Da San Pietro al “piddusinu”: storia ottocentesca di Petrosino, Comune giovane

redazione

Da San Pietro al “piddusinu”: storia ottocentesca di Petrosino, Comune giovane

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lunedì 11 Agosto 2025 - 07:00

Petrosino fino a qualche anno fa, era il più giovane Comune della provincia di Trapani. Questo fino a quando nel 2021 non nacque Misiliscemi. L’anima di Petrosino affonda le radici in un passato ricco di storia, lavoro e identità. Nato ufficialmente come Comune autonomo nel 1980, dopo essersi separato da Marsala, Petrosino ha saputo costruirsi una propria fisionomia culturale e sociale, pur mantenendo legami stretti con le sue origini marsalesi, soprattutto nella vocazione agricola e vitivinicola.

Tra leggenda e linguaggio: l’etimologia del nome

Il nome Petrosino evoca suggestioni leggendarie e curiosità linguistiche. Una tradizione vuole che derivi dal latino sinus Petri (“Golfo di Pietro”), in riferimento a un presunto approdo di San Pietro nella baia del Biscione. Tuttavia, la spiegazione più accreditata lo collega al termine greco petroseli (prezzemolo), diventato nel dialetto locale piddusinu: una pianta erbacea diffusissima nelle campagne della zona. Da qui, il soprannome affettuoso degli abitanti: i “piddusini”.

Le prime comunità: campagna, bagli e mare

I primi insediamenti nel territorio risalgono alla metà del Seicento, quando contadini provenienti dall’entroterra si stabilirono in piccoli agglomerati chiamati chiànura, mentre i pescatori scelsero la costa, dando vita al nucleo del futuro borgo Biscione. La vera crescita dell’abitato, però, avvenne nell’Ottocento, lungo l’attuale Viale Baglio Woodhouse, diventato centro vitale del paese. È proprio in questa fase che si affaccia sulla scena John Woodhouse, imprenditore inglese che nel 1813 costruì un importante stabilimento vinicolo, segnando la nascita dell’identità produttiva del borgo e del suo legame con il celebre vino Marsala. L’Ottocento è il secolo della trasformazione rurale del territorio. A dominare la campagna sono i bagli, masserie fortificate con cortile centrale attorno al quale si svolgeva la vita contadina. Queste strutture, testimoni di un’epoca di lavoro e prosperità, costituivano veri e propri microcosmi autosufficienti, legati ai ritmi della terra e alle tradizioni della comunità:

  • Baglio Inglese (u bagghiu gnisi): costruito da Woodhouse, cuore simbolico dell’attività vitivinicola.
  • Baglio Spanò: edificato dal marchese Nicolò Spanò tra il 1873 e il 1882, è un esempio raffinato di architettura nobiliare agricola.
  • Baglio Marchese (XVIII secolo): dimora estiva del marchese D’Anna di Marsala, noto per le sue tre torri d’avvistamento.

Religione popolare: le fiuredde e la Madonna che viene dal mare

Accanto all’identità produttiva, Petrosino sviluppa una profonda spiritualità popolare, visibile ovunque nelle numerose edicole sacre, chiamate fiuredde. Decorate con fiori, drappi e ceri votivi, queste piccole strutture celebrano santi e devozioni locali.

Le festività religiose più sentite includono:

  • Maria SS. delle Grazie, patrona della città, celebrata il 31 maggio con processioni e la simbolica consegna delle chiavi del paese.
  • La processione in mare della statua di Maria Stella del Mare, il 14 agosto, con la Madonna portata in processione proprio dalle acque fino in terra.
  • I riti della Settimana Santa, con i Misteri viventi e le rappresentazioni della Passione di Cristo.

Monumenti, identità civica, musei contadini e Carnevale

Oltre ai bagli, Petrosino vanta edifici e simboli civici importanti:

  • La Chiesa Madre, tra Settecento e Ottocento, centro spirituale del borgo.
  • Il Monumento all’Uva e al Pescatore, che celebrano le due anime economiche di Petrosino: la terra e il mare.
  • Le torri di Sibiliana e Galvaga, sistemi di avvistamento rispettivamente costiero e collinare.
  • I mulini a vento ottocenteschi, memoria del lavoro agricolo e della trasformazione del paesaggio.

Il Museo della Civiltà Contadina, allestito presso l’Istituto Comprensivo “G. Nosengo”, conserva oggetti, utensili e indumenti che raccontano la vita quotidiana della Petrosino ottocentesca: dalla cucina al lavoro nei campi, passando per la vendemmia e la produzione del vino. Un patrimonio prezioso che consente di comprendere pienamente le radici del borgo. Il Carnevale di Petrosino è un evento culturale e sociale molto sentito. Dopo anni di silenzio, è tornato con forza negli ultimi quindici anni, trasformando il borgo in una festa di colori, carri allegorici, musica e spettacoli. È la manifestazione più laica ma anche una delle più coinvolgenti per tutta la comunità.

L’oro di Petrosino: vite, vino e gastronomia

La coltivazione della vite è, da sempre, il cuore pulsante dell’economia petrosilena: circa il 70% della superficie agricola è destinato alla viticoltura. Il territorio rientra in due importanti denominazioni: D.O.C. Marsala e D.O.C. Delia Nivolelli.

La cucina locale riflette la doppia anima agricola e marinara:

  • Specialità di mare: couscous, ricci di mare, pasta con le sarde, baccalà.
  • Piatti contadini: spaghetti al matarocco, pane cunzato, lumache a picchi pacchi.
  • Dolci tradizionali: mustazzoli, cannatuna, mostarda, cubaita e pignolata.

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