La crisi galoppa e, giorno dopo giorno, non sentiamo altro che di liti tra politica e sindacati (o, più che altro, sindacato.. Gli altri sembrano scomparsi nell’oblio..)
Varie sono le proposte, ma sembrano passare solo le imposizioni di un governo sterile di idee e contenuti che punta a togliere i diritti senza sedersi al tavolo delle discussioni e, addirittura, fa partecipare ai tavoli di discussione della legge di stabilità, i ministri senza un mandato per discutere.
Per far risollevare l’Italia basterebbe solo prendere il vocabolario e rispolverare il significato di quella parola chiamata “Concertazione”.
Cito dall’enciclopedia Treccani: Concertazione è il “Metodo di gestione delle politiche del lavoro e delle relazioni sindacali, che si caratterizza per la ricerca costante, da parte del governo, del confronto con le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro e del loro consenso preventivo sulle decisioni politiche ed economiche che devono essere adottate”.
In parole povere? Basta sedersi a un tavolo, esprimere le esigenze reciproche, parlarne INSIEME, e cercare INSIEME delle soluzioni. Questo tipo di “analisi dei problemi, e di ricerca di soluzioni comuni” si fa da sempre.
Una settimana fa Renzi ha dichiarato che “E’ giusto che il sindacato faccia trattative, ma con gli imprenditori. Non con il governo. Se per anni si è pensato che per fare una legge bisogna chiedere il permesso ai sindacati, ci siamo sbagliati. E’ arrivato il momento che ciascuno in Italia torni a fare il suo mestiere. Le leggi si fanno in Parlamento”.
Adesso, più che mai, stiamo vivendo un momento economico penalizzato da imposizioni politiche… Non è paradossale?
Dov’è il PD che dovrebbe rappresentare i lavoratori? Il paradosso del partito di Governo si è raggiunto quando parte dello stesso ha partecipato alle proteste di Piazza San Giovanni proprio contro il Governo, di cui fa parte e di cui vota la fiducia delle cose che sta contestando.
E’ qui che va in tilt l’italiano, domandandosi: “Ma questi del PD, che cavolo ci protestano? Se poi sono gli stessi che votano i provvedimenti?”.
Adesso si inizia a parlare di “Scissione del PD“, sembra infatti che la “minoranza” voglia separarsi da quel partito che ha subito una mutazione di nome e di fatto.. Prima comunista, poi democratico di sinistra, poi di sinistra, poi di centro sinistra, poi di sinistra tendente al centro, ora di centro tendente a destra ma con minoranze di centro e di sinistra.. Ed è qui che l’italiano si pone un’altra fatidica domanda: “Insomma, ma il PD è un partito? O una tipologia variegata di macedonia di frutta?“.
Le strade per la ripresa economica sarebbero molto semplici, ma in realtà è come se in questo momento si tirassero i dadi, con la speranza che per fatalità, possa arrivare quella svolta atta a far crescere il paese.
Purtroppo però, non si risolleva l’economia togliendo i diritti ai lavoratori e mercificando il lavoro. Piuttosto si dovrebbero stimolare le varie leve economiche che portino allo sviluppo. Una riforma del lavoro va bene, ma il problema non è certo l’articolo 18…
Basterebbe sedersi a un tavolo e dire: “Vogliamo tutelare i lavoratori? Ok… Chi lavora bene va tutelato, ma chi lavora male? Diamo la possibilità alle aziende di sostituirlo con una persona piu’ efficente!” Ed è questo il punto nevralgico…
Il dovere della politica è quello di creare le condizioni in cui le aziende siano in grado di investire.
Come fare? Basta poco…
Ricreiamo la Concertazione, apriamo i tavoli di discussione con le organizzazioni sindacali, con Confindustria, Confcommercio, Confartigianato e tutte le organizzazioni rappresentanti i vari settori industriali, commerciali e artigianali, ma soprattutto, coinvolgiamo gli ordini professionali e i professionisti d’Italia.
Non avrebbe più senso creare una riforma del lavoro coinvolgendo i Consulenti del Lavoro?
Ed ancora, non avrebbe più senso creare una riforma fiscale coinvolgendo la categoria professionale dei Commercialisti?
Fabrizio Canino