Arrestati sedici fedelissimi di Matteo Messina Denaro. In manette anche Girolamo Bellomo, nipote del boss

Vincenzo Figlioli

Arrestati sedici fedelissimi di Matteo Messina Denaro. In manette anche Girolamo Bellomo, nipote del boss

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mercoledì 19 Novembre 2014 - 09:09

Nuovo colpo alla rete del boss Matteo Messina Denaro. Questa mattina, nell’ambito dell’operazione “Eden 2” sono stati infatti eseguiti 16 ordini di custodia cautelare emessi su richiesta della Dda di Palermo, per associazione di tipo mafioso, estorsione, rapina pluriaggravata, sequestro di persona ed altri reati aggravati dalle finalità mafiose.
Così come nella prima operazione “Eden”, sono finiti in manette fedelissimi e fiancheggiatori del boss. Tra questi Girolamo Bellomo detto Luca, 37 anni, sposato con una nipote di Matteo Messina Denaro, Lorenza Guttadauro, avvocato penalista. Reduce da un misterioso viaggio in Colombia, secondo gli inquirenti Bellomo avrebbe esercitato il ruolo di “ambasciatore” del boss. I carabinieri del Ros lo hanno arrestato intorno alle cinque del mattino, dopo aver circondato la palazzina in cui viveva a Palermo, nella centrale via Benedetto Marcello.
Contestualmente, a Castelvetrano un altro gruppo di militari stavano arrestando altre quindici persone, tra cui il consigliere comunale Luca Giambalvo, candidato alle amministrative del 2012 con la lista “Futuro e Libertà” e recentemente passato ad Articolo 4. Secondo quanto emerso a suo carico, sarebbe stato anche protagonista di un pestaggio ai danni di un ladruncolo che aveva rubato alcuni oggetti in oro a casa di Giuseppe Fontana, amico di Matteo Messina Denaro.
L’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Nicola Aiello ha portato agli arresti, oltre che di Bellomo e Giambalvo, anche di Ruggero Battaglia, Rosario e Leonardo Cacioppo, Giuseppe Fontana, Salvatore Marsiglia, Fabrizio Messina Denaro, Luciano Pasini, Vito Tummarello, Salvatore Vitale, Gaetano Corrao, Ciro Carrello, Giuseppe Nicolaci, Valerio Tranchida e Salvatore Circello.  Tutti gli arrestati a Castelvetrano sono stati portati inizialmente presso la stazione dei Carabinieri di Marsala e da lì hanno raggiunto Palermo.
Le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e condotte dai Carabinieri del Ros, hanno dimostrato l’esistenza di un’asse tra il capoluogo e la provincia di Trapani, che faceva capo al clan Messina Denaro e alla famiglia Graviano di Brancaccio.
Apprezzamento per l’operazione “Eden 2” è stato espresso dal presidente di Confindustria Trapani Gregorio Bongiorno. “L’odierna operazione, se da un lato conferma la bontà delle indagini investigative poste in essere finora, dall’altro evidenzia come persista nel territorio trapanese, specie in alcune aree, il controllo forte e devastante della criminalità organizzata” ha dichiarato il leader degli industriale trapanesi che ha invitato gli imprenditori del territorio a non cercare scorciatoie, nè facili arricchimenti, ma di operare sempre e comunque nel rispetto delle regole e secondo i principi dell’etica e della democrazia economica”.
 

 

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