deciso, lascia l’Italia”. Poche settimane dopo partì per la Germania. Grazie a Facebook abbiamo spesso notizie sulla sua vita e l’impressione è che le cose gli vadano piuttosto bene. Avrebbe una gran voglia di tornare, per riabbracciare la sua famiglia e i suoi amici e respirare l’aria di una città che sente sua fino al midollo. Gli auguro di poterlo fare davvero. Trovando, magari, un’Italia in cui non debbano passare cinque anni per attivare un punto ristoro in un ospedale.