Ato e Aimeri: indagini, amicizie politiche e tanto altro

Vincenzo Figlioli

Ato e Aimeri: indagini, amicizie politiche e tanto altro

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martedì 22 Aprile 2014 - 19:27

I pubblici ministeri Carlo Marzella e Maurizio Agnello hanno chiesto il rinvio a giudizio di Salvatore Alestra, Salvatore Reina, Orazio Colimberti,  Michele, Salvatore e Caterina Foderà. I sei soggetti sono a vario titolo coinvolti in una serie di indagini riguardanti la gestione dei rifiuti nei Comuni dell’ATO TP 1 “Terra dei Fenici”. I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il 2012 e il 2012 e aprono una serie di interrogativi sulla gestione del servizio, sui controlli e sulle assunzioni.

Due i filoni su cui si sono concentrate le attività investigative. Il primo vede indagati per corruzione Salvatore Alestra e Orazio Colimberti, rispettivamente ex direttore generale dell’ATO TP 1 e dirigente dell’Area Sud di Aimeri Ambiente. Colimberti avrebbe favorito l’assunzione presso la società lombarda di alcuni soggetti segnalati da Alestra (tra cui il cognato e la fidanzata del figlio) e dal senatore alcamese Nino Papania (indagato in un altro procedimento). In cambio l’Aimeri avrebbe goduto di una certa benevolenza da parte di Alestra nelle attività di controllo previste dal capitolato d’appalto sottoscritto dalle due società.

L’altro fronte, invece, vede indagati per gestione abusiva di rifiuti indifferenziati in concorso lo stesso Colimberti, Salvatore Reina (capo impianto del Cantiere Trapani dell’Aimeri Ambiente) e tre soci della Sicilfert srl di Marsala, Michele, Salvatore e Caterina Foderà. Le indagini alludono al conferimento di un totale di 47.241 tonnellate di rifiuti provenienti dai Comuni dell’Ato e conferiti presso la Sicilfert, società specializzata nella produzione di concimi e di compost. Secondo la ricostruzione degli investigatori, presso la sede di contrada Maimone della società marsalese sarebbero stati portati rifiuti non differenziati (contenenti anche vetro, plastica e metalli), catalogati però fittizziamente come “rifiuti biodegradabili di cucine e mense”.  In tal modo, la Sicilfert avrebbe percepito profitti per un servizio di smaltimento di rifiuti organici che in realtà non veniva reso e l’Aimeri avrebbe evitato di incorrere in sanzioni e penalità per non aver rispettato le percentuali di raccolta differenziata prevista dal capitolato d’appalto. In questo secondo filone, Alestra risulta indagato per reato omissivo in proprio, in quanto non avrebbe effettuato alcuna forma di controllo sull’attività dell’Aimeri Ambiente. “Abbiamo già documentato che nelle casse dell’ATO c’è una somma pari a un milione e mezzo di euro, frutto delle penali calcolate da Alestra rispetto alle attività dell’Aimeri”  commenta l’avvocato Massimo Mattozzi, legale dell’ex dirigente della Società Terra dei Fenici. Rispetto alle assunzioni gradite ad Alestra, Mattozzi parla di “semplici illazioni”, mentre “sullo smaltimento dei rifiuti della Sicilfert era all’Aimeri che toccava vigilare”.

Considerato politicamente vicino all’ex deputato regionale di Forza Italia Giuseppe Maurici, Alestra era stato tirato in ballo qualche tempo fa, in merito ai suoi rapporti con Michele Mazzara, imprenditore di Paceco già arrestato nel ’97 per favoreggiamento, e coinvolto all’inizio di quest’anno nell’operazione “Panoramic”, in cui è stato oggetto di un maxisequestro per una somma pari a 25 milioni di euro. Ma è a maggio di due anni che sono emerse le prime ombre sull’operato di Alestra, dopo la ricezione di un avviso di garanzia e una perquisizione personale (oltre che degli uffici dell’ATO) disposta nei suoi confronti dal comando provinciale dei carabinieri e dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, proprio rispetto alle indagini su cui adesso si sta valutando il rinvio a giudizio. Già allora  il Comune di Erice chiese formalmente di valutare il contratto che legava l’ATO a Salvatore Alestra. Il neo insediato Collegio dei liquidatori (composta da Antonio Provenziano, Francesco Tumbarello e Enzo Favoino) procedette a una verifica, scoprendo che tale contratto era stato sottoscritto in spregio all’art. 61 della legge regionale n. 6 del 14 maggio 2009 che vieta agli ambiti territoriali ottimali qualsiasi assunzione di personale. Lo stesso Collegio, procede pertanto alla risoluzione del rapporto con Alestra, che rimase in carica fino al settembre dello scorso anno, solo come Rup.

