La cattura di tre briganti marsalesi, la storia

redazione

La cattura di tre briganti marsalesi, la storia

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giovedì 29 Febbraio 2024 - 08:35

Il concittadino Antonino Sammartano rivive la storia del brigantaggio marsalese, attraverso la consultazione delle fonti ufficiali.

Il brigantaggio moderno fu un fenomeno che si sviluppò, in modo particolare, nell’ Italia meridionale. All’indomani della nascita del Regno d’Italia (1861) anche le campagne siciliane furono infestate da bande di malfattori che terrorizzavano i contadini commettendo furti, abigeati, sequestri di persone, omicidi e angherie. Nel territorio marsalese, in quel periodo, scorrazzava la banda di Pietro Marino, soprannominato Pietro Cozzo, che per qualche anno terrorizzò le nostre contrade. Oggi racconteremo la cattura di tre componenti di questa banda. Il 5 ottobre 1862, il Delegato dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza, Canino, veniva avvisato da un confidente che “tre assassini dovevano nella notte dal cinque al sei trasferirsi in contrada S. Filippo, e nascondersi in una camera scavata nella roccia munita della rispettiva porta e situata precisamente nel luogo chiamato Capraio, per poter nella susseguente notte dal sei al sette piombare sopra alcune case di campagna che avevano deciso di grassare”.

La confidenza era così dettagliata e “affidabile” che il Delegato non potè fare a meno di prenderla in considerazione. Pertanto la mattina del 6, alle ore otto, la forza pubblica composta da carabinieri a da soldati a cavallo, guidati dal Delegato Canino e dal maresciallo dei carabinieri, Fontanella Luigi, si mosse da Marsala diretta ad una taverna sita nella via Salemi, punto di riunione scelto per ingannare le spie dei banditi sul movimento dell’operazione in corso. Dopo le 10,30 la forza pubblica si diresse verso sud, attraversando le deserte campagne e, dopo una marcia di circa due ore, arrivavano in prossimità del nascondiglio dei banditi.

A questo punto, con tutte le precauzioni che il servizio richiedeva, circondarono la grotta. Ma nel prendere posizione, il calpestio dei militari diede l’allarme ai banditi nascosti, per cui uno di loro di nome Giuseppe Scurto, di anni 31, affacciatosi dalla porta che chiudeva la grotta, “scaricò la sua arma da fuoco contro il Maresciallo dei carabinieri che al fuoco rispondeva tosto col fuoco, e così cominciò l’azione” Durante l’operazione, che durò circa mezz’ora, il Maresciallo dei carabinieri intimò più volte la resa, ma senza nessun risultato. Mentre era in corso la sparatoria, arrivarono altri carabinieri che erano in perlustrazione nella zona.

A questo punto i banditi, scoraggiatesi dall’arrivo di quei rinforzi, si arresero e uscirono dalla grotta, chiedendo di non essere uccisi. Uscirono dalla grotta tre banditi: Vincenzo D’Anna di anni 43, Antonino Scalia di anni 53, inteso Ceuso, e Giuseppe Scurto, di anni 31. Vennero loro sequestrati tre fucili di grosso calibro, un lungo coltello, uno spiedo con la punta a lancia, una baionetta, una giberna contenente 16 cartucce a palla e 25 lire in denaro. I tre banditi furono condotti nel carcere di Marsala. “Durante il percorso i cittadini espressero in mille modi la loro soddisfazione per vedere tolti dalla società tre sanguinari e gridavano viva il Re, il Governo e la forza pubblica”.

Quindi furono consegnati al Capitano Comandante di fanteria, a cui confessarono le grassazioni e gli omicidi compiuti dalla banda, e i nomi dei latitanti complici ( Pietro Roccia, Giuseppe Mannone, Salvatore Maggione, Giuseppe Ferraro, Leonardo Palmeri, Pietro Cozzo, Vito Meo, Paolo Forgia Giuseppe Bertuglia, Giovanni Piccione). Dichiararono, infine, che quel giorno cinque di essi, all’arrivo della forza pubblica, erano riusciti a fuggire e a mettersi in salvo. A conclusione degli interrogatori il Comandante ordinò la fucilazione dei tre banditi, che venne eseguita nella stessa giornata verso le ore sette di sera nella piazza della Loggia, stipata di gente che alla scarica dei fucili seguì un prolungato applauso e da grida “Viva la giustizia”. Secondo le leggi vigenti in quel periodo, le autorità avevano il potere di fucilare i briganti subito dopo la cattura.

Il Capitano Comandante concluse il suo verbale annotando che “ i padri e le madri trascinavano i loro figli per il luogo del supplizio, additando loro i fucilati e raccomandandogli che l’esempio li guidassi nella loro condotta, se non volevano finire anch’essi la loro carriera nelle mani della giustizia” Di seguito ,parte del verbale redatto dal Capitano dei Carabinieri di Marsala Carabinieri Reali Compagnia di Trapani Stazione di Marsala Oggi sei Ottobre Milleottocentosessantadue in Marsala e nell’Ufficio di Sicurezza Pubblica. Noi Annibale Marcengo Delegato Circondariale e Fontanella Luigi, Maresciallo a cavallo dei Reali Carabinieri Comandante questa stazione, rendiamo di pubblica ragione che essendo dalla voce pubblica e da alcune risultanze in atti Giudiziari, da ritenersi autori dei seguenti misfatti che rattristavano questa popolazione dal Maggio al giorno di oggi che sono:

1° Il furto qualificato a danno del negoziante Basilio Colicchia.
2° Il furto qualificato con incendio da Paolo Basco.
3° La grassazione a domicilio a danno dei villici Pietro Morsello e Pietro Laudicina.
4° Il furto qualificato a danno di Vincenzo  Marino Cozzo.
5° Il furto qualificato a danno dei coniugi Giacomo ed Angela Divita.
6° Il furto qualificato a danno del ferraio Vincenzo Bua.
7° Il furto qualificato a danno della  vedova Caterina Marino.
8° L'assassinio in persona di Antonio Colicchia detto Barbarossa.
9° Il furto qualificato a danno del negoziante Andrea Maltese.
10° La grassazione a domicilio a danno del villico Francesco Mezzapelle.
11° Il furto qualificato a danno della vedova Marianna Lombardo.
12° La grassazione a domicilio a danno del villico Marino Nicolò Alia.
13° La grassazione a domicilio a danno della vedova Ignazia Alberti.
14° L'abigeato a danno dei pastori Antonio Lombardo e Calogero Castiglione.
15° La grassazione con omicidio in persona di Agata Lombardo.
16° La grassazione con omicidio in persona di Antonio Giacalone.

Fonte: A.M. Regno d’Italia vol. 20

Foto: Briganti italiani sorpresi dalle truppe Pontificie di Horace Vernet

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