Agosto, con il suo ritmo più lento e contemplativo, concede spesso il privilegio del pensiero disteso, di quella riflessione che si sottrae alla frenesia dell’agenda politica quotidiana per tornare alle fondamenta della nostra convivenza democratica. È in questo tempo sospeso che riaffiora, con forza, l’urgenza di ridare centralità alla Politica, nel suo senso più autentico, come spazio di sintesi, di confronto, di costruzione collettiva. Viviamo in una stagione in cui la semplificazione esasperata, la scorciatoia populista e il ricorso strumentale alla paura rischiano di soffocare la complessità dei problemi reali. Ma la Politica non può permettersi di inseguire gli umori dell’istante né di cedere alla tentazione della demagogia. Deve, piuttosto, ritrovare il coraggio della verità, anche quando questa appare scomoda o impopolare. Perché il compito più alto della politica è proprio quello di orientare, non assecondare; di educare, non adulare; di includere, non dividere. In un tempo in cui l’agorà è spesso sostituita dall’eco assordante dei social, dove la complessità è svilita in slogan e la critica si fa spesso sterile demolizione, i partiti devono riscoprire la loro vocazione più nobile: essere scuole di partecipazione, laboratori di pensiero, ponti tra il cittadino e le istituzioni. La crisi del sistema politico non si risolve con il suo svuotamento o la sua delegittimazione. Non è gettando il bambino con l’acqua sporca – rispondendo al lucido editoriale dell’amico Enzo Scontrino – che si restituisce dignità alla rappresentanza. Serve, invece, un rinnovato protagonismo delle forze politiche, capaci di ascoltare, interpretare, ma anche guidare il sentire comune verso orizzonti condivisi e sostenibili.
Sì, i partiti. Spesso vituperati, indeboliti da anni di personalismo e crisi di rappresentanza, ma ancora oggi – e forse più che mai – insostituibili nel loro ruolo di cerniera tra istituzioni e cittadini. È attraverso partiti forti, radicati e permeabili alla società che può svilupparsi quel civismo strutturato, consapevole, capace di dare forma a una cittadinanza attiva che non si limiti alla protesta ma sappia anche proporre, costruire, decidere. Il confronto – anche acceso, anche serrato – è il sale della democrazia. Ma deve sempre mantenersi entro i confini del rispetto e della civiltà. Non serve la bagarre, serve la discussione franca e onesta, fondata sull’umiltà di chi sa di non possedere la verità assoluta ma è disposto a cercarla insieme agli altri. Criticare è lecito, anzi necessario. Ma la critica ha senso solo se accompagnata da una proposta, se si traduce in alternativa concreta, praticabile, misurabile. Il rispetto, il dialogo franco e costruttivo non significano equidistanza né neutralità: al contrario, vogliono dire scegliere, schierarsi, prendere posizione, nella consapevolezza che esiste anche l’altra metà del cielo. È nel confronto tra visioni diverse che si forgia la democrazia. È nella capacità di sostenere le proprie idee senza demonizzare quelle altrui che si misura la maturità di una comunità politica. Amministrare una città – oggi più che mai – significa tenere insieme mondi e interessi diversi, armonizzare esigenze che spesso sembrano confliggenti: il commercio del centro e la quiete dei residenti, l’accoglienza turistica e la qualità della vita degli abitanti. Significa, in altre parole, esercitare una politica dell’equilibrio e della visione, non del facile consenso. La palingenesi, l’idea illusoria di un azzeramento salvifico, è un’idea pericolosa: non costruisce, disgrega. E chi ama la maglia costruisce, non demolisce, con senso di appartenenza e responsabilità. È tempo di recuperare questo spirito costruttivo, di riscoprire la bellezza del fare politica con passione, con rigore, con amore. In questo agosto di pensieri lunghi, il nostro dovere – come donne e uomini delle istituzioni – è quello di indicare la strada del dialogo, della responsabilità e della partecipazione. Solo così potremo ricostruire un tessuto civile oggi troppo lacerato, e restituire senso e dignità alla parola “politica”. Che queste riflessioni agostane siano dunque il preludio a un settembre di rinnovata partecipazione, consapevoli che solo nel confronto serio e nella proposta concreta si costruisce il futuro. Non sarà facile. Ma nulla di ciò che vale davvero lo è.