I rapporti tra Ong e trafficanti di migranti continua a tenere banco sul dibattito politico nazionale. Dopo le affermazioni del procuratore catanese Carmelo Zuccaro (“A mio avviso alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti e so di contatti. Un traffico che oggi sta fruttando quanto quello della droga”), criticate anche dal Ministro Andrea Orlando, la nuova “bomba” arriva da un articolo del settimanale “Panorama”, che annuncia l’avvio di un’inchiesta della Procura di Trapani su un’organizzazione non governativa, accusata del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
L’indagine, condotta dalla Polizia di Stato, sarebbe partita dopo un’operazione in mare della nave della suddetta Ong, che sarebbe entrata in azione senza aver ricevuto un Sos e neppure una richiesta di intervento da parte delle autorità italiane. L’accusa è di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, reato spesso oggetto di proposte di abrogazione ma ancora presente nell’ordinamento giuridico italiano.
A dire il vero, la possibilità di un filone d’indagine aperto a Trapani era da alcuni giorni nell’aria, alla luce di alcune dichiarazioni rilasciate alla trasmissione Rai Agorà da parte del Procuratore aggiunto Ambrogio Cartosio. ”Le Ong hanno necessariamente un proprio codice etico che prescinde dalla legislazione nazionale dei singoli Stati in cui operano – aveva affermato il magistrato -. Hanno necessità di muoversi liberamente in acque internazionali e ci sono Paesi in cui il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è reato, come l’Italia, altri in cui non lo è. Non c’ dubbio che una persona può muoversi per spirito umanitario ma può per questa regione commettere un reato. Noi facciamo i magistrati. Possiamo capire umanamente un determinato comportamento ma se c’e’ una legge dobbiamo applicarla”. ”Rimangono interrogativi sul business dell’accoglienza che non è tutto spirito umanitario – aveva aggiunto – In un territorio ad alta densità mafiosa dobbiamo stare attenti che non ci sia l’infiltrazione della mafia in questo affare”.
E a ben vedere è proprio il rapporto tra scafisti nordafricani e criminalità organizzata del Sud Italia il vero nodo da sciogliere in questa vicenda. Le mafie notoriamente vanno dietro ai soldi. E intorno ai “viaggi della speranza” si è sviluppato negli anni un volume d’affari non indifferente, che progressivamente ha spostato i suoi interessi anche nell’accoglienza. Su questo ha insistito il procuratore Zuccaro nel corso della sua audizione alla Commissione Difesa del Senato, specificando: “il focus della nostra azione non sono le ong bensì i trafficanti”. Una chiarimento importante dopo giornate in cui tante organizzazioni che in questi anni hanno salvato migliaia di vite umane lungo il Canale di Sicilia (circa 50 mila solo nel 2016) si sono ingiustamente sentite circondate da un discutibile alone di sospetto a proposito della natura del proprio operato.
“Le organizzazioni mafiose italiane appetiscono all’ingente quantità di denaro erogata per l’accoglienza dei migranti – ha detto ancora Zuccaro – parliamo di cifre notevoli, in parte intercettate dalle mafie. Il numero di persone che cercano di arrivare in Italia è evidentemente esploso letteralmente nel 2017 e la maggior parte di essi non ha diritto alla protezione internazionale”.
E’ evidente, a questo punto, che le affermazioni di Zuccaro, così come le indagini della Procura di Trapani, non riguardino le Ong storiche, come “Medici senza frontiere”, ma nuove realtà, verosimilmente costituite da chi ha intuito la possibilità di infiltrarsi in un nuovo business. Al di là delle interpretazioni politiche e mediatiche di questi giorni e di una comunicazione un po’ infelice da parte dello stesso procuratore Zuccaro, l’impressione è che la vicenda potrebbe trasformarsi in un vero e proprio “vaso di Pandora”. Specie, in considerazione che le inchieste in corso riguardano un tratto del Mediterraneo che spesso è stato al centro di traffici (di armi o droghe) e di interessi convergenti tra mafia e terrorismo. Senza dimenticare che in mezzo a queste vicende, in passato, sono state rinvenute tracce considerevoli dell’operato dei servizi segreti, tradizionalmente molto attenti a quanto accade tra Tunisi e Trapani.