“Carcere trapanese con carenze strutturali, blatte, acqua gialla e una fornace: la politica risponda”

redazione

“Carcere trapanese con carenze strutturali, blatte, acqua gialla e una fornace: la politica risponda”

Condividi su:

mercoledì 17 Luglio 2024 - 07:00

Lunedì la Camera Penale di Marsala e “Nessuno Tocchi Caino”, hanno fatto visita alla Casa Circondariale di Trapani nell’ambito della iniziativa “Grande Satyagraha 2024 – forza della verità sulla condizione delle carceri”, nel nome di un’associazione senza fine di lucro fondata a Bruxelles nel 1993 che si basa sulla teoria ideata e praticata da Ghandi. Ciò fa seguito ad una manifestazione di carattere nazionale che ha fatto tappa in Piazza Addolorata e che ha visto i penalisti marsalesi impegnati in una sorta di ‘staffetta’ oratoria contro le condizioni delle carceri e i suicidi sempre più numerosi all’interno delle celle. Al momento 51 suicidi di detenuti (il numero potrebbe aumentare per i ‘casi da accertare’) e 6 di agenti della Polizia Penitenziaria. Un fenomeno a cui va subito posto fine. Nel pomeriggio di lunedì un dibattito si è acceso nella terrazza San Francesco di Villa Cavallotti, guidato dalla Presidente della locale Camera Penale, Francesca Frusteri.

Sono emerse diverse problematiche di cui il territorio trapanese non è esente. Il piano terra del carcere trapanese è un posto invivibile, con blatte, topi, acqua sporca – come emerso nella testimonia dell’avvocato Vito Cimiotta -; dal primo piano può vedersi anche una distesa di amianto. A portare un grido d’allarme forte è Chicco Veneziano, segretario regionale di Uilpa, che ancora una volta ribadisce la necessità di una riforma volta ad evitare le celle-pollaio e ad aumentare anche il personale penitenziario che frequentemente è più che decimato. Anche i giovani legali di AIGA Paola Danila Tranchida, Fabio Pace e Gabriele Tranchida, hanno visitato il carcere per valutare le condizioni di vivibilità dei detenuti.

E’ stata la prima volta che avvocati e magistrati sono stati presenti in massa nel carcere trapanese. Dai dati parrebbe che non ci sia a Trapani sovraffollamento ma c’è carenza strutturale e di personale penitenziario. I detenuti battevano le mani nella cella per richiamare l’attenzione sulla loro condizione. Mancano anche medici, psicologi, il dentista arriva solo il mercoledì – afferma la Frusteri -. L’acqua che hanno ricevuto era gialla. Attualmente ci sono ventilatori per lenire il caldo, perchè lì dentro è un forno, hanno solo 4 ore d’aria. E’ stata un’esperienza forte. La politica non può restare silente”.

La Presidente dell’associazione ‘Nessuno Tocchi Caino’, Rita Bernardini, si è soffermata su quanto importante fosse per chi per un reato vive la realtà del carcere, di essere occupato in varie iniziative. “Ci sono carceri in Italia pieni al 130% con punte del 200% a San Vittore, quindi c’è un sovraffollamento. Quello di Trapani non lo è, al massimo c’è un +5 detenuti in più. Ci sono posti inagibili rispetto alla capienza regolamentare. In una stanza relativamente piccola, abbiamo trovato due letti a castello di due piani con 4 detenuti con un gabinetto dove c’è la doccia, però non c’è aerazione, finestra, la porta è arrugginita, si feriscono di frequente e non fanno niente per 24 ore al giorno. Per 20 ore stanno chiusi in cella che col caldo è insopportabile con animali sgradevoli e 4 ore d’aria e a volte tolgono pure qualche mezz’ora perchè il personale di vigilanza è poco. Non possono usare la palestra, dopo l’evasione non posso usare il campo sportivo, non posso andare in saletta per giocare a carte. Si ritrovano in uno spazio di cemento che chiamano ora d’aria”.

La legge prevedeva, per condizioni inumane, sconti di pena. Cosa fa il Governo al momento? Rinvia la trattazione di decreti e quello Nordio non si pome il problema del sovraffollamento, prevede una riorganizzazione semmai e più personale penitenziario. “Una goccia nel mare” afferma  Bernardini, considerando che “a Trapani mancano gli agenti semplici”. Ma ciò non basta. Alcuni poliziotti andranno in pensione. Altro aspetto è quello della carenza di educatrici e psichiatri. Il numero di suicidi dipende da tutta questa serie di problematiche. Testimonianze forti, drammatiche, come quella dei succhi di frutta che i figli di un detenuto catanese portavano al padre e che gli agenti non facevano entrare, probabilmente come forma di ‘punizione’. Lo Stato, in sostanza, dentro le carceri ha fallito. Lo dice chiaramente la Presidente del Tribunale di Trapani e facente funzione in quello di Marsala, Alessandra Camassa: Dobbiamo via via sostituire il carcere con altre misure sostitutive, ma devono essere efficaci e serie, con controlli adeguate, personale competente. Vorrei fare sedere per un confronto i giustizialisti e i garantisti per un confronto concreto: alla fine questo carcere è servito? Entrambi alla fine direbbero che non serve”. 

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta