Calo demografico, lavoro precario e pensioni povere: il futuro della Provincia trapanese appeso a un filo

Carmela Barbara

Calo demografico, lavoro precario e pensioni povere: il futuro della Provincia trapanese appeso a un filo

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giovedì 26 Settembre 2024 - 00:00

Il Rendiconto Sociale 2023 dell’INPS fotografa un territorio in affanno

Un quadro a fosche tinte quello dipinto lunedì scorso presso la Camera di Commercio di Trapani, si è tenuta la presentazione del Rendiconto Sociale 2023 dell’INPS della provincia di Trapani. Così come quello siciliano anche lo scenario sociodemografico della provincia trapanese è in linea con la tendenza nazionale caratterizzato da un aumento nel tempo dei decessi a fronte di una diminuzione delle nascite. “Dal 2012 al 2022 abbiamo registrato un saldo naturale negativo di – 2.544 unità – ha spiegato nella sua relazione il direttore provinciale dell’Inps di Trapani, Giuseppe Amato – tra nuovi nati e morti in questo decennio e poco o nulla ha inciso il periodo Covid. Ciò significa ad esempio che ci sono bambini in età scolare e dunque difficoltà a formare le classi. In alcuni casi gli istituti si accorpano e cala anche la richiesta di corpo docente“.

Ma il dato ancora più allarmante è un altro: su una popolazione censita al 31 dicembre 2022 di 413.568, gli inattivi, cioè, coloro che non cercano un lavoro sono circa 220 mila. “Certo – ha sottolineato la presidente del Comitato Regionale INPS Sicilia, Valeria Tranchina – tra questi ci sono anche pensionati e studenti, ad esempio, ma è comunque un dato che deve far tremare le gambe. E’ il segno tangibile, insieme alla sempre crescente diminuzione delle nascite che la nostra società si sta depauperando”. Si registra inoltre un andamento crescente del numero degli emigrati e variabile degli immigrati su territorio siciliano. Anche se nel Trapanese il dato è in controtendenza: risultano, cioè, più immigrati (sempre nel 2022 il numero è pari a 883) e meno emigrati (in totale 6.099). “Anche questo dato però – ha proseguito il direttore Amato – va letto con la giusta chiave di lettura. Vero è che sono relativi pochi quelli che decidono di spostarsi in altri Paesi, ma è anche vero che i nostri giovani vanno via in massa nelle altre regioni per studiare, pur mantenendo la residenza nei Comuni natii. E una volta finito il ciclo di studi spesso decidono di non fare ritorno: una condizione che impoverisce ulteriormente la nostra economia e la nostra società”.

Un mercato del lavoro ancora per gli uomini

In totale in provincia di Trapani gli occupati risultano essere 131.923, di cui 50.484 donne e 81.439 uomini tra comunitari ed extracomunitari. E già solo questo dato dovrebbe bastare a definire lo stato dell’arte di una società che non riesce a sostenere i diritti di uguaglianza e pari dignità del mondo femminile. Ma è la forbice sempre più larga tra lavoro determinato e indeterminato a lanciare ulteriori ombre sul quadro complessivo. “Nel 2023 rispetto all’anno precedente abbiamo registrato 1.300 assunzioni in meno a tempo indeterminato. Di contro invece, si evidenzia un significativo incremento del lavoro a tempo determinato (circa 2000). In pratica aumenta il numero delle assunzioni ma diminuisce la qualità del lavoro e di vita degli stessi lavoratori. Mentre la media di retribuzione settimanale rimane inferiore sia a quella regionale che nazionale”. “Il saldo netto tra assunzioni e cessazioni di rapporti di lavoro nel 2023 in Sicilia – ha rimarcato la presidente Tranchina – risulta essere pari a solo più 32.690 contratti, mentre dall’analisi complessiva delle assunzioni oltre 469.100 ben l’82% risulta essere costituito da contratti a tempo determinato, stagionale, intermittente e in somministrazione, cioè lavoro povero e precario”.

Prestazioni pensionistiche, forte disiquilibrio

Una situazione che si riflette sul reddito pensionistico secondo il report il sistema in Sicilia non è più in equilibrio manca quell’equilibrio fa rapporto di lavoratori attivi e pensionati.Nella nostra provincia – ha spiegato il direttore Amato i pensionati sono 100.397, di questi più della metà sono uomini. L’importo delle rendite mensili è più basso che nel resto della Sicilia e dell’Italia tutta. Solo i dipendenti pubblici usufruiscono di pensioni di valore pari al resto del Paese”. “Si tratta di trattamenti pensionistici – gli ha fatto eco la presidente Tranchina – che per le categorie differenti dai pubblici dipendenti si aggirano tra i 700 e i 1000 euro al mese. Pensioni povere che minano la stabilità delle famiglie. E per la generazione X, quella che vede, cioè, i nati tra il 1965 e il 1980, che non andranno in pensione prima del compimento dei 70 anni d’età, la previsione è sostanzialmente la stessa. Serve lavorare su un’occupazione stabile grazie a un’azione coordinata e sinergica tra pubblico e privato che, insieme alle Parti sociali, sia in grado di realizzare nel territorio le condizioni di sviluppo, con il collegamento tra istruzione, formazione qualificata, ricerca e sistema delle imprese, così come già proposto dal Comitato regionale”.

Sullo sfondo rimane il problema dell’invalidità civile: le richieste risultano oramai incompatibile con la dotazione dei medici. “Il centro medico legale dell’Inps di Trapani – ha concluso Amato – può contare solo 4 dei 12 medici previsti pianta organica. Una situazione paradossale che inevitabilmente si ripercuote sui cittadini più fragili e bisognosi”.

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