Cresce l’attenzione per le sorti del gruppo 6 Gdo di Castelvetrano, dopo che, nei giorni scorsi, il Tribunale di Marsala ha bocciato l’ipotesi di concordato presentata dall’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati. Una vicenda che coinvolge oltre 400 lavoratori del gruppo che fino a qualche anno fa era gestito da Giuseppe Grigoli (prestanome di Matteo Messina Denaro) e che costituiva la maggiore realtà imprenditoriale nell’ambito della grande distribuzione alimentare in Sicilia Occidentale. Dopo gli appelli delle scorse settimane, il tema torna all’attenzione del Parlamento su iniziativa del portavoce al Senato del Movimento Cinque Stelle Vincenzo Maurizio Santangelo, che oggi ha presentato un’apposita interrogazione al Ministro competente.
Perché ritiene che quella del gruppo 6 Gdo sia una vicenda di interesse nazionale?
Perché, ahimè, è accaduto quello che spesso accade quando un’azienda controllata dalle organizzazioni mafiose passa allo Stato. Il gruppo 6 Gdo ha perso molto delle sue potenzialità commerciali e ha avuto grandi difficoltà a restare sul mercato in maniera competitiva. Mi chiedo come mai…Magari i curatori fallimentari non avevano le competenze adeguate…Eppure, proprio nel nostro territorio, c’è anche un esempio virtuoso in tal senso, rappresentato dalla Calcestruzzi Ericina.
Secondo lei ci sono delle responsabilità anche da parte dell’Agenzia dei Beni Confiscati?
Le responsabilità vanno cercate tra più parti. Sicuramente chi ha gestito le attività del gruppo negli ultimi anni non l’ha fatto al meglio. Rimane il dato dei lavoratori, che adesso sono senza un posto di lavoro e praticamente senza tutele. Questo è inaccettabile e lo Stato ha il dovere di tutelarli. Così com’è inaccettabile che questo gruppo sia passato da un fatturato di 120 milioni di euro l’anno al fallimento.
Cosa propone per salvaguardare le posizioni di questi lavoratori?
Va trovata una formula che consenta ai lavoratori di diventare l’anima dell’azienda. E per far questo, bisogna dar loro il tempo necessario per organizzarsi.
Proprio domani è previsto un incontro che dovrebbe portare alla costituzione di una cooperativa, composta proprio dai lavoratori del gruppo, che si candiderebbero alla gestione del Centro di distribuzione. Crede che sarebbe la soluzione migliore ?
Sì, era proprio a questo che mi riferivo. Magari si poteva cominciare a seguire prima questa strada. In ogni caso, non si può consentire che un’azienda che passa dai mafiosi allo Stato fallisca.
Anche perché c’è il rischio che qualcuno pensi che si stava meglio prima…
Questo lo escludo categoricamente. E’ un ragionamento che le persone oneste non possono accettare. E anche se stanno vivendo una situazione molto difficile, lo sanno anche i lavoratori. Bisogna riorganizzare tutto, partendo dal basso. Che è un po’ il principio alla base del nostro Movimento.
A proposito, dall’ultima tornata elettorale si conferma un dato che vede il Movimento Cinque Stelle molto forte nel nostro territorio quando si vota per le Europee, le Politiche o le Regionali, ma in difficoltà quando si vota per le amministrative, come dimostrato a Mazara e a Salemi. Come leggete questo dato?
Noi, prima d’ogni cosa, stiamo lavorando per un cambiamento culturale. Ricordiamo che parliamo di una forza elettorale che in questa provincia, appena due anni fa, non esisteva. Oggi ci siamo e anche in queste ultime amministrative siamo comunque riusciti ad eleggere i nostri consigliere comunali a Mazara e a Salemi. Magari è stato fatto qualche passo falso, ma siamo comunque dentro le istituzioni. Naturalmente le elezioni amministrative sono le più complicate, con un sistema elettorale che per il Consiglio comunale è influenzato dalle candidature di amici e parenti, ma anche dal voto di scambio, com’è emerso anche recentemente in questa provincia. Non so dire quando riusciremo ad eleggere un nostro sindaco anche nel trapanese. Ma sicuramente stiamo lavorando anche per questo.