Il prossimo 13 maggio il gip Marina Petruzzella deciderà sulle richieste di rinvio a giudizio. Nell’occasione saranno presenti anche le parti offese, tra cui il Comune di Erice, con il sindaco Giacomo Tranchida che punta il dito contro “un grumo di potere professionale, imprenditoriale e politico” intento ad “assicurarsi vantaggi personali e politico clientelari” nella gestione della raccolta dei rifiuti.

Quel che è certo è che l’Aimeri Ambiente ha sempre mostrato una certa sensibilità nei confronti della politica, guardando molto al centrodestra, ma anche al centrosinistra.

L’azienda nasce a Cuneo nel 1973, specializzandosi nel settore dell’igiene urbana. Per anni ha fatto parte della grande famiglia Enel, che ha poi dismesso il ramo rifiuti. Del 2004 è invece l’acquisizione da parte del Gruppo Biancamano, una società di partecipazioni controllata dai fratelli Giovan Battista e Pier Paolo Pizzimbone, che dopo un passato nel mondo dell’edilizia, nel 1996 individuano nello smaltimento dei rifiuti un nuovo business, andando a dirigere la Ponticelli srl, un’azienda di Imperia nata nel 1970, controllata da una decina di soci e specializzata nello smaltimento dei rifiuti con un bacino di utenza di 44 Comuni della zona. Il volume di affari cresce di anno in anno, finchè i fratelli Pizzimbone non decidono di ampliare il loro raggio d’azione, costituendo nel 2004 il Gruppo Biancamano, una holding di partecipazioni nell’ambito dell’igiene ambientale che attraverso l’acquisizione della Ponticelli srl – specializzata nello stoccaggio di rifiuti – e della Aimeri Ambiente – che si occupa dell’igiene urbana – è ormai diventato uno dei più importanti operatori nazionali del settore con 1400 dipendenti, 1250 automezzi industriali e un fatturato di circa cento milioni di euro l’anno. Una realtà che dopo la quotazione in borsa del 2007 è destinata a crescere ulteriormente con l’acquisizione del ramo servizi ambientali di un altro colosso del settore, la Manutencoop di Bologna. Senza contare i nuovi scenari che si stanno delineando persino in Libia, con un appalto di 520 milioni per l’igienizzazione di Bengasi, già definito il primo grande affare successivo agli accordi del 2008 tra Gheddafi e Berlusconi. E tra gli interessi dei Pizzimbone c’è però anche la politica. Il fratello minore, Pier Paolo, oltre ad essere spesso presente sulle pagine dei rotocalchi che per le sue love story con alcune starlette del mondo dello spettacolo (da Stefania Orlando a Barbara D’Urso), è considerato uno dei pupilli di Marcello Dell’Utri. Proprio nel 2004, fondò assieme al fratello il “circolo di Imperia”, un’associazione culturale promossa dal senatore del Pdl, intensificando negli anni il proprio impegno a fianco dell’ex presidente di Publitalia. Nel 2007 Pier Paolo Pizzimbone arrivò ad inaugurare 33 Circoli della Libertà in Liguria, guadagnandosi l’anno successivo una candidatura alle Politiche nelle liste del Pdl nella circoscrizione Sicilia 2. Un impegno che non ha portato all’elezione, anche se la Sicilia si è comunque trasformata negli ultimi anni in un’autentica miniera per l’Aimeri Ambiente, che negli anni scorsi si è aggiudicata la gestione dei rifiuti a Gela, Caltagirone e nell’ATO CT 2 e 5.

Come detto, però, al di là delle amicizie con Dell’Utri, all’Aimeri non ci sono problemi anche a guardare in direzione del centrosinistra e dei suoi uomini di maggior peso politico sui territori. Come l’ex senatore alcamese Nino Papania. E tra le tracce della presenza del gruppo lombardo nel trapanese, spicca anche una cospicua sponsorizzazione alla squadra di calcio dell’Alcamo (100.000 euro in tre anni), che aveva tra le punte di diamante Dario Papania, figlio dell’ex parlamentare del Pd.

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